Viaggio nelle regioni italiane: tre rossi identificativi
Giovedì 14 Aprile alle ore 20,00 ci siamo trovati alla Salumeria del Vino di via R.Sanzio a Milano. Eravamo in 10 e ci ha accolto Angelo Costantini, padrone di casa, poco dopo è arrivato anche Alberto Bajetta, relatore della serata, dedicata a un viaggio nelle regioni italiane, con tre rossi identificativi.
Ci accomodiamo in una piccola saletta, tutta per noi e partiamo con la storia della vite e dei suoi territori d’origine.
Al tempo degli egizi e dei romani inizia l’agricoltura moderna. Con l’abbandono del nomadismo si inizia la coltivazione della vite e dell’ulivo, durante l’Impero Romano si inizia a produrre il vino da bere, per le truppe, così si ha un grande sviluppo della produzione in Campania, qui il vino veniva sempre conciato, con essenze, miele ed erbe. I romani scoprono che il vino fornisce calorie a basso prezzo per i legionari utilizzati nelle battaglie di conquista dei territori.
80 zone vitivinicole e 180 vitigni furono censiti durante l’Impero Romano. In Francia invece abbiamo la nascita dei vitigni oggi denominati internazionali.
Con l’Editto di Costantino abbiamo il connubio del vino con il cristianesimo.
La cultura latina, con la dieta mediterranea, si scontra con i popoli del nord Europa, i quali mangiano carne e bevono birra. Inizia il Medioevo, dove la vite rischia l’estinzione, i Monaci portano avanti la cultura della vite, nei monasteri il vino entra in cantina, anche per essere nascosto durante le razie. Il legno passa da contenitore atto per il trasporto a materiale di affinamento in cantina. I Monaci Cistercensi iniziano a capire che per produrre vino bisogna avere delle tecniche e non fare tutto per caso. Intorno a Milano iniziano le bonifiche del territorio paludoso, con la realizzazione delle marcite, molte abbazie sono ancora oggi presenti intorno alla città. Dopo il Medioevo, riprende a fiorire la vite, anche come prodotto di scambio, alle corti dei regnanti, il vino viene servito abbondantemente a tavola.
Con la scoperta dell’America arrivano altre bevande alcoliche. Gli olandesi introducono i solfiti per stabilizzare i prodotti e renderli meglio trasportabili. Si introduce l’uso del vetro, sia per il servizio che per la rifermentazione in bottiglia, in Champagne. Con la rivoluzione francese abbiamo lo spezzettamento dei poderi e un sensibile rallentamento della produzione. Nel 1821 in Francia si iniziò a suddividere il vino, vengono creati i Crù e le classificazioni, molte delle quali, sono ancora in essere ai nostri tempi, in Italia solo nel 1966 nascono le prime DOC.
Purtroppo dall’America arrivano anche le malattie, soprattutto la Filossera, che colpisce l’apparato radicale della pianta. Si scopre come debellarla con la vite americana innestata dalle barbatelle dei vitigni europei, nascono successivamente anche i cloni e si iniziano le sperimentazioni con le analisi degli agronomi, in modo da avere la vite giusta da piantare in ogni terreno coltivato. Si affinano, in cantina, le attività e nascono i primi macchinari. Il resto è storia di questi decenni, chiudiamo questo percorso di due ore, ricordando che a Milano sino agli anni sessanta si vendeva il vino sfuso nei Trani, locali così chiamati perché nella maggioranza dei casi erano gestiti da immigrati pugliesi e più precisamente originari di Trani.
Ogni vino ha bisogno del suo tempo sia in cantina che in bottiglia.
Il mondo del vino negli ultimi venti/trenta anni è cambiato e ha dovuto cambiare.
Passiamo ora alla degustazione, ci vengono serviti tre vini in calici diversi e ci viene dato un piatto di salumi e formaggio a scaglie in abbinamento.
Rosso di Montalcino 2009 - Tenuta di Sesta
Sangiovese in purezza, viene considerato il fratello più giovane del Brunello, invecchiato un anno in botte di rovere di Slavonia da 20 hl, unisce alla solenne struttura del Brunello freschezza e vivacità, preferisce essere bevuto giovane, anche se resiste bene all’invecchiamento. Di colore rosso rubino intenso, già al naso rivela tutta la sua esuberanza con note di frutti rossi e fiori freschi, rosa e violetta. Al palato è piacevole, armonico, con buona persistenza aromatica e con tannini non aggressivi.
