Marisa Cuomo
Da Furore a Milano, Marisa Cuomo e il marito Andrea Ferraioli, tornano a trovarci per emozionarci con le espressioni del loro territorio.
Andrea Ferraioli ci racconta come i contadini mettono l’anima e le mani nei vini che degusteremo questa sera. Il Fiorduva, il vino che ha fatto conoscere l’azienda Marisa Cuomo nel mondo, è prodotto con tre vitigni che hanno caratteristiche diverse: il fenile ha una produzione limitata e spesso è coltivato a piede franco, la ginestra da freschezza e longevità, il ripoli ha un grappolo ampio con acini piccoli, produzione contenuta e non sempre costante. Muretti a secco e terra da riporto, grande sforzo di mantenimento dell’eco sistema e paura per il ricambio generazionale, questi sono i punti fermi della viticoltura in costiera amalfitana.
Furore Bianco Fiorduva 2011, vino in uscita sul mercato ad aprile, fiordo e uva compongono il nome in etichetta, uve raccolte in vigneti variegati e con molta pendenza, vendemmia selettiva. Colore perfetto paglierino carico, naso elegante di frutta matura e nota minerale sapida. In bocca grande salivazione, acido tartarico piacevole, discreta morbidezza con stimoli salmastri.
Furore Bianco Fiorduva 2010, giallo carico, in senso positivo, colore donato dalla sovra maturazione delle uve e dal passaggio in legno. Grande struttura, al naso frutta gialla e mineralità di idrocarburo. In bocca è morbido con una nota di albicocca, sapidità e grande equilibrio.
Furore Bianco Fiorduva 2009, nota di confettura e di banana, frutta secca e tostature, vino bianco in evoluzione, naso che vira verso l’idrocarburo. In bocca regna la sapidità, iodio e atmosfere salmastre. Eleganza e lunghezza nel finale.
Furore Bianco Fiorduva 2008, idrocarburo al naso, sentori di ananas, in bocca note nette di carbone e di tostatura. Vino lungo e rotondo, evoluto e fresco.
Furore Bianco Fiorduva 2007, limpido, carico ed etereo, con note fruttate di pesca e albicocca, profumi evoluti. In bocca è quasi un vino da meditazione, mineralità e profumi terziari.
Passiamo ora a due vini rossi, prodotti con l’aglianico e il piedirosso. Il primo è un vitigno difficile da coltivare, definito il barolo del sud, caratterizzato da un’importante tannino e acidità. Il piedirosso, che non è altro che la colombina di Plinio, ha una polpa che ricorda la fragola, tannini poco duri e bassa acidità, dona al vino morbidezza ed equilibrio.
Furore Rosso Riserva 2009, carica di materia colorante importante, colore rubino e grande struttura. Al naso eleganza e frutta sottospirito, tabacco. In bocca nota speziata e tannica, freschezza, vino lungo e piacevole.
Furore Rosso Riserva 2008, tonalità di rubino molto presente. Al naso amarena e frutti rossi, spezia ed evoluzione dei profumi. In bocca liquirizia e tabacco, tannino nero che asciuga.
Una ricerca nel migliorare i prodotti, con l’uso della tecnologia come supporto, una continua volontà ed impegno nel coinvolgimento del territorio, questo è l’azienda Marisa Cuomo. La follia è l’elemento che sovrasta tutto, fare vino è un sacrificio, le ore lavorative sono tante e fare impresa in Italia è molto difficile. Custodi di un territorio, che ha nelle etichette delle bottiglie di Marisa Cuomo, il biglietto da visita.
