I Campi Flegrei di Plinio il Vecchio
Gaio Plinio Cecilio Secondo conosciuto come Plinio il
Vecchio, probabilmente nato a Como e morto a Stabiea, l'attuale Castellammare
di Stabia, ha dato un grande contributo ai primi studi sulla viticoltura, già
in giovane età si recò a Roma per colmare la sua sete di sapere.
È conosciuto soprattutto
per l’opera Naturalis historia,
composta di trentasette volumi, testo sulle materie scientifiche e tecniche. S’innamorò
ben presto della Campania Felix,
prolungamento naturale di una Roma imperiale e sfarzosa che, proprio in quelle
terre aveva costruito le più magnificenti ville. Plinio il Vecchio, ha descritto molto approfonditamente i vigneti dei
Campi Flegrei, le cui piante erano arrivate
dalla Grecia a bordo di navi.
Tutte le zone
vitivinicole e le isole campane, tranne Capri,
risentono delle influenze che i vulcani hanno impresso alla terra già trentanovemila
anni fa con l’eruzione pliniana: lapilli, tufo grigio e vapore hanno invaso il
territorio, trasformandolo in un’area infuocata. In seguito e più recentemente,
circa quindicimila anni fa, le forti esplosioni si sono ripetute con una
predominanza di tufo giallo.
Nei Campi Flegrei sono molte le zone vitivinicole d’interesse: Capo Miseno, dove si narra che Enea
ebbe il permesso di andare a incontrare suo padre all’inferno, il lago d’Averno il cui nome indica senza
uccelli, a causa delle esalazioni che facevano morire i volatili e Agnano, zona ricca di tufo giallo.
Nei Campi Flegrei le varie stratificazioni delle eruzioni vulcaniche e
il fenomeno del bradisismo, originato dalle caldere sotterranee, concorrono
alla nascita di vini complessi, molto spesso ottenuti da vitigni autoctoni.
La falanghina è l’uva numericamente più coltivata in Campania, molto
spesso allevata ad alberello. Da questo metodo, probabilmente ha preso il nome,
infatti la falanga è il palo su dove si attorciglia la pianta. Se ben
vinificata dona prodotti molto interessanti, ha meno sentori aromatici del
fiano ma, si ottengono prodotti versatili e piacevoli.
Dopo tutte queste nozioni,
raccontateci da Guido Invernizzi,
stimato e profondo conoscitore della terra campana e dei suoi prodotti,
passiamo alla degustazione di quattro vini ottenuti da uve falanghina con
vinificazione esclusivamente in acciaio:
Campi Flegrei DOC Falanghina 2015 - Az. Agnanum, si esegue una vendemmia tardiva, almeno verso la
fine di ottobre. Siamo nella zona di Agnano. Colore dorato carico e bella
sanità cromatica. Al naso un netto sentore minerale dato dalla terra, frutta
matura, erbe officinali, fieno e carbone. In bocca è secco, asciugante e
soprattutto sapido. Poca acidità ma molto equilibrio, lungo e persistente.
Campi Flegrei DOC Falanghina 2015 - Az. Le vigne
di Parthenope, fermentazione
a temperatura controllata, zona produttiva della collina dei Camaldoli, terreni
ricchi di tufo. Colore giallo paglierino con riflessi dorati, lucente e di
buona struttura. Al naso è molto fine, elegante e minerale. Sentori di fiori e
terra bagnata. In bocca è salino e acido, sapido con sentori di agrumi.
Campi Flegrei DOC Falanghina 2015 - Az. Cantine
Babbo, lago d’Averno, le
vigne sono site nei comuni di Bacoli e Pozzuoli, allevamento a cordone
speronato, non viene eseguita la fermentazione malolattica. Colore giallo
dorato scarico e buona struttura. Naso leggermente fumé, frutta matura che vira
verso il tropicale e pera succosa. In bocca note di agrumi e discreta
salivazione, poco sapido e netta acidità. Vino persistente ed equilibrato.
Campi Flegrei DOC Falanghina 2014 - Az. Il Quarto
miglio, le uve sono state
vendemmiate nella prima decade di ottobre, non è stata svolta la malolattica e
l’uva è allevata a cordone speronato. Colore giallo dorato. Un naso evoluto,
minerale e con la presenza di frutta gialla matura, accompagnata dal miele di
castagno. In bocca una sapidità ben gestita con note minerali e buona acidità.
Altro vitigno principe
di queste terre è il piedirosso, può
essere abbinato ad alcuni piatti di pesce se servito a basse temperature. Usato
da secoli per tagliare l’aglianico, come piacevole lima delle asperità di sua
maestà. Da questo vitigno ci sono stati proposti i seguenti vini in
degustazione:
Campi Flegrei DOC Piedirosso 2015 - Az. Cantine Babbo, viti di oltre cento anni allevate a palo e
cernita dei grappoli in vendemmia. Buona trasparenza, colore rubino con
riflessi granati. Al naso frutta rossa, fiori secchi e note minerali. In bocca
il tannino si presenta levigato con una moderata acidità, persistente e sapido.
Campi Flegrei DOC Per ’e Palummo 2015 - Az. Agnanum, trasparenza e poca materia colorante. Rosso rubino, naso molto floreale con erbe officinali, profumi di caramelle alla violetta. In bocca si evidenzia la liquirizia su uno sfondo sapido. Vino complesso che ci porta verso la trielina e naftalina.
Ischia DOC 2015 Per ’e Palummo - Az. Casa d’Ambra, ci spostiamo sull’isola di Ischia per incontrare una viticoltura eroica, con vigneti siti oltre i duecento metri sul livello del mare e vendemmiati dal venti settembre. Colore rosso rubino carico e impenetrabile. Al naso netto il sentore di cenere e della frutta. In bocca è fine e pulito, un alcol ben gestito, sapido con un finale amaro.
Campi Flegrei DOC Piedirosso Per ’e Palummo 2015 - Az. Farro, fermentazione con le vinacce solo in acciaio a
temperatura controllata. Colore scarico, rosso rubino, discreta struttura nel
bevante. Al naso frutta piccola rossa matura e note minerali. In bocca ricordi
affumicati, buona acidità e un frutto ben dosato, finale sapido.
Campi Flegrei DOC Piedirosso 2014 - Az. Il Quarto
miglio, allevamento a cordone
speronato, solo acciaio e sei mesi in bottiglia. Colore che vira verso il
mattone, al naso netto il rabarbaro e la frutta rossa. In bocca acidità e tannino
in sottofondo, sentori amaricanti e freschezza, acidità e salivazione.
Durante la
degustazione ci è stato proposto un piatto con prodotti del territorio,
un’accurata scelta per meglio farci entrare in sintonia con questi vini, che
rispecchiano il terreno dove crescono e si evolvono. Due vitigni sicuramente da
tenere in evidenza per una maggiore conoscenza delle varietà vitivinicole che
la nostra nazione riesce a dare.
Ciao
GB
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