Aglianico Pompeiano Don Paolo 2008 - Az. Agricola Sorrentino
Aglianico Pompeiano 100% - IGT
Caratteristiche del terreno vulcanico – sabbioso, sistema di allevamento Guyot, collocato a circa 500 mt. s.l.m. vendemmia a fine ottobre. 12-24 mesi in fusti di Allier a spacco e affinamento in bottiglia per 2-3 mesi. Titolo alcolometrico volumico 13,5%.
Colore rosso rubino con riflessi violacei, al naso molto intenso, ampio, complesso e consistente. Offre sentori fruttati di confettura con spiccate note di ciliegia, fragola e frutti di bosco, sentori speziati, vaniglia, pepe, caffè tostato, si arriva all’affumicato. In bocca è corposo, gradevole ed elegante, secco e persistente. Equilibrato ed armonico, morbido e giustamente tannico.
Barbaresco 2007 - Pietro Rinaldi
Nebbiolo 100%
Colore rosso rubino inteso, riflessi granati, al naso esprime profumi di fiori secchi quali rosa e viola, note balsamiche e minerali.
In bocca grande freschezza con tannini morbidi, grande eleganza stilistica in un finale caldo e avvolgente, mai prevaricato dal sapiente uso del legno. Due anni in Tonneau e solo il 20% della produzione in Barrique, un anno in bottiglia.
Il vigneto è situato nel Comune di Neive, San Cristoforo è una menzione geografica aggiuntiva, che identifica un Crù di particolare pregio. L'esposizione è a sud est.
Sistema di allevamento Guyot, resa per ettaro 60/65 quintali per ettaro, severi diradamenti in vigna. Vendemmia intorno alla metà di ottobre.
Dopo la pigiatura, fermentazione in acciaio inox a temperatura controllata tra i 28°e 30° gradi per la durata di 8/10 giorni, fino allo svolgimento completo della fermentazione.
Vino longevo che matura lentamente e costantemente in bottiglia grande anche dopo vari decenni.
La serata è volta alla fine, passiamo alcuni minuti a commentare questi vini e le nozioni che ci sono state raccontate, poi ognuno prende la via di casa, penso che tutti siano rimasti soddisfatti da questo incontro, molto bene anche la location e il personale di servizio.
Ciao
GB
Ci accomodiamo in una piccola saletta, tutta per noi e partiamo con la storia della vite e dei suoi territori d’origine.
Al tempo degli egizi e dei romani inizia l’agricoltura moderna. Con l’abbandono del nomadismo si inizia la coltivazione della vite e dell’ulivo, durante l’Impero Romano si inizia a produrre il vino da bere, per le truppe, così si ha un grande sviluppo della produzione in Campania, qui il vino veniva sempre conciato, con essenze, miele ed erbe. I romani scoprono che il vino fornisce calorie a basso prezzo per i legionari utilizzati nelle battaglie di conquista dei territori.
80 zone vitivinicole e 180 vitigni furono censiti durante l’Impero Romano. In Francia invece abbiamo la nascita dei vitigni oggi denominati internazionali.
Con l’Editto di Costantino abbiamo il connubio del vino con il cristianesimo.
La cultura latina, con la dieta mediterranea, si scontra con i popoli del nord Europa, i quali mangiano carne e bevono birra. Inizia il Medioevo, dove la vite rischia l’estinzione, i Monaci portano avanti la cultura della vite, nei monasteri il vino entra in cantina, anche per essere nascosto durante le razie. Il legno passa da contenitore atto per il trasporto a materiale di affinamento in cantina. I Monaci Cistercensi iniziano a capire che per produrre vino bisogna avere delle tecniche e non fare tutto per caso. Intorno a Milano iniziano le bonifiche del territorio paludoso, con la realizzazione delle marcite, molte abbazie sono ancora oggi presenti intorno alla città. Dopo il Medioevo, riprende a fiorire la vite, anche come prodotto di scambio, alle corti dei regnanti, il vino viene servito abbondantemente a tavola.
