Rosé Francia. Zone e metodi differenti


Un viaggio all’interno dell’universo dei vini rosé francesi, navigando non solo fra i mostri sacri della categoria, ma anche altri areali poco famosi.

Partiamo, per il nostro viaggio in terra francese, dalla Loira, la zona vitivinicola più grande di Francia, che si estende dal Massiccio Centrale all’oceano Atlantico. Da sempre, la presenza di un fiume ha permesso lo sviluppo di culture e civiltà, dando, di riflesso, una marcia in più ai vini prodotti lungo il proprio percorso. I vigneti costituiscono elementi essenziali, tanto quanto i castelli che si incontrano lungo il fiume Loira, che svolge un ruolo fondamentale nell’identità e nella diversità dei vini prodotti storicamente da uve a bacca rossa - pinot nero e cabernet franc in primis - mentre i vitigni bianchi sono di più recente introduzione. La grande varietà dei suoli e l’influenza più o meno marcata del vento sono altre variabili che inducono carattere al prodotto finale.


I vitigni che regnano a Sancerre sono il sauvignon blanc e il pinot nero. Nel XII secolo la vigna conobbe una notevole crescita grazie ai monaci agostiniani di Saint Satur e ai conti di Sancerre. Il vigneto divenne famoso per la produzione di un vino rosso a base pinot nero. Con l’arrivo della fillossera, alla fine del XIX secolo, il pinot nero fu completamente distrutto e il sauvignon blanc venne impiantato al suo posto, adattandosi da subito al clima locale. Qui i terreni sono composti da marne kimmeridgiane e fossili, da calcare e silicio. Nonostante sia errato, poiché a Sancerre non esiste ufficialmente questo tipo di classificazione, ci sono tre villaggi particolarmente prestigiosi, che vengono spesso paragonati a dei cru: Bué, Chavignol e Ménétréol-sous-Sancerre. A Sancerre i vini rosati si ottengono principalmente per spremitura diretta, meno da saignée, e si traducono in vini dai colori molto chiari, freschi, eleganti e con aroma di frutti bianchi.

La Perrière - Sancerre AOP Rosé 2019
La sede dell’azienda è posta all’interno di un’antica grotta risalente all’era giurassica a Verdigny-en-Sancerre, un progetto famigliare di oltre 40 anni di Jean Louis e Marie Claire Saget, che oggi coinvolge anche i figli Arnaud e Laurent. 42 ettari di vigneto per la maggior parte vitati a sauvignon blanc. Il vino in degustazione ha l’appellazione Sancerre ed è prodotto da pinot nero al 100%, metà da spremitura diretta e metà da saignée. La fermentazione avviene a basse temperature. Timido al naso, molto floreale con ricordi di viola e rose, piccoli frutti e melograno; tenue e delicato. In bocca è espressivo, sapido e dotato di una certa struttura.

Riprendiamo il viaggio e ci spostiamo a Pomerol, una delle zone più famose al mondo. Qui si producono grandi vini rossi, tra i più cari sui mercati mondiali. La natura di questo territorio è stata influenzata dalla presenza del fiume Dordogna che lo ha scavato e plasmato arricchendolo di particolari sostanze nutritive e fornendo materiale sedimentario alluvionale. I venti hanno portato sabbie ferruginose, dette localmente crasse de fer, che rendono ancora più ricca la composizione del terreno. 813 ettari vitati in totale su un altopiano, con un dislivello massimo di 20 metri. La AOC Pomerol è stata istituita nel 1936, con il divieto di piantare vitigni a bacca bianca. Il vino di Pomerol può essere declassato come Bordeaux o Bordeaux Supérieur se l’annata non si ritiene ottimale. Pomerol rimane comunque una delle zone di produzione più piccole del bordolese. Furono prima i Romani e poi gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme a coltivare la vite. L’ubicazione della zona lungo la strada principale di pellegrinaggio verso Santiago di Compostela suscitò l’interesse proprio dei Cavalieri Ospitalieri - di cui oggi sono eredi i Cavalieri di Malta - che nel XII secolo e per tutto il Medioevo si dedicarono alla coltivazione del vigneto a Pomerol. I vigneti furono devastati durante la Guerra dei Cento Anni e impiantati nuovamente tra il XV e il XVI secolo. A metà del XVIII secolo prende forma il volto moderno di Pomerol.
 
