Verticale Barbaresco di Gaja

Lunedì sera si è svolta, presso Wine Tip, una verticale di Barbaresco Gaja, unica D.O.C.G. di questa prestigiosa Azienda.

Particolarità sono i nomi che si susseguono nella storia della famiglia Gaja, sempre Giovanni e Angelo. Attualmente Angelo gestisce l’Azienda da molti anni, uomo carismatico, che ha trainato l’enologia italiana, facendo conoscere il nome Gaja anche oltre oceano e facendolo diventare un mito. Ha sempre portato avanti le sue idee. I tappi lunghi e le sue etichette sobrie, sono oramai un marchio inconfondibile.

Conservo a casa, gelosamente, il libro “Sorì San Lorenzo” da lui autografato, l’anno scorso, durante l’evento per i 150 anni di Gaja organizzato da A.I.S. Milano.

Il Barbaresco di Gaja viene prodotto da uve Nebbiolo 100%, uso di Barrique e lunga macerazione sulle bucce.


La sala degustazione è piena, io mi siedo in fondo, insieme a 3 aspiranti Sommelier A.I.S., Massimo con i suoi collaboratori inizia a servirci i vini, partono i commenti e le descrizioni, questa sera sono in degustazione cinque annate, con in abbinamento un piatto di brasato.

2003: annata calda, vini maturi, rese basse, sentori di vaniglia, confettura di frutta, menta, liquirizia, note balsamiche, al gusto il tannino è forte e lungo, acidità predominante, che gli servirà per durare nel tempo, vino ancora giovane.

1997: ottima annata nelle Langhe, piace molto all’estero, sentori dolci di cioccolato, meno limpido del precedente, note balsamiche, al gusto entra in punta di piedi e poi si apre il tannino, lunga durata, cannella e liquirizia tendente all’anice.

1993: non una grande annata, ma spesso sottovalutata, non è comunque da conservare per molti anni in cantina, sentori di caffè e cioccolato fondente ancora a bicchiere fermo, in questo terzo vino noto il colore che volge verso la maturità, caffè, vaniglia, dolcezze in generale, fine e intenso, frutta rossa e note medicinali. In bocca il tannino non è ingombrante, meno acido dei precedenti, finale metallico, molto equilibrato.

1988: il colore è in progressione verso l’aranciato, meno limpido dei precedenti, profumi terziari, prugna cotta, liquirizia, tannini evoluti in bocca. Annata buona, non eccezionale, una delle migliori del decennio.

1970: colore rosso aranciato scarico, etereo, torbido, vino in netta fase calante, sentori di fondi di caffè, ancora fresco al palato, dopo molti minuti nel bicchiere si riprende un po’ di sentori. Un vino da degustare almeno una volta nella vita, arriverei ad aprirlo come vino da compagnia post cena, per non azzardare abbinamenti cibo/vino e per dargli un meritato tempo/luogo di degustazione.

I vini di questa serata vanno dagli 85 ai 170 €, in ordine sparso rispetto alla presentazione della verticale. Vengono votati dal pubblico in sala e stravince il 1988.
Concludiamo che il Barbaresco di Gaja è un vino da conservare in cantina per 20/25 anni.
La mia preferenza va per il 1988, il 2003 lo vorrei seguire nella sua evoluzione, il 1997 è già un gran vino.

Ciao
GB

Commenti

Post più popolari