Il Brandy spagnolo
La distillazione in Spagna è stata introdotta dagli Arabi durante il loro dominio, intorno all’anno mille. Il Brandy spagnolo, come lo conosciamo oggi, nacque nel 1874, quando Pedro Domecq decise di distillare il contenuto di alcune botti di sherry invecchiato ottenendo così il Fundador.
La produzione attuale del Brandy spagnolo avviene per la sua quasi totalità nelle regioni dell’Andalusia, nel Penedès e in Catalogna. La Spagna è la maggior produttrice di Brandy in Europa, con un consumo interno pari all’80% . I vitigni più utilizzati sono l’airén, la folle blanche, il palomino e l’ugni blanc a bacca bianca, mentre le uve rosse, coltivate principalmente nel grande altopiano della Mancha a sud di Madrid, e nella Huelva, sono: cencibel, tintorea, bobal e abente. Il Brandy spagnolo può essere prodotto secondo quattro metodologie che prevedono:
- Distillazione continua a bassa gradazione
- Distillazione unica discontinua
- Distillazione discontinua in alambicchi charentais
In base alla percentuale di alcol, l’acquavite in distillazione prende il nome di:
- Aguardiente, tra il 70 e 80% di alcol
- Distillados de vino, oltre l’80% di alcol
Per l’invecchiamento si usano botti o barili di rovere
spagnolo, portoghese, francese oppure americano, quasi sempre utilizzati in
precedenza per la maturazione dello Sherry. La maggior parte del Brandy
spagnolo matura a Jerez de la Frontera con il metodo Solera.
Il Brandy catalano del Penedès ha caratteristiche più simili
ai distillati di vino francesi poiché differenti condizioni climatiche della
regione rispetto al sud della Spagna e un procedimento statico d’invecchiamento
nelle botti, caratterizzano questa diversità.
GB
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