Domaine de la Pinte - Jura
Lo Jura non
è certo una della zone vitivinicole della Francia tra le più conosciute,
Domaine de la Pinte, ci ha permesso di fare un viaggio all'interno di questo
territorio. Azienda che nel 1999 ha fatto la coraggiosa scelta di convertire
l'insieme della sua superficie alla viticoltura biologica, con l'obiettivo di
salvaguardare e valorizzare il territorio e l'ambiente, a partire dall'anno
2009 è iniziata una conversione alla biodinamica. L’enologo è Bruno Ciofi che
presenta un palmarès professionale di tutto rispetto. Guido Invernizzi ha
voluto presentarci questa realtà e questa zona produttiva in una serata di metà
giugno, nelle sale del Westin Palace Hotel di Milano, sede oramai da anni degli
eventi della delegazione di Milano dell’Associazione Italiana Sommelier.
La storia
del vino nello Jura nacque nel 670 d.C. con la fondazione dell’Abbazia di Chateau
Chalon ma, fino al tredicesimo secolo i prodotti furono poco esportati. Nel
1276 Jean de Chalon impose le regole per la coltivazione della vite e per la produzione
del vino. Nel 1298 Filippo IV il Bello comprò 37 botti di vino di Arbois,
portando così alla corte francese questi vini. Nel 1395 Filippo l’Ardito chiese
che i vini di Arbois fossero presenti al matrimonio del proprio figlio e proibì
l’impianto del vitigno gamay, salvaguardando così la produzione autoctona.
Purtroppo nel 1634, con la guerra dei 10 anni, si ebbero gravi danni ai vigneti
in tutto lo Jura. Tra il 1732 e il 1774 arrivò il primo regolamento sulla vite
che fece comparire il vitigno trousseau. Infine nel 1936 Arbois divenne la
prima AOC francese. Pasteur fu originario di queste zone e proprio nello Jura
iniziò i suoi studi, che lo portarono alle famose scoperte.
Nel periodo
Giurassico, 140 milioni di anni fa, si formarono le terre dello Jura, una delle
zone vitivinicole francesi più vicina all’Italia, un territorio vitato lungo 70
Km e largo sette, la produzione è in prevalenza di vino bianco. Gli ettari
attualmente coltivati sono circa 1800, il clima è definito semi continentale
con influssi oceanici. Inverni freddi e primavere piovose, talora con gelate,
estati però calde. Il clima ventilato evita i marciumi, spesso soffia un vento
freddo dal nord, lo stesso che è presente in Champagne. L’esposizione delle
vigne è a ovest e sud ovest, nel sottosuolo abbiamo marne iridee, rosse,
grigie, nere e verdi. A Chateau Chalon abbiamo delle caratteristiche marne
grigie e schistes carton, finemente lamellate. Sui rilievi è presente in
prevalenza calcare duro con fossili. In totale sono tredici i comuni dove si
coltiva l’uva nello Jura, tra cui il caratteristico Arbois, simbolo di tutto la
regione, non solo per il vino, qui si producono anche ottimi formaggi.
Cremant du Jura, unico vino in Jura e tra i pochi
in Francia prodotto con il metodo ancestrale, ovvero senza liqueur de tirage ma
con l’aggiunta di succo d’uva. Passa 24 mesi sui lieviti e il remuage avviene
su pupitre. Colore abbastanza carico quasi dorato, perlage fine, al naso buona
parte di frutta e uva, note di erbe aromatiche, genziana e fiori alpini. In
bocca una grande salivazione. Un vino unico grazie ad un metodo di produzione
così particolare. Una nota polverosa come lungo finale. Agrumi e note erbacee,
una grande bollicina atipica.
Melon à Queue Rouge 2010, vitigno variante dello chardonnay,
presente anche nella valle della Loira, rappresenta circa il 45% della vite in
tutta la regione. Fermentazione malolattica e passaggio in barrique per dodici
mesi. Profumi particolari con un colore dorato, una grande struttura, un’evidente
muscolatura data dai polialcoli. Al naso frutta gialla matura, pesca e banana.
