In viaggio verso il continente Australia

La curiosità è un dovere per un sommelier, ogni occasione deve essere lo spunto per apprendere qualcosa di nuovo e se, a presentare la serata, abbiamo lo stimato Guido Invernizzi, c’è sicuramente qualcosa di strano da degustare e qualcosa da imparare.

Nel 1788 è nata la storia del vino in Australia, con l’ammiraglio inglese Arthur Phillip, che importò le prime viti dal Brasile e da Capo di Buona Speranza. La vera diffusione della viticoltura si ebbe però tra il 1820 e il 1840 con l’approdo, sulle spiagge australiane, delle navi cariche di coloni europei. Lo scozzese James Busby è definito da sempre il padre dell’enologia australiana, avendo portato moltissime barbatelle dall’Europa. A metà dell’ottocento, l’aumento della popolazione e la febbre dell’oro, hanno dato una grande spinta alla produzione del vino. La svolta verso la qualità si è avuta nel 1956, anno delle Olimpiadi a Melbourne, momento in cui il continente si è affacciato al mondo intero.

Le zone vitivinicole sono collocate nella parte sud del continente e in Tasmania. Negli ultimi anni si sta lavorando, con tecnologie avanzate, per produrre vino anche in altre regioni, come Alice Springs.
Chardonnay, shiraz e cabernet sauvignon sono i vitigni più diffusi ma, sono tantissimi gli altri, grazie alle moltissime persone arrivate dal mondo intero, che si sono portate dietro le barbatelle dai paesi di origine. Su tutto il territorio australiano, a causa di queste motivazioni, non abbiamo vitigni definiti autoctoni.

Molte sono anche le tipologie del suolo, si va dalle terre rosse ai terreni vulcanici, dalla sabbia all’argilla. Il vanto attuale degli australiani è l’aumento dei volumi legati all’esportazione, sicuramente facilitata dal buon rapporto qualità prezzo.

Passiamo ora alla degustazione di sette vini accompagnati da Guido Invernizzi ma, con una sorpresa:



Cape Mentelle sauvignon blanc e semillon 2016, zona produttiva di Margaret River, dove il clima ricorda quello di Bordeaux. I vitigni sono così divisi: 57% sauvignon blanc e 43% semillon. La vendemmia è stata eseguita di notte e le uve sono state portate immediatamente in cantina. Colore giallo paglierino molto scarico, note al naso di agrumi e frutta tropicale, sentori erbacei. Una buona struttura e sanità cromatica. In bocca è fresco, leggero e beverino, secco con l’alcol ben gestito. Persistente, senza alcuna percezione dell’uso del legno.

Yalumba Y-series riesling 2015, riesling renano vendemmiato di notte, nella famosa zona di Barossa. Fermentazione a freddo senza uso del legno. L’Australia è seconda solo alla Germania, nella produzione di questo vitigno, molto diffuso nelle regioni di Clare Valley ed Eden Valley. Al naso note di frutta matura, pera e pesca con fiori gialli, un lieve sentore minerale. In bocca è acido e persistente, fresco e sapido, una predominanza di agrumi, grande potenziale d’invecchiamento.

Bellvale Stony block pinot nero 2013, il grande valore aggiunto di questo vino è la presenza in sala di Lorena Oddone, responsabile dei servizi di AIS Milano ma, soprattutto enologa e artefice di quanto abbiamo in bottiglia davanti ai nostri occhi. La zona produttiva è South Gippsland sita verso l’estremo sud del continente australiano, appena sopra la Tasmania. Il clima in questa regione è estremamente variabile, forti correnti marine, cariche di energia, scatenano tempeste violentissime e imprevedibili. Parte del vigneto è da considerarsi a piede franco, la fillossera fortunatamente non ha ancora raggiunto queste terre. Il vino è stato ottenuto con il pinot nero in purezza, le viti hanno un’età di circa venti anni e le rese per ettaro non superano i cinquanta quintali, si è eseguito un passaggio di dodici mesi in barrique usate, di rovere francese. Colore rosso rubino con una grandissima vivacità, un naso fresco accompagnato da una frutta rossa e da una componente ferrosa. In bocca entra sapido con un bel tannino amalgamato. Un vino elegante e fine.
     
Torbreck The Struie Barossa Valley 2014, siamo a duecentocinquanta metri sul livello del mare con forti escursioni termiche, poche precipitazioni e bassa umidità. Vino ottenuto con shiraz 100% e passaggio per diciotto mesi in barrique francesi usate. Colore rosso rubino carico e cupo, consistente in rotazione nel bevante. Al naso si evidenzia la speziatura, salamoia e confettura, erbe officinali e peperone. In bocca è potente e ruvido, grande potenziale ed effetto pseudo calorico. Il legno non è affatto strabordante. Un vino che rispecchia la tipicità del vitigno e lo stile produttivo.

Alpha Crucis Shiraz McLaren Vale 2012, zona sita a sud della città di Adelaide, le uve dopo la vendemmia hanno passato tre giorni nelle celle frigo, 100% shiraz. Colore rubino carico, struttura evidente. Al naso una bella nota fruttata e mentolata, tabacco e pipa spenta. In bocca sentori di liquirizia e spezie, alcol ben gestito. Buona corrispondenza gusto olfattiva e persistenza. Tannino equilibrato.

Glaetzer Amon-Ra Barossa Valley 2013, 100% shiraz che ha eseguito passaggio in barrique usate per diciotto mesi. Nel calice si evidenzia un colore rosso rubino scuro e carico, grande struttura, carica antocianica e consistenza. Al naso note di spezie dolci e confettura di ciliegia, sensazioni fini e piacevoli. In bocca grande freschezza, un finale lungo.

D'Arenberg The Peppermint Paddock McLaren Vale, 20% shiraz 17% graciano 63% chambourcin. Quest’ultimo è un vitigno ibrido sviluppato nel 1950. Vino ottenuto con il metodo classico. Colore porpora, durante il servizio presenta una certa effervescenza. Il naso è molto particolare, vira verso i sentori animali e la pelliccia. In bocca è sicuramente piacevole con un finale di erbe officinali.

Un viaggio verso un continente lontano e i suoi vini, abbiamo trovato varie espressioni produttive di grandi vitigni. Prodotti che meritano sicuramente di essere degustati e fatti conoscere.

Articolo pubblicato anche sul sito AIS Delegazione di Milano

Ciao
GB

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