Il Castello di Cigognola

Il Castello di Cigognola è stato costruito nel 1212, posizionato sulla prima collina dopo Broni è stato per molti anni un avamposto strategico. Molte famiglie nobili hanno abitato il Castello nei secoli passati: Sannazzaro, Scaramuzza, Visconti e Arnaboldi Brichetto. Proprio da quest’ultima famiglia, grazie al matrimonio con Letizia Brichetto, Gian Marco Moratti è entrato in possesso della proprietà, acquistandola dal suocero. Qui da 800 anni si produce vino, ci sono molte pergamene che testimoniano gli studi fatti sui terreni, ma poche che parlano dei vitigni impiantati, ma noi tutti sappiamo che Oltrepo’ vuol dire Barbera.

Gian Marco Moratti, avvicinatosi al mondo del vino grazie a Vincenzo Muccioli, ha eseguito la prima vendemmia nel 1993, annata calda che ha dato comunque ottimi risultati in questo territorio.
L’ultima scommessa di queste colline è il Nebbiolo, così ci racconta Gian Marco Moratti, la prima vendemmia si è conclusa circa venti giorni fa, si stanno ora compiendo una serie di micro macerazioni per vedere dove si può arrivare, particolare l’utilizzo di botti aperte e di metodi antichi cento anni.

Grande fautore di questi vini è Riccardo Cotarella, enologo, da sempre nel mondo del vino, ci sottolinea il fatto che il Piemonte e la Toscana sono regioni nelle quali ci sono sempre state grandi famiglie produttrici di vino, l’Oltrepo’ invece si può paragonare ai Castelli Romani di Milano, grandi produzioni per vendere grandi quantità.
In questi ultimi anni invece, stiamo vivendo un’evoluzione verso la qualità, si stanno riducendo le rese per ettaro e si sta lavorando meglio in vigna e in cantina, il cambiamento climatico sta aiutando.

La Barbera dell’Oltrepo’ ha una grande acidità, che conferisce corpo al vino e ben si abbina a lavorazioni in legno. I vini del Castello di Cigognola, fanno legno di secondo passaggio e hanno la caratteristica che devono maturare molto in bottiglia, per esprimere al massimo le loro potenzialità.
La Barbera, come il Nero d’Avola, non essendo supportata da alti livelli di tannini, non ama le grandi botti, che richiedono lunghi invecchiamenti. Povera di acido malico, deve essere accompagnata durante una malolattica lenta. Non viene eseguito il riscaldamento e si cerca di non superare il 16-17 °C, si evita una malolattica violenta che spoglierebbe il vino e non gli donerebbe morbidezza.

Riccardo Cotarella afferma che dopo il 2003, annata calda, sono state modificate le lavorazioni in vigna per cercare di mettere rimedio ai danni dovuti dal clima, ma queste operazioni riescono a modificare il risultato di solo il 10%. Il vino rosso, non può comunque esprimere nel bicchiere, quello che non c’era in vigna.

Iniziamo a degustare i vini proposti, con Maurizio Corrarati, Sommelier AIS, definito il Poeta:


Dodicidodici 2006, colore rubino pieno e rotondo, fruttato con note balsamiche, menta e melissa, frutti rossi maturi. In bocca il tannino è fine ed elegante, da subito spazio all’acidità. Armonico con note di erba tagliata.

Dodicidodici 2007, la migliore annata fino al 2009, una stagione mitica per il Barbera. Colore rubino impenetrabile, sangue di piccione. Al naso sentori di frutta matura mediterranea, tamarindo, mirto, carruba. Ritorno di nota balsamica, in bocca il tannino è persistente, grande acidità con note salmastre.

Dodicidodici 2008, annata caratterizzata dalla grandine in Oltrepo’, si è fatta la scelta di togliere dalla pianta i grappoli intaccati e successivamente una grande cernita all’atto della vendemmia. Unico anno in cui non è stata prodotta la Riserva. Bucce meno robuste che hanno dato meno colore al vino, al naso note di fragola, grande bevibilità, tanta freschezza e acidità, poco tannico.

Dopo questa verticale, voluta appositamente da Riccardo Cotarella in ordine inverso, passiamo alla linea di maggior pregio dell’azienda, La Maga. Vino prodotto sempre da uve Barbera, coltivate nelle zone con maggior esposizione.


La Maga 2004, colore rubino, al naso è molto complesso, sentori di ribes nero e mirtillo, mandarini cinesi, ginepro, cacao e caffè. In bocca il tannino è setoso, grande sapidità e acidità. Finale di pomodoro secco disidratato.

La Maga 2005, annata fredda e piovosa, la Barbera, vitigno precoce in maturazione, non va in sofferenza con il freddo autunnale. Colore granato limpido, al naso da sentori vegetali e frutta sotto spirito, predominante la foglia di pomodoro. In bocca è elegante e acido, equilibrato nelle durezze, poca mineralità e corpo, tannini verdi.

La Maga 2006, nota di cassis evoluta, frutta sotto spirito, grande complessità, etereo. Grande annata che da spessore ed eleganza. Ritorni retro nasali di spezie dolci, caffè, cannella e cacao.

La Maga 2007, proposto in bottiglie Magnum per avere un vino con minore evoluzione, colore impenetrabile e limpido, al naso prevale il sotto bosco, ma molti profumi sono ancora chiusi, invitando ad un lungo invecchiamento. In bocca prevale la china e il ginepro. Il tannino non è ancora pronto per essere apprezzato, vino ricco di estratto secco.
Questo vino ci fa capire come la Barbera, se fatta bene, può essere un vino da invecchiamento.

Si conclude anche la verticale de La Maga, ma arriva una sorpresa, alcune bottiglie senza etichetta, anno 2010, contenenti vino spillato poche ore prima dalle botti. Il 2010 in Oltrepo’ è ritenuta una grande annata, equilibrata e generosa.

Al naso, da profumi di viola e di oleandro, fiori che si evolveranno, frutta rossa giovane, fragola e lampone. Spessore olfattivo presente ed invadente, senza essere volgare. In bocca non si avverte il legno, piccolo finale tostato.

Gian Marco Moratti, prima di intraprendere l’avventura con il Nebbiolo, ha lavorato molto sul Pinot Nero, ottenendo la linea di vini ‘More. Il Rosè metodo classico, con 24 mesi sui lieviti e il Bianco, con una percentuale di Chardonnay.

Un bel incontro con questa realtà dell’Oltrepo’ Pavese, nella quale si vede netta la volontà di fare bene e l’entusiasmo messo in campo da Gian Marco Moratti e dai suoi collaboratori.

Ciao
GB

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