Il sangiovese diventa Brunello di Montalcino


Nove stazioni sull’asse centrale del comune di Montalcino, questo è il racconto di un viaggio che abbiamo compiuto con Armando Castagno.

Un percorso che si snoda sulle strade bianche, teatro dell’Eroica, la famosa gara ciclistica dove tutti i partecipanti si devono presentare con biciclette e abbigliamento d’epoca.

Proprio così, in gruppo pedaliamo tra le dolci colline, dove i colori spaziano tra le tonalità dei gialli e dei verdi. Le colture ci portano verso l’orizzonte e le vigne spuntano tra i boschi. Il confine del comune di Montalcino è delimitato dai fiumi e una vasta zona risulta coperta dalla foresta demaniale: il panorama si presenta tutt’altro che omogeneo.
Il borgo antico di Montalcino racconta una cultura rurale millenaria, da sempre radicata nelle poche case dei mezzadri. Una storia controversa, che ora è portata avanti da una classe varia e variegata di vignaioli.

Il Brunello di Montalcino è il fine risultato qualitativo del monovitigno e del terroir, frutto di un piccolo mondo, oggi composto da circa duecentocinquanta aziende registrate al consorzio ma, che fino a pochi anni fa contava numeri molto esigui. I nomi che riecheggiano raccontano di famiglie blasonate e personaggi che hanno fatto grande la viticoltura italiana nel mondo. In queste terre, oltre al vino, si è fatta una parte della storia d’Italia.

L’Abbazia di Sant’Antimo, la famosa basilica in stile romanico dove ancora oggi le messe vengono celebrate con i canti gregoriani, è il monumento che identifica la culla del Brunello di Montalcino, un rettangolo produttivo nel quale troviamo importati aziende che ottengono vini di grande equilibrio. Più a sud abbiamo Sant’Angelo in Colle e Sant’Angelo Scalo, territori caldi e aridi, dove si è reso necessario apportare delle modifiche al disciplinare per permettere l’irrigazione.

Queste importanti informazioni ci portano verso la degustazione di nove Brunello di Montalcino DOCG.


2013 - Fattoria del Pino
Prima annata prodotta da questa giovane azienda, condotta da Jessica Pellegrini. Un’inaugurazione che ci auguriamo porti a un lungo e prospero futuro. Frutto della permanenza in una sola botte da 50 ettolitri, se ne un ottiene vino classico, con un frutto ampio e maturo e una eleganza floreale. Grande complessità olfattiva, ricordi estivi e balsamici. In bocca una sapidità spinta, potenza e acidità sfumata.

2013 - Le Chiuse
Armando afferma che questa, a suo parere, è una delle cinque aziende più rilevanti della zona. La Sig.ra Simonetta, erede di Tancredi Biondi Santi, con il marito e il figlio, porta avanti questa realtà, con qualità e classicità. Grande naso con compressione e custodia del frutto, profumi giovani di ciliegia e sentori d’incenso. Estrema finezza e ricercatezza. In bocca è potente e importante, con acidità rilevante, pienezza e succosità.

2013 - Pietroso
Di fianco alla foresta demaniale si apre una radura e qui incontriamo questa realtà: i luoghi sono caldi e i vini che ne nascono hanno caratteri particolari. La frutta è matura e la bocca si riempie di acidità. Grande bevibilità.

2013 - Le Potazzine
Con un team interamente femminile, mamma e due figlie portano avanti quest’azienda che negli ultimi anni ha raggiunto alti traguardi qualitativi. Al naso il vino si presenta floreale e speziato, etereo e balsamico. Ottima gestione del legno. In bocca è straordinario, il tannino è evoluto e avvolgente, note calde e mature.

2013 - Caprili
Baluardo della tradizione montalcinese, in questa azienda le macerazioni sono lunghe con rottura del cappello emerso. Le botti adoperate sono di grandi dimensioni. Il gusto è acritico, vino nobile e austero, completo e sobrio.

2013 - Fattoi
Lucia è a capo dell’azienda e i suoi prodotti evidenziano un piccolo ammiccamento alla modernità. Il naso di questo Brunello ha sentori di sottobosco molto complessi, gesso e iodio. Una bocca piena e completa, tannicità amalgamata e ricordi di frutta matura.

2013 - Sesti
Alla guida dell’azienda uno studioso d’astronomia, personaggio rinascimentale, e la figlia Elisa. Insieme portano avanti il prodotto di un luogo dove si respira la storia, originari di una famiglia di origine veneziana che ha portato in Toscana contaminazioni culturali. Il vino è setoso e fluido, poco tannico e di meravigliosa finezza.

2012 - Corte dei Venti
La rarefazione data dal sole e dal calore la ritroviamo nei vini di questa nuova azienda, la cui vite giace su terreni ricchi di argilla che fanno star bene le piante anche nei momenti più critici. Al naso note di cola; la bocca è fresca e succosa, di finezza e sensibilità sottile. Un vino che si lega ai prodotti del vicino Monte Amiata.

2010 - Col d’Orcia
Brunello dall’espressione nobile e austera, di un luogo caldo e sabbioso con la presenza quasi costante del vento che regala sanità alla vite. Un’evidente rarefazione aromatica accompagna una bocca fresca, con ricordi di rabarbaro e frutta. Sobrietà con un nitido intervento ambientale. Prodotto con una fibra nervosa che lo porterà molto avanti nel tempo.



Ciao
GB

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