Casale del Giglio

Nel 1967, Dino Santarelli creò Casale del Giglio, azienda faro della regione Lazio, per la ricerca della qualità nel vino. Le Ferriere, piccolo borgo in provincia di Latina, è stato il luogo dove è nata questa realtà, dall’ubicazione di queste terre, così vicine al mare, nasce il concetto di un vino diverso dalle produzioni di collina, tipiche dei Castelli Romani. Queste zone sono state bonificate durante il ventennio fascista da persone di origine veneta e ferrarese, che hanno portato barbatelle di merlot e sangiovese. Nel 1978 c’è stata la svolta produttiva di Casale del Giglio, carotaggi profondi del terreno sono stati eseguiti per meglio ricercare la qualità e si sono iniziate a coltivare molte tipologie di vitigni con il sistema a guyot. I risultati di queste ricerche sono stati convalidati dalla Comunità Europea con l’autorizzazione alla coltivazione di nuovi vitigni. Lo syrah è stata la prima uva a dare grandi risultati, poi il petit verdot, seguito dal viognier, che in quelle zone esprime al massimo i suoi sentori di frutta. Nel 1988 finisce la sperimentazione e inizia la vera e propria produzione, che ha dato vita a vini con una buona bevibilità e sapidità, caratteristiche che contraddistinguono ancora oggi le bottiglie di Casale del Giglio. Attualmente l’azienda possiede centottanta ettari di vigneto che gli permettono d’introdurre nuove varietà dall’alto grado d’interazione qualitativa con il territorio.


Faro della Guardia 2013, biancolella prodotta sull’isola di Ponza, dalla quale si ottengono solo mille bottiglie, cinque ettari coltivati da trentotto piccoli produttori. Vino ottenuto seguendo la tradizionale lavorazione in bianco con pressatura soffice di uva intera e successiva fermentazione spontanea con lieviti indigeni. Al naso molto minerale che evolve verso i fiori. Colore giallo dorato molto scarico. In bocca è un vino quasi salato con sentori di camomilla, netta l’acidità. Abbinamento consigliato i crostacei dolci o i pesci grassi.

Petit Manseng 2013, vitigno che arriva dai Pirenei francesi, presenta bacche piccole dalla buccia spessa, nel disciplinare dell’IGT è permessa l’irrigazione di soccorso per la sua sofferenza all’aridità. Si esegue una breve macerazione a freddo e una pressatura molto lenta e soffice. Colore giallo paglierino che vira al dorato, al naso netto il floreale e una mineralità di graffite. In bocca è morbido e dona sensazioni dolciastre. Un finale di mandorla, caratteristico del vitigno. In abbinamento a pesce crudo e sushi.

Antinoo 2012, blend di viognier e chardonnay, un vino bianco che fa la fermentazione malolattica, una piccola frazione di chardonnay viene posta in barrique di rovere non tostato. Colore giallo dorato deciso, un naso di fiori e frutta matura, in bocca è complesso  con una freschezza seguita da miele di acacia. Abbinamento suggerito la pasta alla Amatriciana in bianco detta alla Gricia.


Syrah 2012, vitigno d’origine orientale che proviene dall’antica Persia. Attualmente, oltre che in Francia, è diffuso in Australia, grazie a Casale del Giglio è stato introdotto in Italia nel 1985. Vino colore rosso porpora con sentori maturi di polpa e sottobosco, accompagnati da note animali e sanguigne. In bocca un rilevante apporto tannico, una sensazione rilevante di chiusura al palato.


Petit Verdot 2012, vitigno molto diffuso a Bordeaux, varietà tardiva che ha trovato nell’Agro Pontino condizioni ideali. Nel bevante si presenta con un colore rosso porpora cupo, vino evoluto con un discreto potenziale d’invecchiamento. Bella rotondità in bocca, dovuta a tannini morbidi e vellutati. Finale con note di pepe bianco e spezie.


Mater Matuta 2011, il nome del vino deriva dall’antica divinità italica, dea dell’aurora, protettrice della vita nascente e della fertilità. Syrah in prevalenza e petit verdot concorrono alla sua produzione. Colore rosso cupo densissimo. Al naso frutta matura che evolverà in tabacco e cioccolato. In bocca il tannino è ruvido con residui vinosi. Finale fruttato e persistente.


Aphrodisium 2013, vino composto da quattro uve che ogni anno cambiano. La vendemmia tardiva cade in epoche diverse a secondo delle varietà. Vino di colore oro molto vivo, netta al naso l’albicocca del viogner. In bocca è dolce e piacevole, con una grande acidità, netto e pulito. In abbinamento a torta di crostate.


Vini ottenuti da vitigni internazionali che degustati alla cieca sono sicuramente difficili da identificare come vini laziali.


Ciao
GB

Commenti

Post più popolari