Il Rossese di Dolceacqua
La storia
del vino Rossese nasce e vive ancora oggi a Dolceacqua, piccolo comune ligure
in provincia d’Imperia. Le vigne sono incastonate tra la Val Nervia e la Val Verbone.
Siamo in Occitania, una nazione non nazione, una realtà trasversale tra Italia,
Francia e Spagna, dove si parla una bellissima lingua che ha cadenze provenzali
e suoni melanconici, che rievocano i secoli passati.
Attualmente
abbiamo trentuno produttori, le tipologie del vino sono due: Rossese di Dolceacqua
e Rossese di Dolceacqua Superiore. Il disciplinare impone almeno l’utilizzo del
95% di uva rossese, che deve essere coltivata con una resa massima di novanta
quintali per ettaro. Altri comuni che meritano evidenza produttiva sono Soldano
e San Biagio. Il terreno in prevalenza è composto da arenaria e scisti, uno
strato spesso che arriva a mille metri di profondità. Verso il mare abbiamo
terre più bianche con una formazione areno scistosa. L’uva di rossese ha un
grappolo in cui convivono acini piccoli e acini completamente sviluppati, quasi
un’acinellatura, caratteristica che da struttura al vino per l’alto rapporto
della buccia rispetto alla polpa. Ne esiste anche un’antica varietà a bacca
bianca. Vitigno molto sensibile all’oidio e poco costante come produzione
annua, ha una maturazione medio precoce. Il vino in genere ha un colore molto
brillante con un profumo delicato e intenso, tipicamente molto floreale, un
tocco erbaceo e vegetale sempre fresco, sentori di frutta acida e croccante,
con poca tannicità. La bocca è mediamente acida, sobria ed elegante. Pasta e
fagioli con cozze, trofie al pesto, brandacujun, capra e fagioli, sono i piatti
consigliati in abbinamento al Rossese di Dolceacqua. La storia del Rossese è
legata ad una terra che porta all’abbandono, il lavoro per tenere in piedi e
mantenere i muretti a secco è immane. Trentotto sono le menzioni geografiche
del Rossese di Dolceacqua, macchie sporadiche composte da pochissimi ettari.
Passiamo ora alla degustazione:
Rossese di Dolceacqua Beragna Kà
Mancinè 2013,
vinificazione e maturazione in acciaio, piante fino a 138 anni, 6500 bottiglie
di produzione annua. Vino molto profumato, naso fresco con menta e glicine,
peonia e violetta. Nota cosmetica data dagli aldeidi, resina di pino. In bocca
è acido, con sentori di fiori, un vino adatto ad un’abbinamento con piatti di
pesce.
Rossese di Dolceacqua Superiore
Curli Maccario-Dringenberg 2013, settecento bottiglie prodotte e non ancora in
commercio, profumo compatto e integro, naso strepitoso e pulsante, simile a una
bacca, salvia e zucchero a velo, un vino freschissimo. In bocca si ha un’idea
di tannino.
Rossese di Dolceacqua Superiore
Luigi Caldi 2012,
vinificazione in acciaio, vigne centenarie e quattromila bottiglie prodotte,
cru Arcagna e Morghe. Naso nettamente agrumato con fiori di rosa, fresco e
delicato, pepe bianco e sale. Vino non complesso ma gradevole. In bocca è una
vera caramella, pulizia straordinaria con un grande equilibrio. Tanto alcol e
tanta acidità.
Rossese di Dolceacqua Testalonga Antonio
Perrino 2012, vinificazione
in legno a grappolo intero, al naso fiori e sciroppo di piccola frutta rossa.
In bocca una nota minerale, un miracolo di vino. Cru Arcagna e Casigliano,
vigne di 70 anni con piante di diversa età. 3500 bottiglie da acquistare in
azienda o presso l’enoteca di Dolceacqua.
Rossese di Dolceacqua Superiore Du
Nemu Luca Dall'Orto 2012, cru Arcagna, viti dai 70 ai 90 anni, in maturazione
per il 20% in barrique per 4 mesi. 1300 bottiglie prodotte. Al naso agrumi e
pepe, nota floreale. In bocca è potente, molto appoggiato sull’acidità, un vino
che ha bisogno di bottiglia.
Rossese di Dolceacqua Numero Uno
Roberto Rondelli 2012, sosta dodici mesi in tonneau francesi, cru Tramontina, Migliarina e
Trinceira. Vinificato in acciaio, 2700 bottiglie prodotte. Al naso nota di rosa
dominante, molto dolce, ribes e fragolina, nota alcolica, eterea e smaltata. In
bocca ha una dimensione diversa rispetto agli altri vini in degustazione, una
grande acidità con sentori dolci di confetto.
Rossese di Dolceacqua Superiore
Poggio Pini Tenuta Anfosso 2012, cru Pini con vigne allevate ad alberello del 1888,
questo produttore mette in commercio il suo Rossese più tardi di tutti. 1500
bottiglie, vino scuro, sentori di mirtillo e gelso. In bocca un grande tannino,
una bellissima progressione con un’acidità dimessa. Note finali di zucchero e
confettura.
Rossese di Dolceacqua Bricco Arcagna
Terre Bianche 2012, sosta sei mesi in legno da 225 e 450 litri. Piante fino a 120 anni,
malolattica in legno piccolo. Solo tremila bottiglie prodotte, già esaurite
direttamente in cantina. Naso con frutta rossa croccante, menta, agrume e
spezie. In bocca è un vino completo senza spigoli e note metalliche.
Tre ore
passate con una grande attenzione ed interesse verso il Rossese di Dolceacqua.
Il relatore Armando Castagno ha paralizzato la numerosa platea accorsa al
Westin Place di Milano. Un lungo applauso ha chiuso l’evento, personalmente ho
portato a casa grandi emozioni scaturite da storie vere.
Ciao
GB
Commenti
Posta un commento