Châteauneuf du Pape

Per ogni francese appassionato di enologia lo Châteauneuf du Pape è il grande vino del sud. Un territorio di quasi 3200 ettari vitati, forse il più esteso cru della Nazione. Geograficamente siamo in Provenza ma enograficamente nella Valle del Rodano meridionale.

L'AOC Châteauneuf du Pape è ubicata tra le città di Orange ed Avignone, sulla sponda sinistra del fiume. Cinque comuni compongono la denominazione: Courthezon, Orange, Bedarrides, Sorgues e lo stesso Châteauneuf du Pape. Quattro sono i diversi terroir di cui è costituita: argilloso calcareo, ciottoli di quarzo, sabbioso e rocce calcaree pure.
Il maggiore sviluppo della vite in questi territori si ebbe nel Medio Evo, soprattutto nel dodicesimo e tredicesimo secolo e, poco più tardi, con l’arrivo dei Papi ad Avignone. La storia dei vini di queste zone enfatizza ben tredici diversi vitigni ma non ci sono sufficienti documenti su cui basarsi. In epoca più moderna, Châteauneuf du Pape divenne una delle zone trainanti della viticoltura francese; il clima è mediterraneo con influssi marini, la piovosità è concentrata in primavera e in autunno, con una rilevante azione del Mistral, vento freddo proveniente da nord. C'è inoltre una notevole biodiversità che aiuta la qualità del prodotto: un’alternanza di vigne e boschetti, pendenze di tutto rispetto utili al drenaggio e all’irraggiamento solare, la propensione all’agricoltura biodinamica, l'età media elevata delle viti.

I vini sono quasi tutti rossi, ottenuti con rese bassissime, il disciplinare impone 35 ettolitri per ettaro ma, in genere, si rimane al di sotto di tale cifra. Grenache è il vitigno dominante, seguito da syrah e mourvedre. Tradizionalmente il vino di Châteauneuf du Pape è un vino d’assemblaggio, oggi per dare uno stile più produttivo alle aziende, una volta per dare maggiore equilibrio. In genere si esegue un affinamento in botte grande o vasche di cemento; la coltivazione della vite ad alberello è obbligatoria, come la cernita delle uve, mentre la vendemmia meccanica è vietata. Ultimamente, con nuovi e moderni processi viticoli, si è attenuato l’annoso problema dell’acidificazione artificiale del mosto.

Passiamo ora alla degustazione di 6 Châteauneuf du Pape rossi, serviti alla cieca:

La Crau Domaine du Vieux Telegraphe 2010
al naso piuttosto chiuso, una vinosità molto nitida, speziatura e vegetale di fondo, con una componente minerale. Frutta secca e finocchietto selvatico. In bocca una struttura lunga, una freschezza legata al tannino. Un cuore dinamico nella parte centrale del vino.

Domaine de Beaurenard 2010
colore concentrato ed intenso, frutta e note derivate dal latte. Un naso monoblocco e solido con una nota smaltata. In bocca c’è molta coerenza con il naso, un amaro che lascia spazio all’acidità. Tannino appiccicoso che tende a trattenere lo sviluppo del vino.

Les Grenaches de Pierre Domaine Giraud 2011
netta la frutta al naso, un filone verticale e lento, un vino che comunica goccia a goccia. Note di caramello, carruba e gelato alla liquirizia, un naso frutta matura, molto fine. In bocca è avvolgente e felpato, setoso e accogliente.

Domaine Laurent Charvin 2011
un naso quasi borgognone con una grande nitidezza del fruttato: sentori di fragola, ciliegia e graffite, un vino aperto e caldo, con una leggera sfumatura speziata. In bocca è vibrante e squillante, potenza e grandezza, un tannino granuloso e secco.

Domaine Pierre Andre 2011
un naso brutale con note di carne cruda, con leggera sfumatura erbacea e di pepe in foglia, presente anche una nota metallica con alcol e sfumature d’incenso. In bocca è molto equilibrato e dinamico, un tannino ruvido ma di slancio. Un finale salato e amaro.

Clos des Papes 2011
naso salmastro con frutta in confettura, sfumature dolci di conifere di pino e cerali soffiati. Tutti sentori molto eleganti. Un naso di torta appena sfornata. In bocca abbiamo un tannino ancora da aspettare, un residuo zuccherino che lascia dolcezza, caratteristica evocativa del grenache.


Sei vini francesi carichi, caldi e corposi, la scoperta di un territorio di cui si sente poco parlare ma che merita il giusto posto nell’enologia d’Oltralpe; un grande Samuel Cogliati ci ha, come sempre, fatto innamorare dei vini che ci propone in questi eventi che si trasformano in vere e proprie lezioni di stile.



Ciao
GB

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