Verticali Ceretto

Qualche tempo fa ho partecipato a due verticali, una di Barbaresco Bricco Asili e l’altra di Barolo Prapò, vini prodotti dall’azienda Ceretto, realtà attualmente condotta dalla terza generazione. Tutto nacque però con Riccardo Ceretto negli anni trenta, quando trasferitosi da Santo Stefano Belbo ad Alba per cercare fortuna, iniziò l’attività di consegna del vino prodotto a Bra, poi passò a fare il negoziante di uve, nel famoso mercato che si teneva nella piazza di Alba. La vera e propria nascita del marchio Ceretto, però si ebbe con la seconda generazione, ad opera di Bruno e Marcello, negli anni sessanta. Oggi l’azienda conta centosessanta ettari di proprietà tra le Langhe e il Roero.

Quattro sono le strutture indipendenti tra loro, ciascuna dedicata a vini specifici: Bricco Rocche, Bricco Asili, Tenuta Monsordo Bernardina e i Vignaioli di Santo Stefano.

Nel 1970 è avvenuto l’acquisto della sommità della collina Asili di Barbaresco, qui è iniziata la costruzione della cantina che è termina nel 1973. Nel 1997 venne acquistato il secondo cru, vinificato a Bricco Asili, il Bernardot, nel comune di Treiso. Tra il 1978 e il 1982 a Castiglione Falletto iniziò la costruzione della cantina di Bricco Rocche, dove nel 2000 venne costruito il Cubo di vetro, divenuto uno dei simboli architettonici delle Langhe, un’idea geniale che permette di vedere la vigna di produzione, durante la degustazione dei vini in azienda. Nel 1982 vengono acquistati i primi terreni di Arneis, la vinga Blangè, ovvero la vigna del panettiere, che darà il nome al primo vino bianco Ceretto, uscito già nel 1985, con la celebre etichetta.

Ma Ceretto non è solo vino, nel 1994 nasce l’azienda Relanghe, con l’intento di nobilitare la nocciola piemontese IGP e nel 2005 inizia l’attività dei ristoranti La Piola e Piazza Duomo ad Alba, dove nel 2012 arrivarono le tre stelle Michelin.


Passiamo ora alla prima delle due verticali, cinque annate di Barbaresco Bricco Asili, notoriamente un vino strutturato:

Barbaresco Bricco Asili 2006, vino giovane, sicuramente promettente. Un colore rubino, al naso frutta e rosa fresca. In bocca il tannino ha un’ingresso molto evidente con una componente fruttata predominante. 100% legno nuovo, linea produttiva ora abbandonata.

Barbaresco Bricco Asili 1996, barrique nuove, olfatto complesso con anice stellato e fiori appassiti. Note vegetali accompagnate da frutta macerata. In bocca il tannino è presente, freschezza evidente. Una delle annate migliori di questo vino.

Barbaresco Bricco Asili 1987, annata caratterizzata da numerose piogge nel periodo vendemmiale. Il colore del vino vira verso il mattonato. Al naso iniziano ad esserci sentori di fiori secchi predominanti sulla frutta. Spezie ed erbe aromatiche. In bocca il tannino si è ingentilito con un’eleganza e una sorprendente finezza.

Barbaresco Bricco Asili 1982, al naso netta la lavanda secca, note floreali fini, accoppiate ad erbe appassite. Frutta sotto spirito e prugna essiccata. In bocca è fresco con un tannino delicato.

Lunghe fermentazioni con cappello steccato e sommerso, per un’ulteriore periodo di estrazione di due o tre settimane. Poi legni di Slavonia di grandi dimensioni. Questa era la metodologia di produzione dell’azienda Ceretto anni fa.

Barbaresco Bricco Asili 1974, grande delicatezza al naso, note di mandorla amara e lavanda essicata, spezie orientali. In bocca molto pulito con freschezza e tannicità ancora vigorosa. Liquirizia in uscita nel tempo.

Dal 2008 in cantina si è iniziato ad eliminare la chimica e la tecnologia, per esaltare al massimo il territorio, un abbandono del convenzionale per arrivare al biodinamico, senza passare dal biologico. Una ricerca volta solo a quello sperimentato in vigna e in cantina. Il 2010 è il primo anno di vera biodinamicità in azienda Ceretto, fortemente voluta da Alessandro.

Dopo la verticale di Barbaresco Bricco Asili, passiamo a quella di Barolo Prapò:

Barolo Prapò 2005, vino da apprezzare sicuramente in prospettiva. Al naso una componente fruttata molto evidente, ribes nero e prugna. Fine nota di te nero cinese fumè. In bocca il tannino è molto giovane e presente. Freschezza e sapidità.

Barolo Prapò 1995, prima annata buona successiva a quattro pessime. Piacevolezza al naso con note animali ed erbe aromatiche. In bocca una componente fresca e sapida.

Barolo Prapò 1990, al naso cioccolato e funghi porcini freschi, spezie e menta. Un vino che anche al palato non svela tutti i suoi anni. Tannino fine d’impatto, lunga persistenza dei sentori di liquirizia.

Barolo Prapò 1981, netto il chicco del caffè tostato e ricoperto di cioccolato. Nota floreale appassita. In bocca presente la freschezza e un tannino molto evoluto. Ottima corrispondenza gusto olfattiva.

Barolo Prapò 1979, naso evoluto di note floreali, erbe aromatiche e tisane. Sapidità e grande finezza. In bocca notevole impatto acido e tannino persistente. Sicuramente un vino longevo.

Si conclude così questo memorabile evento, nel quale ho avuto il piacere di degustare ben dieci vini con molti anni sulle spalle, prodotti con un comune filo conduttore. Un particolare ringraziamento alla famiglia Ceretto che ha portato a Milano un pezzo di storia delle Langhe e del Roero.

Ciao
GB

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