Con la scoperta dell’America arrivano altre bevande alcoliche. Gli olandesi introducono i solfiti per stabilizzare i prodotti e renderli meglio trasportabili. Si introduce l’uso del vetro, sia per il servizio che per la rifermentazione in bottiglia, in Champagne. Con la rivoluzione francese abbiamo lo spezzettamento dei poderi e un sensibile rallentamento della produzione. Nel 1821 in Francia si iniziò a suddividere il vino, vengono creati i Crù e le classificazioni, molte delle quali, sono ancora in essere ai nostri tempi, in Italia solo nel 1966 nascono le prime DOC.
Purtroppo dall’America arrivano anche le malattie, soprattutto la Filossera, che colpisce l’apparato radicale della pianta. Si scopre come debellarla con la vite americana innestata dalle barbatelle dei vitigni europei, nascono successivamente anche i cloni e si iniziano le sperimentazioni con le analisi degli agronomi, in modo da avere la vite giusta da piantare in ogni terreno coltivato. Si affinano, in cantina, le attività e nascono i primi macchinari. Il resto è storia di questi decenni, chiudiamo questo percorso di due ore, ricordando che a Milano sino agli anni sessanta si vendeva il vino sfuso nei Trani, locali così chiamati perché nella maggioranza dei casi erano gestiti da immigrati pugliesi e più precisamente originari di Trani.
Ogni vino ha bisogno del suo tempo sia in cantina che in bottiglia.
Il mondo del vino negli ultimi venti/trenta anni è cambiato e ha dovuto cambiare.
Passiamo ora alla degustazione, ci vengono serviti tre vini in calici diversi e ci viene dato un piatto di salumi e formaggio a scaglie in abbinamento.
Rosso di Montalcino 2009 - Tenuta di Sesta
Sangiovese in purezza, viene considerato il fratello più giovane del Brunello, invecchiato un anno in botte di rovere di Slavonia da 20 hl, unisce alla solenne struttura del Brunello freschezza e vivacità, preferisce essere bevuto giovane, anche se resiste bene all’invecchiamento. Di colore rosso rubino intenso, già al naso rivela tutta la sua esuberanza con note di frutti rossi e fiori freschi, rosa e violetta. Al palato è piacevole, armonico, con buona persistenza aromatica e con tannini non aggressivi.
Aglianico Pompeiano Don Paolo 2008 - Az. Agricola Sorrentino
Aglianico Pompeiano 100% - IGT
Caratteristiche del terreno vulcanico – sabbioso, sistema di allevamento Guyot, collocato a circa 500 mt. s.l.m. vendemmia a fine ottobre. 12-24 mesi in fusti di Allier a spacco e affinamento in bottiglia per 2-3 mesi. Titolo alcolometrico volumico 13,5%.
Colore rosso rubino con riflessi violacei, al naso molto intenso, ampio, complesso e consistente. Offre sentori fruttati di confettura con spiccate note di ciliegia, fragola e frutti di bosco, sentori speziati, vaniglia, pepe, caffè tostato, si arriva all’affumicato. In bocca è corposo, gradevole ed elegante, secco e persistente. Equilibrato ed armonico, morbido e giustamente tannico.
Barbaresco 2007 - Pietro Rinaldi
Nebbiolo 100%
Colore rosso rubino inteso, riflessi granati, al naso esprime profumi di fiori secchi quali rosa e viola, note balsamiche e minerali.
In bocca grande freschezza con tannini morbidi, grande eleganza stilistica in un finale caldo e avvolgente, mai prevaricato dal sapiente uso del legno. Due anni in Tonneau e solo il 20% della produzione in Barrique, un anno in bottiglia.
Il vigneto è situato nel Comune di Neive, San Cristoforo è una menzione geografica aggiuntiva, che identifica un Crù di particolare pregio. L'esposizione è a sud est.
Sistema di allevamento Guyot, resa per ettaro 60/65 quintali per ettaro, severi diradamenti in vigna. Vendemmia intorno alla metà di ottobre.
Dopo la pigiatura, fermentazione in acciaio inox a temperatura controllata tra i 28°e 30° gradi per la durata di 8/10 giorni, fino allo svolgimento completo della fermentazione.
Vino longevo che matura lentamente e costantemente in bottiglia grande anche dopo vari decenni.
La serata è volta alla fine, passiamo alcuni minuti a commentare questi vini e le nozioni che ci sono state raccontate, poi ognuno prende la via di casa, penso che tutti siano rimasti soddisfatti da questo incontro, molto bene anche la location e il personale di servizio.
Ciao
GB
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