Lo chenin blanc, il vitigno della Loira francese

Lo chenin blanc raccontato da Samuel Cogliati, che ci ha presentato una serie di bottiglie ottenute da questo vitigno, definito «una brutta bestia» perché spesso inganna le aspettative.

Il grappolo dello chenin blanc ha dimensioni medie ed è abbastanza serrato, con acini piccoli e sodi, la pianta germoglia precocemente e matura tardivamente, in genere è molto produttiva ma, impone al vignaiolo un’attenta gestione delle rese. I vini ottenuti sono molto diversi tra loro con gusti variegati e particolari, spesso è presente un’alta concentrazione zuccherina che, affiancata da una rilevante acidità, dona grande freschezza. La versatilità produttiva e gustativa, affiancata da un’acidità pronunciata e da una propensione alla botrytis cinerea, da modo di ottenere diverse tipologie di vino, che spesso vengono messe in vetro durante l’estate successiva alla vendemmia, parte così in bottiglia un’affinamento e un’evoluzione che hanno delle durate quasi imbarazzanti.

Questa tipologia d’uva si adatta bene solo nella regione della Loira ed in Sud Africa, dove abbiamo la maggior produzione. Studi però hanno collocato la sua nascita nella zona della Languedoc, nel più profondo sud francese. Il panorama della Loira è ampio, frastagliato ed eterogeneo, il clima spesso è mite, i vini qui prodotti sono in genere freschi e di forte personalità. Molti viticoltori di queste zone seguono le pratiche biologiche, le maggiori zone produttive sono: il Pays Nantais, la Touraine e la zona centrale della regione. Nella Loira vengono coltivati anche il melon de Bourgogne e il sauvignon blanc.

Nella regione della Loira, grande zona estensiva di produzione vinicola francese, c’è da segnalare sicuramente Anjou, il comparto sulla riva sinistra del fiume, famoso per i vini dolci. Vouvray e Montlouis sur Loire, sono invece le due identità storiche dello chenin blanc, dove viene prodotto anche con metodo classico, in tipologia sec e demi-sec. Jasnieres e Coteaux du Loire sono situate a nord, sulla linea immaginaria di maturazione dell’uva ma, in questi ultimi anni, con l’innalzamento delle temperature, stanno dando dei risultati inimmaginabili. La degustazione dello chenin blanc non è semplice, Samuel Cogliati ci ha dimostrato come, aprendone una bottiglia nulla sia scontato e che, nonostante i suoi multiformi aspetti, lo chenin possieda una sua precisa identità, abbastanza individuabile durante un servizio alla cieca.

Degustiamo ora sette chenin blanc in purezza, provenienti da diverse zone della valle della Loira:


Vouvray petillant L’Ancestrale Vincent Careme 2011, naso fragrante con netta una pera delicata e una sensazione ancora fermentativa. Spezie e zenzero, con un tono cremoso. Zucchero candito e confetto. Sentori olfattivi molto articolati, per un vino spumante. In bocca si presenta docile e avvolgente con una garbata salinità. Maturità compiuta affiancata dall’amarognolo della mandorla. Un vino difficile da collocare in abbinamento con il cibo, dall’inizio alla fine conduce uno scontro verso il dolce con una grande immediatezza.

Jasnieres Les Roisiers Domaine de Belliviere 2013, colore con lieve tono ramato, un naso chiuso e severo, sentori erbacei freschi accompagnati da gomma ed agrumi. Vinosità diretta e rettilinea. Leggero tono di confettura e sfumature farmaceutiche. In bocca si presenta crudo, salino e ruvido. Una predominante acida e un lieve contrappeso di zucchero. Gustativamente si può definire cristallino. Questo è un prodotto che richiede tempo per aprirsi e per farsi apprezzare. Pesci d’acqua dolce e formaggi di capra possono essere gli ideali abbinamenti.

Savennieres Les Vieux Clos Coulee de Serrant 2010, colore quasi da vino rosato, al naso si presenta con un netto sentore ossidativo che vira verso il marsalato. Austero e alcolico con una lieve florealità. Leggere sfumature di pera e carciofo. Chiuso e severo ma, molto carico di erbe amare. In bocca è asciutto e avvolgente con una nota di untuosità. Un finale che cerca spazio in bocca. Vino da proporre in abbinamento a formaggi grassi.

Montlouis Clos de Volagré Clos de la Briderie 2011, colore giallo paglierino scarico, naso animale estremamente chiuso, sentori di terra bagnata con note floreali, frutta sotto traccia. Sensazioni quasi marine con profumi di curry e curcuma. In bocca ambivalenza tra acidità e zucchero, netto il limone accompagnato dalla mineralità.

Vouvray Le Clos Vincent Careme 2010, leggere tonalità ottonate, al naso melone giallo e fine miele di acacia, scorza di cedro e formaggio di capra, una purezza balsamica e lieve sentore di benzina. Frutta candita e confettura dolce. In bocca una piena simultaneità tra l’amaro e l’acidità, accompagnati da una salinità pazzesca. Lunghezza notevole con un’azione emolliente dell’alcol.

Montlouis demi-sec Les tuffeaux Francois Chidaine 2010, dorato leggero, al naso profumi di agrumi e frutta esotica, zucchero filato e note vegetali in grande evoluzione. In bocca un cuore centrale di zucchero con un’amaro avvolgente. Sentori di distillato di pera, poco lungo e denso con una mineralità poco evidente. Abbinamento suggerito: manzo con una salsa di roquefort.

Vouvray moelleux Clos Naudin 2005 – Philippe Foreau, colore dorato pieno, sentori di erbe amare con tracce saline, albicocca disidratata e pane tostato, mela cotogna. In bocca acidità contenuta con un finale puro. Grande coerenza aromatica tra naso e palato. Un vino da proporre in abbinamento a formaggi e crostacei.

Lo chenin blanc, presentato in varie interpretazioni, ci ha fatto scoprire le molteplici sfaccettuature che può regalarci, abbiamo sicuramente trovato qualcosa di nuovo che ci ha emozionato, in una serata speciale, intensa ed emotiva.

Ciao
GB

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