Articolo pubblicato anche sul sito A.I.S. Delegazione di Milano
Ciao
GB
La Campania è una regione dove il concetto di autoctono è insito nella terra, alcuni vitigni non sono neanche autorizzati ad entrare nei disciplinari. Due sono le grandi scuole vitivinicole campane, quella interna che si sviluppa da Capua all’Irpinia, zona etrusca caratterizzata dall’allevamento della vite ad alberata e quella costiera isolana, con impronte greche. Proprio dalla Grecia e più precisamente dall’isola Eubea arrivò la vite ad Ischia. I greci, abili commercianti, spaventati dal rischio sismico dell’isola si spostarono presto sulla terra ferma e fondarono Cuma, facendo nascere la viticoltura in Campania. Un reperto archeologico, che dimostra ciò, è la Coppa di Nestore che ha incisa una frase “Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona”. Con i romani si ebbe un grande sviluppo della viticoltura, fino ad arrivare al periodo della Repubblica Marinara di Amalfi dove si incrementarono molto gli scambi commerciali. Fra Diavolo, grande amatore e Meco del Sacco, templare ed eretico medioevale, sono i protagonisti di aneddoti legati alla cittadina di Furore, abitata da pescatori contadini, uomini di tempra. Il terreno di tutta la Campania permette di fare grandi vini, anche grazie al clima mite mediterraneo sulla costa e continentale all’interno. Il Vesuvio ha molto influenzato il terreno e la viticoltura in tutta la regione, tranne che sull’isola di Capri. Strati di rocce dolomitiche compongono i monti Lattari, emersi dallo scontro tra i continenti Africano e Eurasia.
Andrea Ferraioli ci racconta come i contadini mettono l’anima e le mani nei vini che degusteremo questa sera. Il Fiorduva, il vino che ha fatto conoscere l’azienda Marisa Cuomo nel mondo, è prodotto con tre vitigni che hanno caratteristiche diverse: il fenile ha una produzione limitata e spesso è coltivato a piede franco, la ginestra da freschezza e longevità, il ripoli ha un grappolo ampio con acini piccoli, produzione contenuta e non sempre costante. Muretti a secco e terra da riporto, grande sforzo di mantenimento dell’eco sistema e paura per il ricambio generazionale, questi sono i punti fermi della viticoltura in costiera amalfitana.
Furore Bianco Fiorduva 2011, vino in uscita sul mercato ad aprile, fiordo e uva compongono il nome in etichetta, uve raccolte in vigneti variegati e con molta pendenza, vendemmia selettiva. Colore perfetto paglierino carico, naso elegante di frutta matura e nota minerale sapida. In bocca grande salivazione, acido tartarico piacevole, discreta morbidezza con stimoli salmastri.
Furore Bianco Fiorduva 2010, giallo carico, in senso positivo, colore donato dalla sovra maturazione delle uve e dal passaggio in legno. Grande struttura, al naso frutta gialla e mineralità di idrocarburo. In bocca è morbido con una nota di albicocca, sapidità e grande equilibrio.
Furore Bianco Fiorduva 2009, nota di confettura e di banana, frutta secca e tostature, vino bianco in evoluzione, naso che vira verso l’idrocarburo. In bocca regna la sapidità, iodio e atmosfere salmastre. Eleganza e lunghezza nel finale.
Furore Bianco Fiorduva 2008, idrocarburo al naso, sentori di ananas, in bocca note nette di carbone e di tostatura. Vino lungo e rotondo, evoluto e fresco.
Furore Bianco Fiorduva 2007, limpido, carico ed etereo, con note fruttate di pesca e albicocca, profumi evoluti. In bocca è quasi un vino da meditazione, mineralità e profumi terziari.
Passiamo ora a due vini rossi, prodotti con l’aglianico e il piedirosso. Il primo è un vitigno difficile da coltivare, definito il barolo del sud, caratterizzato da un’importante tannino e acidità. Il piedirosso, che non è altro che la colombina di Plinio, ha una polpa che ricorda la fragola, tannini poco duri e bassa acidità, dona al vino morbidezza ed equilibrio.
Furore Rosso Riserva 2009, carica di materia colorante importante, colore rubino e grande struttura. Al naso eleganza e frutta sottospirito, tabacco. In bocca nota speziata e tannica, freschezza, vino lungo e piacevole.
Furore Rosso Riserva 2008, tonalità di rubino molto presente. Al naso amarena e frutti rossi, spezia ed evoluzione dei profumi. In bocca liquirizia e tabacco, tannino nero che asciuga.
Una ricerca nel migliorare i prodotti, con l’uso della tecnologia come supporto, una continua volontà ed impegno nel coinvolgimento del territorio, questo è l’azienda Marisa Cuomo. La follia è l’elemento che sovrasta tutto, fare vino è un sacrificio, le ore lavorative sono tante e fare impresa in Italia è molto difficile. Custodi di un territorio, che ha nelle etichette delle bottiglie di Marisa Cuomo, il biglietto da visita.
Articolo pubblicato anche sul sito A.I.S. Delegazione di Milano
Ciao
GB
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