Uso del legno intelligente, una bella mineralità ferrosa. In bocca l’alcol è
molto elegante, sapidità e note balsamiche.
Savagnin 2006, re dei vitigni dello Jura, appartiene
alla famiglia del traminer, ha grappoli e acini piccoli, buccia spessa dorata,
resiste bene al freddo e ha una maturazione tardiva. Questo vino è ottenuto da
una raccolta manuale e passa più di quattro anni in botti grandi. Leggera
filtrazione naturale. Perfettamente limpido, colore giallo dorato, un vino
opulento, grasso e di corpo. Al naso frutta gialla matura con nota di mallo di
noce e spezie dolci orientali. Leggera ossidazione, alcol elegantissimo,
profumi che evolvono verso il terziario.
Ora ci
avviciniamo a due grandi vini rossi, tenendo presente che siamo comunque a pochi
chilometri dalla Borgogna. Nello Jura oltre al pinot nero abbiamo il poulsard e
il trousseau. Il poulsard, dal dialetto locale piccola prugna, è un vitigno che
non ha equivalenti genetici in giro per il mondo, soffre le gelate primaverili
e predilige le marne blu e rosse. Il trousseau è geneticamente un incrocio di
due vitigni: il petit verdot e il duras. Ha un grappolo piccolo e serrato con
una buccia spessa. Ha bisogno di molto sole e tollera bene il freddo.
Poulsard 2010 L’ami Karl, dieci giorni a contatto con le
bucce per estrarre il poco colore, nove mesi in botte da 50 ettolitri, vino
perfettamente trasparente con una buona consistenza. Al naso spezie e note
animali, fungo e sotto bosco. In bocca è delicato con acidità e poca sapidità.
Trousseau 2011, vino ottenuto con diciotto giorni
di fermentazione, uve completamente diraspate, otto mesi in botte da cinquanta
ettolitri, una scelta dell’enologo quella di avere poco colore, al naso sentori
di frutta nera e rabarbaro, in bocca presenta un delicato tannino.
I vin jaune
sono la particolarità dei vini dello Jura, vino di colore giallo che passa
almeno sei anni e tre mesi in piccole botti da 228 litri, senza rabbocchi e
travasi. Alla fine di tutto il processo produttivo viene imbottigliato nelle
claveline, bottiglie di 62,5 centilitri, quantità che corrisponde al vino
rimasto, partendo da un litro, dopo il periodo in botte.
Vin Jaune 2004, un grande potenziale
d’invecchiamento, vino con un prevalente odore di spezie e noce, sentori tipici
del sotolone, ottenuto dal flor nella botte scolma. In bocca note volatili,
profumi terziari e di smalto.
Altro vino
molto particolare nello Jura è il vin de paille, prodotto anche nella valle del
Rodano. L’uva viene fatta riposare sei settimane sulla paglia sopra i graticci,
la pressatura avviene tra Natale e Capodanno, con una fermentazione molto
lenta. L’invecchiamento dura tre anni, in botti da 114 litri e viene messo in
bottiglie da 37,5 centilitri.
Nello Jura è
prodotto anche il macvin, ottenuto da un mosto dove la fermentazione viene
fermata con acqua vite, si usano diversi vitigni della zona, passa almeno 12
mesi in botte, viene bevuto abbondantemente freddo, come aperitivo.
Abbiamo
degustato prodotti di nicchia ottenuti da vitigni autoctoni. Definiamo lo Jura
come un’area diversa, che sta aumentando il suo spazio anche sulle carte dei
vini dei grandi ristoranti. Una serata unica nella quale abbiamo affrontato
delle nuove nozioni gusto olfattive.
Ciao
GB
Commenti
Posta un commento