Intervista a Christoph Kunzli dell’azienda Le Piane
L’amore
per i vini del Cerri, ha portato a Boca, nell’Alto Piemonte, Christoph Kunzli
uno svizzero che ha ridato vita alle vigne.
Christoph ci racconta il territorio e
la sua azienda?
Il paesaggio ha sempre regalato grandi scorci, i vigneti, ancora oggi, sono circondati dai boschi. Noi come azienda Le Piane abbiamo messo mano a queste terre impiantando il nebbiolo, su appezzamenti molto frazionati, per un totale odierno di otto ettari, di cui due composti da piante con oltre cento anni e sei di piante nuove.
Per fare tutto ciò sono stati necessari ottanta atti notarili, una pazzia, un duro lavoro ci ha portato ad essere quello che siamo ora.
Nel 1995 sono arrivato in zona e ho conosciuto Antonio Cerri, uno degli ultimi produttori di Boca, mi ha convinto nell’idea di creare qui un’azienda viticola di alto livello. Erano rimasti solo dieci ettari di vigna rispetto ai cinquemila degli anni trenta, le poche piante erano allevate con il sistema a maggiorina, l’alberello pergolato. Il terreno è in prevalenza costituito da porfido vulcanico, molto friabile, una composizione rara nell’Italia settentrionale, lo troviamo, in genere, sull’Etna e in qualche isola vulcanica del sud.
Come lavorate in cantina?
Cerco di fare le cose in maniera molto classica, amo i vini come il Barolo e il
Barbaresco, fatti in grandi botti e con lunghe macerazioni.
Quando ho iniziato a produrre i vini a Boca, mi era chiaro che dovevo seguire
queste influenze. Mi sono ispirato anche allo stile del proprietario precedente
che non faceva uso di tecnologia: sono andato avanti come la natura aveva fatto
per secoli. Sono sempre stato aiutato da una grande uva; la meticolosa
selezione sulla pianta, fa arrivare in cantina grappoli perfetti.
In questo modo riusciamo ad avere una vinificazione classica in tini aperti,
follature manuali e lunghe macerazioni; poi grandi botti per tre anni, adesso
addirittura quattro, dove il nebbiolo riposa con la vespolina.
Infine eseguiamo travasi e il vino rimane in bottiglia per altri dodici mesi. Ne
risultano vini equilibrati, armonici e di grande potenzialità.
Negli ultimi anni, con il cambiamento
climatico, avete dovuto apportare delle modifiche?
Per me è molto difficile rispondere a questa domanda perchè produco vino a Boca
solo da quindici anni, però posso dire che nelle nostre zone forse abbiamo
avuto un miglioramento, negli anni del dopo guerra la gente ha smesso di
coltivare le vigne anche perchè era molto difficile, la produzione non era
sempre costante.
Noi dal 2003 fino al 2013 abbiamo avuto bellissimi risultati. Solo il 2002 e il
2014 non ci hanno soddisfatto, vuol dire solo una volta ogni dieci anni.Il mercato come risponde ai vini di Boca?
È un aspetto che anch’io ho sottovalutato all’inizio della mia avventura, pensavo che facendo dei buoni vini poi si potessero vendere facilmente ma, in realtà, non è così. Si deve comunicare molto con la gente, raccontare i propri prodotti, la propria zona ed andare nei mercati. Io viaggio tutti gli anni almeno tre mesi: Stati Uniti, Giappone e tutta l’Europa, per spiegare cosa è Boca, perchè nessuno conosce questa zona. Ho notato che se i nostri vini stanno solo negli scaffali, non vengono comprati. Nei mercati dove c’è curiosità, il prodotto va bene, in nazioni come Norvegia e Svezia, la gente conosce poco il vino ma si vuole avvicinare a questa cultura e lì noi siamo presenti con le nostre etichette. Gli Stati Uniti sono un mercato molto curioso: sono conoscitori di Barolo e Barbaresco, quando proponiamo un calice di vino dell’Alto Piemonte, lo assaggiano con entusiasmo. Nell’Europa centrale c’è meno curiosità, non si vanno a cercare troppe novità. In Italia, dove il fattore curiosità stà vivendo la sua esplosiva giovinezza, si vive contemporaneamente la forte interferenza dell'alto numero di etichette, molte delle quali neonate, ma gli ottimi risultati commerciali ottenuti, sono strettamente legati sia al prezioso lavoro di valutazione e diffusione svolto dalle guide che al forte investimento specifico da noi affrontato negli ultimi due anni.
Articolo pubblicato anche sul sito AIS Delegazione di Milano
Articolo pubblicato anche sul sito AIS Lombardia
Ciao
GB
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