Vitigni Autoctoni - Friuli ed Emilia Romagna
Una serata di quelle che danno tanto agli appassionati, con questa frase continua il percorso di Guido Invernizzi, stimato Relatore AIS, nel mondo dei vitigni autoctoni.
Dopo il Caucaso, l’Italia è al secondo posto al mondo come quantità di vitigni autoctoni, presenti sul nostro territorio dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.
Questa volta approfondiamo le nozioni su due regioni italiane, il Friuli e l’Emilia Romagna.
Friuli
Regione che ha una grande produzione di vini bianchi. Già prima di Cristo si produceva vino, Plinio citava il Pucinum, poi ci sono stati grandi influssi dalle popolazioni dell’est e poi i veneziani. Nel 1500-1700 si visse una grande fama vinicola con prodotti ottenuti dai vitigni Terrano, Pignolo e Picolit. Nel 1930 nasce la viticoltura di qualità, prima che in molte altre regioni italiane. La parte meridionale è la zona migliore per la coltivazione della vite, è presente un terreno con marne, sabbie e sassi. Nella zona del Carso invece abbiamo le terre rosse, ricche di ferro. Da alcuni decenni in Friuli, si coltivano molti vitigni internazionali.
Vitovska, termine sloveno, resiste bene alla bora e alla siccità, ha polpa succosa e neutra, acino tondo, ama la terra ricca di ferro, arida e sassosa. Da un vino acido e sapido.
Azienda Skerk, colore paglierino scarico, al naso è molto minerale, quasi salmastro, profumi fruttati evoluti. In bocca è sapido e secco, si eseguono lunghe macerazioni sulle bucce e il batonnage. Alcol perfettamente equilibrato, vino persistente.
Malvasia Istriana, portata dalla Grecia dai veneziani, non è una Malvasia aromatica, grappolo medio grande, buccia spessa, predilige le colline carsiche, soffre molto l’umidità autunnale. Dal punto di vista olfattivo può essere considerata semiaromatica.
Azienda Skerk, colore giallo dorato, minerale e aromatico, in bocca è secco, tagliente e da sentori di liquirizia, nessun abbinamento con i dolci.
Schioppettino, vitigno coltivato nella zona dei Colli Orientali del Friuli, mediamente tannico, resiste poco al freddo e alle malattie, delicato ed elegante.
Azienda Zof, al naso dona note fruttate e terrose, senza dare morbidezza, buona persistenza.
Terrano, vitigno con grappolo grande, acino medio di colore bluastro, buccia spessa, succo dolce e acidulo allo stesso tempo. Presente anche in Slovenia. Vino scuro e ricco di colore, ha una buona percentuale di acido lattico, perciò tende alla morbidezza.
Azienda Skerk, al naso ha accenni di note vinose e sentori di tabacco, spezie, liquirizia e inchiostro. Netti il melograno e il pepe nero.
Emilia Romagna
La produzione di vino in questa regione è millenaria, si va dagli Etruschi ai Romani, sempre caratterizzata da grandi produzioni. Il vino, la cucina e la cultura, dividono la regione in due parti: l’Emilia vicina ai Longobardi e la Romagna vicina alle Marche. Il 50% della produzione delle viti è in pianura, negli ultimi dieci anni si sono dimezzati gli ettolitri della produzione, andando verso la qualità.
Famoso, vitigno con grappolo grosso, spesso spargolo, ama terreni non troppo fertili ma ben drenati, da vini fermi e frizzanti, i suoi profumi ricordano il Moscato Bianco. Vitigno riscoperto in Emilia Romagna.
Azienda Sant’Anna, bel colore giallo paglierino, cristallino, sentori di frutta secca, salvia e pesca gialla. In bocca è abboccato, piacevolissimo, da abbinare a carni bianche e selvaggina.
Lambrusco, coltivato nelle provincie di Parma, Modena e Reggio Emilia, il nome deriva da “vite coltivata in un campo dove c’era altro”. Grappolo e acino medio, buccia spessa pruinosa, ama terreni sabbiosi, vicino ai fiumi di pianura. Non produce vini da invecchiamento, sette sono i tipi di Lambrusco.
Azienda Cleto, vino di color rosa cerasuolo, profumi semplici e delicati di fiori, viola e geranio, in bocca è secco e acido, buona persistenza. Da abbinare a cibi grassi cotti.
Fortana, tipico della provincia di Ferrara, definito il “vino della sabbia”. Ha il grappolo grande e allungato, acino grosso con buccia scura e sottile. Resiste bene alla siccità, vitigno molto produttivo, ottimi sono i terreni ben drenati con poca argilla. Sono presenti molte coltivazioni a piede franco.
Azienda il Cortile, carica cromatica discreta, al naso da sentori di fiori e frutti rossi freschi, mora e lampone. In bocca buona persistenza e grande bevibilità, anche grazie al basso titolo alcolometrico volumico.
