Un vino arrivato sulla vetta del mondo
Montevetrano è
molto più di un vino, per Silvia Imparato
è stato il cambiamento della propria vita: da affermata fotografa romana, si è
ritrovata produttrice campana.
Questa trasformazione ha avuto
inizio durante le lunghe serate passate all’Enoteca Antica di via della Croce a
Roma, in compagnia di amici amanti del vino. Cinque anni che hanno fatto
scaturire in lei la voglia di partire con una sfida: produrre un grande vino,
nel sud dell’Italia, con l’aglianico.
Sicuramente galeotto fu
l’incontro con Renzo Cotarella,
fratello di Riccardo, enologo di fama mondiale, che ancora oggi segue
l’azienda.
Montevetrano è
una realtà di ventisette ettari, appartenuta ai Borboni e poi ai nonni di
Silvia, un posto magico che ha sempre avuto uno spazio nel suo cuore. La
campagna seducente, il castello che domina il paesaggio e le scure cantine,
sono ricordi di gioventù che affiorano ancora vivi nei racconti di una donna
innamorata di ciò che è riuscita ad ottenere.
All’inizio della sua avventura,
solo una piccola parte della tenuta era vitata, da quelle uve si produceva il
classico vino del contadino, che spesso si tramutava in aceto. Silvia Imparato, con la sua nuova
gestione, ha voluto tenere con sé la famiglia dei mezzadri che gestivano
l’azienda, sia per dare una certa continuità che per avere al suo fianco,
ancora oggi, il fidato collaboratore Domenico
La Rocca.
La tenuta è adagiata su morbide
colline che guardano un fantastico mare, cespugli di more selvatiche sono a
contorno dei filari di vite. L'aglianico è in compagnia del cabernet sauvignon
e del merlot, vitigni internazionali voluti dall’enologo Riccardo Cotarella, per la creazione del Montevetrano, la cui prima annata risale al 1991.
La consacrazione arrivò quattro
anni dopo quando, Robert Parker,
famoso critico ed enologico americano, ricercò alcune bottiglie di questo vino
con una lettera d’accompagnamento. Una folla d’acquirenti iniziò a pressare
l’azienda per avere questo prodotto, nacquero di conseguenza il mito e la
filosofia produttiva, un progetto portato avanti ancora oggi e sempre sulla
cresta dell'onda.
Silvia Imparato
conserva gelosamente alcune bottiglie di ogni annata prodotta per fare
confronti degustativi in alcune occasioni d’incontro.
Il Montevetrano è stato l’unico vino prodotto dall’azienda fino al
2011, quando in occasione della commemorazione dei vent’anni, è nato anche Core: una parola fantastica
rappresentata in etichetta da Gaia, la figlia di Silvia; un vino 100% aglianico,
prodotto con uve non tutte di proprietà che è arrivato alle quarantamila
bottiglie all'anno.
Passiamo ora alla degustazione
di questo vino e a una verticale di Montevetrano, accompagnati da Adriana Licciardello, siciliana di
nascita e milanese d’adozione, Sommelier e Degustatrice AIS:
Core 2014,
vino prodotto in un’annata difficile, la protezione delle montagne ha salvato
le uve durante il periodo estivo e pre vendemmiale. Nel bevante si presenta con
un bel colore rosso rubino, abbastanza consistente in rotazione. Al naso sono
presenti le sensazioni date dalla frutta rossa piccola e dallo iodio. In bocca
il tannino entra levigato e la parte fruttata emerge. Vino godibile che
sicuramente potrà avere una bella evoluzione negli anni. Durante un secondo
passaggio del naso sul calice si evidenziano sentori caldi dati dalla macchia
mediterranea e del pepe verde.
Montevetrano 2013, annata interessante che ha dato buoni risultati,
vino dal colore rubino scuro, brillante. Al naso frutta fresca, ribes e fragoline,
alcune note vegetali e floreali. In bocca il tannino invade il palato con una
bella presenza senza essere allappante, lasciando il palato pulito e asciutto,
con una leggera nota speziata nel finale. Un vino giovane, complesso e ricco,
che invita all’abbinamento con il cibo.
Montevetrano 2011, colore fitto e impenetrabile; al naso una frutta che
è andata a scurirsi, note vegetali e a tratti balsamiche. In bocca il tannino è
ben equilibrato e la freschezza è evidente. In un secondo tempo arriva una speziatura
persistente, un vino di grande energia.
Montevetrano 2008, annata definita fantastica, equilibrata e
determinata da una grande maturazione dell’uva in pianta. Il colore si presenta
rubino scuro; al naso frutta matura evoluta e pepe dolce, ginepro e mirto. In
bocca c'è equilibrio tra il tannino e il ritorno della frutta sotto spirito,
asciutto e pulito al palato, finale lungo e mentolato.
Montevetrano 2005, quest’annata è stata caratterizzata da un caldo
intenso, il vino si presenta di un colore rubino elegante con un inizio di
granato nell’unghia, consistente durante la rotazione nel calice. Al naso nette
le famiglie dei sentori vegetali e speziati, un minerale terroso che si fa
spazio nel tempo. In bocca la frutta si presenta immediatamente, il tannino è
ben integrato; un vino suadente e vigoroso.
Montevetrano 2003, annata difficile e calda; il colore è rosso rubino,
tipico di un vino evoluto. In rotazione gli archetti sono ampi e le lacrime
lente a scendere. Al naso sentori vegetali chiusi, spezie in predominanza sulla
frutta, anche un accenno di terziario di pelle e cuoio. In bocca asciutto con
un tannino morbido, persistente nel finale.
Abbiamo conosciuto una grande
donna e il suo vino; in un calice di Montevetrano si ritrovano un territorio e
una storia da portare sempre nel Core.
Ciao
GB
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