Il presente e futuro del Teroldego


Il Trentino Alto Adige è solcato da grandi fiumi, vie di commercio e strade percorse un tempo da eserciti invasori. La pianura Rotaliana è sita tra il confine della provincia di Trento e Bolzano, dove il torrente Noce ha portato a valle sedimenti molto vari tra loro.

Il terreno lega il vitigno teroldego a questo reale, ricco di scheletro nel sottosuolo, con molto limo in superficie, caratteristiche che forzano la vite a far andare in profondità le proprie radici. Una superficie produttiva con varie condizioni climatiche e stupendi paesaggi montani.

La storia vinicola del territorio risale a prima dell’impero romano, qui i legionari trovarono resti di produzione e materiali agricoli. Si pensa addirittura che proprio in questi luoghi i romani abbiano appreso l’uso della botte di legno, sostituendola alle anfore di terra cotta.

La piana rotaliana è un grande anfiteatro che abbraccia le vigne e le protegge dal clima non sempre benevolo, le montagne rocciose di giorno incamerano il calore del sole per rilasciarlo di notte. Le vigne infatti che portano prima a maturazione le proprie uve sono proprio quelle vicino alle montagne.

Durante il Concilio di Trento 1545-1563 il vino teroldego assume una fama internazionale, diventando apprezzato alla corte austro ungarica.

Si rese in seguito necessario eseguire una deviazione del fiume Noce per scongiurare le frequenti inondazioni, il territorio mutò e la produzione del teroldego ne dovette subire la variazione. La fillossera e le grandi guerre proseguirono il lento declino produttivo. Negli anni ’50 venne scritta la carta vinicola trentina con un grande studio di zonazione, con l’intento di mettere in risalto le migliori vigne. Da qui nasce il sistema d’allevamento a pergola trentina, con lo scopo di produrre uva ma anche di avere spazio per coltivare altro.

I muretti a secco delimitano ancora oggi le bellissime vigne che ci regalano magnifici vini rossi, la DOCG non c’è ma, sono presenti cru che identificano un grande prodotto italiano.

Passiamo ora alla degustazione di sette esempi produttivi di alto livello.


Teroldego Rotaliano DOC Sangue di Drago 2016 – Az. Agr. Marco Donati, Elisabetta figlia di Marco Donati, presenta per prima il suo vino. Azienda storica trentina, portata avanti da sei generazioni, nel comune di Mezzocorona. Vigneti molto datati che si avvicinano ai cento anni, necessitano di un grande lavoro ma, donano molte soddisfazioni. La 2016 non è stata un’annata particolarmente espressiva, risulta equilibrata. Il clima durante il periodo della vendemmia ha permesso una perfetta maturazione delle uve. Il colore si presenta scuro, profumi di sotto bosco, spezie e pepe. Complessità al naso con note vegetali, equilibrio, eleganze e fruibilità del prodotto.

Teroldego Rotaliano DOC Vigilius 2015 – De Vescovi Ulzbach, azienda giovane, rinata nel 2003 a Mezzocorona. Viticoltura moderna con forme di allevamento della vite a spalliera, oltre alla classica pergola. Profumi intensi, piccola frutta scura matura, in bocca è pulito e si avvale di un grande equilibrio. Colore porpora scuro, in prospettiva una grande longevità.

Teroldego Rotaliano Riserva Luigi 2015 (anteprima) – Dorigati, azienda da sempre legata al teroldego, questo vino è nato nel 2012 con un’impronta di stile ed eleganza. Equilibrio tra acidità e maturità polifenolica. Note fruttate scure in evidenza, ricordi di sotto bosco. Palato pulito e asciutto, tannino gentile. Persistenza gusto olfattiva che porta questo vino a un ideale abbinamento culinario.

Teroldego Rotaliano Riserva Pini 2015 – Zeni, i venti in arrivo dal lago di Garda permettono una sovra maturazione delle uve in pianta, mantenendo una perfetta sanità del grappolo. Al naso ricordi floreali con una frutta matura in predominanza. Sentori dolci dati dall’appassimento delicato, una bella freschezza. Vino in completa evoluzione.

Vigneti delle Dolomiti Teroldego IGT Granato 2007 formato Magnum – Foradori, una famiglia legata al vino, vecchie vigne che hanno dato origine alle nuove piante con una grande biodiversità. Annata con fenomeni atmosferici estremi, si concentrano nel calice armonie e ricordi tropicali, freschezza e pulizia. Un vino maturo, austero, grande espressione del vitigno.

Vigneti delle Dolomiti Teroldego IGT Beato Me 2009 formato Magnum – Az. Agr. Redondèl, piccola realtà che regala ai propri vini dei nomi particolari. Naso intenso con spezie, cioccolato e caffè. Punta positiva alcolica. In bocca è pieno, frutto di un’annata calda. Mineralità data dal terreno, muscolare e pieno, acidità presente e vibrante.

Vigneti delle Dolomiti Teroldego IGT Gran Masetto 2006 – Endrizzi, cantina storica, condotta da una famiglia che ha sempre voluto innovarsi positivamente. Sono stati precursori nell’utilizzo dei vitigni internazionali. Vino nato come unione di due teroldego: una parte vinificata tradizionalmente e l’altra immagazzinata in celle frigo per l’appassimento. Si ottiene un vino con profumi di ciliegia, grande espressività, muscoloso e acido, in contrasto con la dolcezza data dall’appassimento.

Un brindisi al teroldego, vero protagonista di questa degustazione, massima espressione di un territorio difficile, dove fortunatamente ci sono famiglie e persone che portano avanti le loro idee e i metodi produttivi, radicati nel tempo.

Ciao
GB

Commenti

Post più popolari