La storia dei vini californiani

Nel 1850 con la rivoluzione industriale, iniziò una nuova era per l’umanità. Negli Stati Uniti questo periodo fu contrassegnato da grandi innovazioni, anche grazie alla forza lavoro partita dall’Italia. Tra queste famiglie di emigranti ci furono le persone che resero grande la viticoltura oltre oceano. Il famoso crollo della borsa di New York e il proibizionismo non hanno certo favorito lo sviluppo economico del settore del vino e degli alcolici, ma nel 1933 il presidente Roosevelt abolisce il proibizionismo facendo ripartire l’economia statunitense, iniziarono a vedersi i primi grattacieli nelle grandi città e nacquero le grandi aziende vitivinicole americane. In una zona di ricercatori d’oro, vicino a Sacramento, dove anni prima avevano aperto una locanda, nasce l’impero della famiglia Gallo, i due fratelli hanno lavorato incessantemente, prima per colmare i debiti dei genitori e poi per creare la più grande azienda privata al mondo con 36000 ettari vitati, puntando sulla filosofia di grandi produzioni a un livello e a un prezzo basso di vendita. La vite di zinfandel si è espansa di pari passo con la fama dei Gallo, diventando un vitigno autoctono di quelle terre. Attualmente la produzione di vino Gallo copre tutte le fasce di prezzo, un’azienda portata avanti dai nipoti in maniera manageriale, un rullo compressore che in molti campi ha annientato la concorrenza. In Italia hanno addirittura vinto una causa legale contro il consorzio del Chianti Classico, facendo togliere la dicitura Gallo Nero. Più recentemente, un altro italiano è entrato nel mondo del vino americano, il regista Francis Ford Coppola, che con i soldi ricavati dal film il Padrino si è comprato la sua azienda vitivinicola, attualmente con l’aiuto di enologi affermati sta ottenendo ottimi risultati. Ma i nomi italiani non si fermano qui, abbiamo anche la famiglia Segherio che fu la prima a possedere grandi appezzamenti di terreni coltivati a vite e Robert Mondavi, il mito della viticoltura americana. Molte di queste aziende hanno sempre sostenuto la loro italianità, all’ingresso di esse spesso c’è il nostro tricolore vicino alla bandiera a stelle e strisce, un piccolo orgoglio che ci porta alla degustazione di sei vini arrivati da oltre oceano e presentati da Roberto Filipaz, di professione architetto, vice presidente regionale Friuli-Venezia Giulia e delegato di Trieste:

Gallo Family - Cabernet Sauvignon Sonoma County 2007
Vino prodotto in una zona d’elite per la viticoltura statunitense. Colore impenetrabile, un naso netto dato dal legno, sentori fruttati e balsamici. In bocca frutta rossa matura, secco al palato. Piacevole e armonico. Un vino di sei anni che scaldandosi nel bevante tira fuori dei sentori animali.

Coppola - Pinot Noir Director's Cut 2009
Poca carica degli antociani, tipicità del vitigno. L’azienda si trova in una zona vocata per il pinot nero. Al naso si sente lo speziato e il lampone. Ottima corrispondenza in bocca, un tannino non evidente.

Nel 1886 dal Piemonte, Edoardo e Angela Segherio, si spostano a Sonoma. Iniziano subito a lavorare nel mondo del vino, presso proprietari terrieri di origine svizzera. Portarono con se dall’Italia alcune barbatelle di barbera, che diedero scarsi risultati. Dopo alcuni anni riuscirono a comprare dei terreni e iniziano la loro attività imprenditoriale. Nel 1895 eseguono la prima vendemmia e vanno a San Francisco per vendere il loro vino. Viti di zinfandel allevate ad alberello. Durante il proibizionismo si trovano con 400 ettari di vite e ci vollero dieci anni per riprendersi dalle perdite subite. Attualmente sono un’azienda molto quotata e recensita in molte guide.

Seghesio - Zinfandel Sonoma County 2008
Un naso complesso, frutta rossa matura, speziatura evidente, balsamicità e affumicatura. In bocca sensazioni di frutta, sentori classici del vitigno. Si consiglia in abbinamento a piatti di carne.

Robert Mondavi è uno dei personaggi che ha fatto la storia della viticoltura mondiale. I suoi genitori arrivarono in America del 1906, aprendo una rivendita di frutta californiana. Poi si avventurarono nella viticoltura, durante il proibizionismo non subirono grandi danni economici, per il fatto che il vino non era la loro fonte maggiore di reddito. Nel 1966 apre la Robert Mondavi Winery, una delle prime aziende ad usare i fermentatori in acciaio. Robert Mondavi, prima di morire, vende tutte le sue proprietà.


Robert Mondavi - Chardonnay Private Selection 2011
Primo e unico vino bianco della serata, un colore e un naso inconfondibile, uno chardonnay sicuramente ben fatto. Legno poco invadente. In bocca sentori di ananas, banana e pera, un vino sapido con acidità poco spinta, pronto con invita alla beva.

Robert Mondavi - Cabernet Sauvignon Napa Valley 2009
Un cabernet sauvignon come Robert Mondavi lo aveva creato negli anni 1968/70. Equilibrio e tannicità. Un vino con una voglia ad evolvere, piacevolissimo da bere con una lunghezza in bocca evidente.

Michael Mondavi, figlio di Robert, alla morte del padre si trova una considerevole eredità economica e di conseguenza apre la sua azienda con il vitigno cabernet sauvignon, tanto amato in famiglia.

Michael Mondavi - Cabernet Sauvignon Emblem 2010
Un vino che nel nome in etichetta ricorda l’italianicità del vino negli stati uniti. Grande eleganza e morbidezza. Sentori importanti e austeri. In bocca tannicità evidente e piacevole, lascia il palato asciutto.


Grandi vini ottenuti in zone vitivinicole molto vocate, grandi sbalzi di temperatura, un clima caratterizzato dalla nebbia che arriva dalla baia di San Francisco, ogni sera. Dopo alcune ore un vento la spazza ed evita così la troppa umidità, che sarebbe nociva per le uve. In generale abbiamo degustato dei vini già pronti, ma che rimarranno dei grandi vini per molti anni, dandoci comunque delle emozioni, questi sono i vini californiani.

Ciao
GB

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