Due regioni con una grande potenzialità sui vitigni autoctoni, prodotti semplici con profumi nuovi che invitano ad una maggiore esplorazione di questi territori.
Ciao
GB
Dopo il Caucaso, l’Italia è al secondo posto al mondo come quantità di vitigni autoctoni, presenti sul nostro territorio dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.
Questa volta approfondiamo le nozioni su due regioni italiane, il Friuli e l’Emilia Romagna.
Friuli
Regione che ha una grande produzione di vini bianchi. Già prima di Cristo si produceva vino, Plinio citava il Pucinum, poi ci sono stati grandi influssi dalle popolazioni dell’est e poi i veneziani. Nel 1500-1700 si visse una grande fama vinicola con prodotti ottenuti dai vitigni Terrano, Pignolo e Picolit. Nel 1930 nasce la viticoltura di qualità, prima che in molte altre regioni italiane. La parte meridionale è la zona migliore per la coltivazione della vite, è presente un terreno con marne, sabbie e sassi. Nella zona del Carso invece abbiamo le terre rosse, ricche di ferro. Da alcuni decenni in Friuli, si coltivano molti vitigni internazionali.
Vitovska, termine sloveno, resiste bene alla bora e alla siccità, ha polpa succosa e neutra, acino tondo, ama la terra ricca di ferro, arida e sassosa. Da un vino acido e sapido.
Azienda Skerk, colore paglierino scarico, al naso è molto minerale, quasi salmastro, profumi fruttati evoluti. In bocca è sapido e secco, si eseguono lunghe macerazioni sulle bucce e il batonnage. Alcol perfettamente equilibrato, vino persistente.
Malvasia Istriana, portata dalla Grecia dai veneziani, non è una Malvasia aromatica, grappolo medio grande, buccia spessa, predilige le colline carsiche, soffre molto l’umidità autunnale. Dal punto di vista olfattivo può essere considerata semiaromatica.
Azienda Skerk, colore giallo dorato, minerale e aromatico, in bocca è secco, tagliente e da sentori di liquirizia, nessun abbinamento con i dolci.
Schioppettino, vitigno coltivato nella zona dei Colli Orientali del Friuli, mediamente tannico, resiste poco al freddo e alle malattie, delicato ed elegante.
Azienda Zof, al naso dona note fruttate e terrose, senza dare morbidezza, buona persistenza.
Terrano, vitigno con grappolo grande, acino medio di colore bluastro, buccia spessa, succo dolce e acidulo allo stesso tempo. Presente anche in Slovenia. Vino scuro e ricco di colore, ha una buona percentuale di acido lattico, perciò tende alla morbidezza.
Azienda Skerk, al naso ha accenni di note vinose e sentori di tabacco, spezie, liquirizia e inchiostro. Netti il melograno e il pepe nero.
Emilia Romagna
La produzione di vino in questa regione è millenaria, si va dagli Etruschi ai Romani, sempre caratterizzata da grandi produzioni. Il vino, la cucina e la cultura, dividono la regione in due parti: l’Emilia vicina ai Longobardi e la Romagna vicina alle Marche. Il 50% della produzione delle viti è in pianura, negli ultimi dieci anni si sono dimezzati gli ettolitri della produzione, andando verso la qualità.
Famoso, vitigno con grappolo grosso, spesso spargolo, ama terreni non troppo fertili ma ben drenati, da vini fermi e frizzanti, i suoi profumi ricordano il Moscato Bianco. Vitigno riscoperto in Emilia Romagna.
Azienda Sant’Anna, bel colore giallo paglierino, cristallino, sentori di frutta secca, salvia e pesca gialla. In bocca è abboccato, piacevolissimo, da abbinare a carni bianche e selvaggina.
Lambrusco, coltivato nelle provincie di Parma, Modena e Reggio Emilia, il nome deriva da “vite coltivata in un campo dove c’era altro”. Grappolo e acino medio, buccia spessa pruinosa, ama terreni sabbiosi, vicino ai fiumi di pianura. Non produce vini da invecchiamento, sette sono i tipi di Lambrusco.
Azienda Cleto, vino di color rosa cerasuolo, profumi semplici e delicati di fiori, viola e geranio, in bocca è secco e acido, buona persistenza. Da abbinare a cibi grassi cotti.
Fortana, tipico della provincia di Ferrara, definito il “vino della sabbia”. Ha il grappolo grande e allungato, acino grosso con buccia scura e sottile. Resiste bene alla siccità, vitigno molto produttivo, ottimi sono i terreni ben drenati con poca argilla. Sono presenti molte coltivazioni a piede franco.
Azienda il Cortile, carica cromatica discreta, al naso da sentori di fiori e frutti rossi freschi, mora e lampone. In bocca buona persistenza e grande bevibilità, anche grazie al basso titolo alcolometrico volumico.
Due regioni con una grande potenzialità sui vitigni autoctoni, prodotti semplici con profumi nuovi che invitano ad una maggiore esplorazione di questi territori.
Ciao
GB
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