Châteauneuf-du-Pape

La valle del Rodano meridionale è un territorio che dal punto di vista storico e qualitativo è sempre stato ai vertici. La Chiesa con la sua storia e le sue vicissitudini ha avuto una grande influenza sulla coltivazione della vite e sulla produzione del vino. Grandi investimenti economici sono stati impiegati per lo sviluppo della viticoltura in Côtes du Rhône.


La vite è apparsa a Orange tra il II e I secolo a.C.; successivamente l’Impero Romano con la costruzione di strade e l’impianto di vigneti lungo le sponde del grande fiume, ha dato il via alla storia della viticoltura che arriva ai giorni nostri. La prima traccia scritta sulla presenza della vite in queste terre francesi, risale al 1157. Geoffroy, vescovo di Avignone, possedeva un vigneto situato in questa zona. La “cattività avignonese” segna il trasferimento del papato da Roma ad Avignone dal 1309 al 1377, sotto il controllo della monarchia francese. In questo periodo vari papi - tra cui Clemente V, Giovanni XXII, Benedetto XV - svilupparono la viticoltura avvalendosi di persone e nozioni sulle migliori pratiche di coltivazione della vite.

Il fiume Rodano fu sfruttato anche come via commerciale e utilizzato per il trasporto di tutti i materiali necessari alla costruzione dei castelli e dei palazzi papali.

Nel XIV secolo la vite occupava quasi la metà della superficie coltivata, l’altra parte era destinata ai cereali e alle piante di ulivo. Tutto ciò fa pensare a un grande fermento lavorativo e a molte migliaia di persone impiegate.

Nel 1731, a Tavel, le botti iniziarono a essere marchiate con la sigla CDR (Côte du Rhône), primo segno identificativo del vino qui prodotto che venne imbottigliato per la prima volta nel 1776. Il comandante Joseph Ducos, nel 1891, formulò la composizione del vino Châteauneuf-du-Pape, studiando il comportamento di ben dodici varietà di uve. Il 4 ottobre 1923 venne fondato il sindacato dei proprietari viticoltori di Châteauneuf-du-Pape. Il barone Pierre Le Roy de Boiseaumariè è di fatto il padre fondatore della AOC Châteauneuf-du-Pape, avendo redatto le condizioni per la produzione:

  • Regolamentazione dei metodi;
  • Grado minimo alcolico;
  • Elenco delle varietà ammesse;
  • Utilizzo del tavolo di cernita delle uve.

La Corte di Cassazione, il 21 novembre 1933, conferma la delimitazione del territorio di produzione per la AOC Châteauneuf-du-Pape, facendola di fatto rientrare nelle 6 AOC di Francia.

Ma non sono stati solo la Chiesa, il fiume e la storia a farci pervenire vini fantastici, ma fondamentali elementi sono i terreni, dove le svariate varietà di vite vengono coltivate. Terreni composti da argilla rossa, con un sottosuolo ricco, in cui le radici delle piante vanno in profondità alla ricerca di nutrimento. I sassi, les galets, restituiscono ai grappoli, di notte, il calore accumulato durante le lunghe giornate assolate, evitando di fatto lo sviluppo delle muffe. Il clima è caldo, secco e ventoso, con alte temperature d’estate.

Châteauneuf-du-Pape è strutturata su cinque comuni, con un totale di 3145 ettari vitati e rese tra le più basse di Francia. In vigna spesso si usa il cavallo da tiro, si fa molta viticoltura biologica e si usa l’allevamento ad alberello, tendenzialmente basso.

Il vitigno più importante è il grenache, originario della penisola iberica, ha trovato in Châteauneuf-du-Pape la sua terra d’elezione. Rustico, resiste al caldo e ai ripetuti assalti del vento. Per raggiungere l’equilibrio, i viticoltori di solito lo assemblano con mourvèdresyrah e cinsault. Spesso è affinato in cemento al fine di preservare tutta la sua finezza aromatica e l’ampiezza dei suoi frutti.

La syrah è una varietà a bassa resa con un carattere speziato e dona deliziose note violacee. Produce vini alcolici, tannici e di media acidità. Invecchiando si evolve verso note più complesse.

Il mourvèdre, misterioso per quanto riguarda le sue origini, era molto coltivato nel sud della Francia, prima della crisi della fillossera. Regala un vino potente, ampio, caldo, tannico e di grande finezza.

 

La degustazione

Gigondas è il primo Côtes du Rhône Villages a diventare Cru nel 1971. Il vigneto è interamente nel comune omonimo, sito nel dipartimento del Vaucluse. La produzione è praticamente tutta di vino rosso, pochissimo rosato, niente bianco. Rimanendo in questa zona iniziamo la degustazione dei vini.

Gigondas La Gille 2017 – Famille Perrin
Vigne coltivate su suoli calcarei, argilla e sabbia, che conferiscono al grenache eleganza e finezza aromatica. 60% grenache e 40% syrah, diraspatura totale dei grappoli, vinificazione in tini di legno e acciaio. Invecchiamento in barrique per dodici mesi. La famiglia Perrin, viticoltori da cinque generazioni, è la più grande proprietaria di vigneti biologici nella valle del Rodano meridionale. Naso fruttato ben gestito, piccoli frutti rossi. In bocca l’alcol non ha un impatto invadente. Durante un secondo passaggio olfattivo arriva la balsamicità e la speziatura. Vino opulento e scorrevole.