Château Beauregard - Pomerol - AOP Bordeaux Rosé 2019
Sita al margine sud-orientale del famoso altopiano di Pomerol, su terreni eccezionali per la coltivazione della vite, l’intera proprietà è condotta in agricoltura biologica. Proprietaria di un piccolo maniero, nel XVIII secolo la famiglia Beauregard fece costruire un primo edificio, sostituito in epoca napoleonica dall’attuale castello. Nel 2014, le famiglie Moulin e Cathiard acquistarono Château Beauregard ed effettuarono una profonda trasformazione. Il vino che ci troviamo nel calice è prodotto con solo cabernet franc, rosé de saignée, vinificazione in acciaio. Colore rosa tenue scarico. Al naso si presenta con una nota terrosa in sottofondo, tanta frutta e ricordi di balsamicità. In bocca è quasi grasso, con un finale amaro. Sicuramente un prodotto che ci porta verso l’abbinamento culinario.

Ci spostiamo di nuovo e andiamo a Tavel, nella Valle del Rodano, dove si producono i migliori rosé del mondo. I greci e poi i coloni romani introdussero la vite in questo territorio. Già dal 1636 molte famiglie di origine contadina abbandonarono le coltivazioni di cereali per dedicarsi alla viticoltura. Nel 1936 nasce la prima AOC Rosé de France grazie alla volontà e alla tenacia dei viticoltori e del barone Pierre Le Roy de Boiseaumarié. Il clima ha influenza mediterranea, con una ridotta piovosità, estati calde ma mitigate dal soffio del Mistral. Le denominazioni vinificate rosé sono: Tavel, Lirac, Côtes du Rhône rosé e Vin de Pays rosé. I terreni vitati sono eccezionali e spesso differenti tra loro in termini d’aspetto, composizione geologica ed esposizioni. Le componenti maggiormente presenti sono: ardesia, sabbia, ghiaia e ciottoli. Straordinariamente poveri di humus e materia organica, rendono Tavel un luogo ideale per la coltivazione della vite. La vinificazione avviene solo per macerazione a freddo, non per pressatura diretta o saignée. I vitigni autorizzati sono 9 e nessuno di essi può superare il 60% dell’uvaggio: syrah, mourvèdre, cinsault, clairette, grenache, bourboulenc, carignano, picpoul e calitore. I vini rosati prodotti a Tavel abbagliano con un colore unico, un rosa brillante e intenso; al naso rivelano profumi di lampone e fragola; in bocca mostrano il calore del sole. In maturità arrivano aromi di pietra focaia e spezie.
 
Domaine de la Mordorée - La Dame Rousse Côtes du Rhône Rosé 2020
Azienda familiare fondata nel 1986 da Francis Delorme e suo figlio Christophe. 50 ettari di vigneto nella valle del Rodano meridionale, 38 parcelle distribuite su 8 comuni. I vigneti della denominazione Tavel si trovano sull’altopiano della Vallongue, al Palai, a Roquaute e a Romagnac. Il vino in degustazione è così composto: grenache 60 % cinsault 10% syrah 10 % mourvèdre 10% clairette 5% bourboulenc 5%. Si presenta nel calice con un colore acceso, di piacevole impatto al naso, contraddistinto da tanta speziatura,. In bocca sembra una caramella con un piacevole ritorno di sale nel finale. Struttura e corpo per una grande bevibilità.

