Oltrepò Pavese, zona lombarda vocata alla produzione di vino
La storia vitivinicola dell’Oltrepò Pavese ha inizio nella Preistoria: tralci di vite sono stati trovati a Clastidium, l’odierna Casteggio. Dal settimo al decimo secolo a. C. le popolazioni etrusche e liguri coltivavano la vite su queste terre; anche l’Impero Romano dette un forte sviluppo alla lavorazione della terra che ebbe un declino con le invasioni barbariche. Nell’alto medioevo i monasteri ridettero lustro alla coltivazione della terra, supportati da nuove tecniche colturali arrivate dalla Francia. A fine ‘800 arrivò la filossera, si perse gran parte del patrimonio viticolo e si dovette aspettare il secondo dopoguerra per una ripresa. Il clima, in Oltrepò Pavese, è caratterizzato da estati calde con inversioni termiche che creano un accumulo di aria fresca in pianura dove fa più freddo che in collina.
In Oltrepò Pavese si coltivano circa 13.500 ettari di superficie vitata, che fa rientrare questo territorio nelle prime cinque posizioni per la coltivazione di vite d’Italia. Il 62% del vino lombardo viene prodotto in queste terre di confine tra Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna, proprio sul 45° parallelo. Il pinot nero la fa da padrone, affiancato dal riesling italico, bonarda e croatina. Data fondamentale per la viticoltura in Oltrepò Pavese è il 1960 che segna la nascita del Consorzio dei Vini Tipici oggi Consorzio Tutela Oltrepò Pavese. La produzione enologica dell’Oltrepò Pavese a indicazione geografica è suddivisa in: 1 DOCG, Oltrepò Pavese Metodo Classico; 7 DOC, Bonarda dell’Oltrepò Pavese, Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese, Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese, Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese, Casteggio, Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Pinot Grigio; 1 IGT, Provincia di Pavia.
Nel 1907 con Pietro Riccadonna si ebbe la nascita a Casteggio della SVIC (Società Vinicola Italiana Casteggio), che mise in vendita nel 1912 il Gran Spumante, pubblicizzato addirittura a New York vicino alla Statua della Libertà. Il pinot nero è alla base della spumantizzazione in Oltrepò Pavese, con circa 3000 ettari vitati. I primi impianti, a Rocca de’ Giorgi, risalgono al 1865 a opera del Conte Carlo Giorgi di Vistarino.
Il pinot nero in Oltrepò ha un germogliamento mediamente precoce, la produzione è abbastanza costante e la vigoria è elevata. In genere viene piantato nella media-alta collina su terreni calcareo argillosi; l’allevamento prediletto è a controspalliera con elevata densità.
I vini a base pinot nero in Oltrepò Pavese sono caratterizzati da un colore trasparente che va dal rubino al granato. La complessità olfattiva è data dalle note floreali di viola, frutti rossi e speziatura ben evidente, ampia corposità al palato, struttura e grado alcolico, predisposizione alla longevità, soprattutto per le tipologie Riserva.
Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG
Prodotto con almeno il 70% di pinot nero, gli altri vitigni ammessi sono chardonnay, pinot grigio e pinot bianco congiuntamente o disgiuntamente fino a un massimo del 30%. Le tipologie sono: O.P. Metodo Classico, O.P. Metodo Classico rosé, O.P. Metodo Classico Pinot nero e O.P. Metodo Classico Pinot nero rosé. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese ha coniato il marchio collettivo Cruasé per identificare l’O.P. DOCG Metodo Classico rosé. Il nome assomma i termini Cru, che indica lo stretto rapporto tra vitigno e territorio, Cruà antico nome del vitigno già coltivato del ‘700 e Rosé, il colore del vino che va dal rosa tenue alla buccia di cipolla, ottenuto dalla breve macerazione del pinot nero sulle bucce. Per tutte le tipologie la rifermentazione deve avvenire esclusivamente in bottiglia, la sosta sui lieviti durare almeno 15 mesi e 24 per i Millesimati. La tappatura finale deve avvenire con sughero a fungo.
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