 

Vacqueyras entra nel 1937 nella denominazione Côtes du Rhône, nel 1955 diventa Côtes du Rhône Villages e nel 1990 AOC Vacqueyras. Area totale che supera i 1.400 ettari, il 95% del vino prodotto è rosso. Si contano 74 cantine e sette cooperative.

Vacqueyras Grande Garrigue 2016 - Alain Jaume & Fils
Viticoltori dal 1826, oggi siamo alla quinta e sesta generazione. Questo cru si estende su terreni argillosi e pietrosi. Vino ottenuto dal 65% grenache, 20% syrah, 10% mourvèdre e 5% da vecchie vigne di cinsault. Vinificazione in acciaio, macerazione 18 giorni, invecchiamento 14 mesi in botti di rovere e tini di cemento per il grenache. Naso tenue, fresco, balsamico con espressioni mediterranee. Frutta matura rossa. Al palato l’alcol è percettibile, quasi masticabile. Eleganza in bocca.

 

Gratien Mayard, a seguito della crisi fillosserica del XIX secolo, inizia a piantare una nuova vigna che in seguito porta alla nascita di una tenuta di prestigio interamente orientata all’agricoltura sostenibile nel rispetto dell’ambiente. Oggi il vigneto copre 43 ettari, quasi tutti coltivati con uve a bacca rossa. L’intera tenuta comprende una trentina di parcelle sparse su terreni molto vari e storici.

Châteauneuf-du-Pape Clos du Calvaire 2017 - Vignobles Mayard
Naso fruttato con ricordi di fragole e ciliegie. Ricco e polposo. In bocca entra diretto e pieno. Omogeneo con un tannico che gioca un ruolo principale, evidente e piacevole. Sentori di caffè e tostature.



Nel 1967 Aimé Sabon ritorna dal servizio militare e si dedica alle vigne ereditate dal padre, che fino ad allora erano destinate a fornire uve per le cooperative. Nel 1973 costruisce la propria cantina, Domaine de la Janasse, che prende il nome dalla fattoria di famiglia a Courthézon, in località la Janasse. Dai 15 ettari iniziali la Janasse ha oramai raggiunto più di 90 ettari, una struttura frammentata che conta più di sessanta parcelle. Conducono oggi l’azienda Isabelle e Christophe Sabon.

Châteauneuf-du-Pape Vieilles Vignes 2017 - Domaine de la Janasse
64% grenache, 20% mourvèdre, 10% syrah e 6% diversi altri vitigni. Diraspatura all’80% e macerazione di 28 giorni e vinificazione in legno. Naso maturo, menta ed erbe aromatiche, pulito con tanta balsamicità. In bocca è elegante e piacevole, persistente. Sentori legati alla macchia mediterranea.

 

Château de Beaucastel esiste dal XVI secolo. Nel 1549, Pierre de Beaucastel acquista un fienile e successivamente costruisce da solo il castello. Nel 1687 Pierre de Beaucastel ottiene dal re Luigi XIV il titolo Capitano della città di Courthézon, in riconoscimento della sua conversione al cattolicesimo. Nel 1909 Pierre Tramier rileva la tenuta. Successivamente suo genero, Pierre Perrin, conferisce a questo vino la sua nobiltà e nasce così Château de Beaucastel. Oggi l’azienda è composta da 130 ettari, di cui 100 vitati, all’estremità settentrionale della denominazione Châteauneuf-du-Pape, zona molto esposta al Maestrale. La coltivazione biologica è praticata da oltre cinquant’anni.

Châteauneuf-du-Pape Château de Beaucastel 2017 – Famille Perrin
Considerato a lungo uno dei più grandi vini di Francia. L’annata 2017 nella Valle del Rodano meridionale è stata molto secca, buona qualità, poca quantità. Ogni varietà viene raccolta separatamente a mano. La vinificazione avviene in tini di legno troncoconici per la syrah e il mourvèdre, in cemento vetrificato per tutti gli altri vitigni. Naso con ricordi di agrumi, arancia rossa, ciliegia e piccoli frutti rossi. Elegante e fine, lieve nota eterea. In bocca è fine, diretto, con alcol ben dosato che lascia spazio alla frutta e alla balsamicità.

 

Alla fine del 2014 la famiglia Sabon della Domaine de la Janasse acquista una proprietà a Jonquières, Ferme Saint Antonin, consistente in 15 ettari di vigneto e un vecchio edificio risalente al 18° secolo con la scritta Saint Antonin sulla facciata.

Châteauneuf-du-Pape Clos Saint Antonin 2015 – Famille Sabon
Prima annata per questo vino, 100% grenache. Diraspatura all’80% e macerazione tra i 15 e i 18 giorni, vinificazione in cemento, invecchiamento in botti di rovere per 12 mesi. Colore leggermente più scarico degli altri vini in degustazione. Naso chiuso e timido, note balsamiche eleganti. In bocca avvolgente e scorrevole, lungo e beverino, tanto frutto. Nota leggera di latticini e scorza di agrumi.

 

Roger Sabon nel 1952 fondò la tenuta che porta ancora oggi il suo nome. 18 ettari di vigneto sulla riva sinistra del Rodano, nella denominazione Châteauneuf-du-Pape, distribuiti in 14 diversi appezzamenti.

Châteauneuf-du-Pape Reserve 2014 - Roger Sabon
Grenache 80%, syrah 10% e mourvèdre 10%. Naso evoluto, ricco di caffè e cioccolato. In bocca ciliegia, alcol quasi impercettibile, tannino evoluto e piacevole, rotondo. Balsamicità evidente, frutta e una bocca quasi floreale. Di notevole qualità.

Ciao
GB

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