Ritorniamo in Loira per avvicinarci ai vigneti di Anjou Saumur, più di 21mila ettari vitati, immersi in un clima oceanico temperato, con un’influenza continentale nella regione di Saumur. I suoli sono composti principalmente da scisti di ardesia, arenaria e rocce vulcaniche. I vitigni maggiormente coltivati sono cabernet franc e chenin blanc. I monaci ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo del vigneto. Breton è il nome dato al cabernet franc nella valle della Loira; alcuni pensano che questo nome derivi dall’abate Breton, amministratore di Saint Nicolas di Bourgueil, che nel XVII secolo avrebbe piantato le prime barbatelle di cabernet franc nella regione. La storia ci ricorda che anche Giulio Cesare, di ritorno dalla campagna militare in Gallia, vi piantò del cabernet franc. In questa zona, rispetto al cugino bordolese, il cabernet franc è meno tannico, più morbido e rotondo, ma presenta in genere minore potenzialità d’invecchiamento.
 
Château de la Mulonnière - La cuvée M - Rosé d’Anjou 2019
I paesaggi che circondano l’azienda sono tra i più belli della denominazione. 42,5 ettari totali, prevalenza di terreni scistosi e argillosi. Cabernet franc, cabernet sauvignon, grolleau e gamay concorrono alla composizione di questo vino. La diraspatura è totale e la macerazione avviene sulle bucce. Fermentazione a bassa temperatura in acciaio e affinamento per alcuni mesi in vasche inox. Il naso ricorda la gelatina dolce di frutta e le caramelle sciroppate; al palato tanta sostanza, materia dolce che anticipa eleganza e tipicità. Il vino ci porta verso abbinamenti culinari che spaziano fino alla cucina orientale e indiana, non disdegnando piatti speziati.

Come ultima zona non poteva mancare la Champagne e più precisamente l’Aube, dipartimento della regione Grand Est. Qui il clima è essenzialmente continentale e le temperature annuali sono relativamente miti; per contro le gelate primaverili possono rilevarsi devastanti. La minaccia più gravosa per i vigneti è la peronospora, innescata dalla piovosità e dalla matrice argillosa dei terreni. La vite qui piantata penetra le sue radici in terre ricche di fossili marini, minuscole conchiglie cementate in una poltiglia di color avorio, chiamata griotte, che regalano agli champagne locali un’apertura aromatica bianca, un’acidità croccante e una verve salina che serve alla causa della beva e della persistenza. Nonostante la matrice pedologica sia pressoché identica a quella di Chablis, qui si coltiva principalmente pinot nero per due motivi: il primo ha risvolti agronomici poiché lo chardonnay ha un germogliamento più precoce che lo sottopone al rischio delle gelate primaverili; il secondo è più legato alla storia e al commercio poiché i grandi produttori possono contare su un enorme bacino di uve rosse relativamente a buon mercato.
 
Morize Père et Fils - Champagne Brut rosé
Récoltants manipulants da tre generazioni, possiedono antichissime cantine cistercensi dei secoli XI e XII. 20 ettari vitati a pinot nero, chardonnay e pinot bianco. Questo champagne è prodotto per il 100% da pinot nero, rosé de saignée, non di assemblaggio. Colore che denota una grande estrazione. Naso che presenta piccoli frutti rossi. Mostra una certa maturità che si sposa con la complessità, e ricordi di ciliegia e prugna. In bocca una leggera trama tannica.

Morize Père et Fils - Rosé des Riceys 2015
Il Rosé des Riceys è una specialità esclusiva del comune omonimo, rosato fermo ottenuto esclusivamente da pinot nero, considerato tra i rosati più longevi al mondo. Per questo prodotto in degustazione la macerazione di grappoli interi in vasche inox dura dai 4 ai 6 giorni, nessuna pressatura, ma mosto fiore ottenuto per gravità. Al naso sono presenti note di macerazione fruttate ed eleganti, pulito e di grande concentrazione. In bocca tanto frutto e poco alcol. Note ferrose al secondo assaggio, quasi ematiche. Palato strutturato con note amare sul finale.

Ciao
GB

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