Châteauneuf-du-Pape
La valle del Rodano meridionale è un territorio che dal punto di vista storico e qualitativo è sempre stato ai vertici. La Chiesa con la sua storia e le sue vicissitudini ha avuto una grande influenza sulla coltivazione della vite e sulla produzione del vino. Grandi investimenti economici sono stati impiegati per lo sviluppo della viticoltura in Côtes du Rhône.
Il fiume Rodano fu sfruttato anche come via commerciale e utilizzato per il
trasporto di tutti i materiali necessari alla costruzione dei castelli e dei
palazzi papali.
Nel XIV secolo la vite
occupava quasi la metà della superficie coltivata, l’altra parte era destinata
ai cereali e alle piante di ulivo. Tutto ciò fa pensare a un grande fermento
lavorativo e a molte migliaia di persone impiegate.
Nel 1731, a Tavel, le
botti iniziarono a essere marchiate con la sigla CDR (Côte du Rhône), primo
segno identificativo del vino qui prodotto che venne imbottigliato per la prima
volta nel 1776. Il comandante Joseph Ducos, nel 1891, formulò la
composizione del vino Châteauneuf-du-Pape, studiando il comportamento di ben
dodici varietà di uve. Il 4 ottobre 1923 venne fondato il sindacato dei
proprietari viticoltori di Châteauneuf-du-Pape. Il barone Pierre Le Roy
de Boiseaumariè è di fatto il padre fondatore della AOC
Châteauneuf-du-Pape, avendo redatto le condizioni per la produzione:
- Regolamentazione
dei metodi;
- Grado
minimo alcolico;
- Elenco
delle varietà ammesse;
- Utilizzo
del tavolo di cernita delle uve.
La Corte di
Cassazione, il 21 novembre 1933, conferma la delimitazione del territorio di
produzione per la AOC Châteauneuf-du-Pape, facendola di fatto rientrare nelle 6
AOC di Francia.
Ma non sono stati solo
la Chiesa, il fiume e la storia a farci pervenire vini fantastici, ma
fondamentali elementi sono i terreni, dove le svariate varietà di vite vengono
coltivate. Terreni composti da argilla rossa, con un sottosuolo ricco, in cui
le radici delle piante vanno in profondità alla ricerca di nutrimento. I
sassi, les galets, restituiscono ai grappoli, di notte, il calore
accumulato durante le lunghe giornate assolate, evitando di fatto lo sviluppo
delle muffe. Il clima è caldo, secco e ventoso, con alte temperature d’estate.
Châteauneuf-du-Pape è
strutturata su cinque comuni, con un totale di 3145 ettari vitati e rese tra le
più basse di Francia. In vigna spesso si usa il cavallo da tiro, si fa molta
viticoltura biologica e si usa l’allevamento ad alberello, tendenzialmente
basso.
Il vitigno più
importante è il grenache, originario della penisola iberica, ha
trovato in Châteauneuf-du-Pape la sua terra d’elezione. Rustico, resiste al
caldo e ai ripetuti assalti del vento. Per raggiungere l’equilibrio, i
viticoltori di solito lo assemblano con mourvèdre, syrah e cinsault.
Spesso è affinato in cemento al fine di preservare tutta la sua finezza
aromatica e l’ampiezza dei suoi frutti.
La syrah è
una varietà a bassa resa con un carattere speziato e dona deliziose note
violacee. Produce vini alcolici, tannici e di media acidità. Invecchiando si
evolve verso note più complesse.
Il mourvèdre,
misterioso per quanto riguarda le sue origini, era molto coltivato nel sud
della Francia, prima della crisi della fillossera. Regala un vino potente,
ampio, caldo, tannico e di grande finezza.
La degustazione
Gigondas è il primo Côtes
du Rhône Villages a diventare Cru nel 1971. Il vigneto è interamente nel comune
omonimo, sito nel dipartimento del Vaucluse. La produzione è praticamente tutta
di vino rosso, pochissimo rosato, niente bianco. Rimanendo in questa zona
iniziamo la degustazione dei vini.
Vacqueyras entra nel 1937
nella denominazione Côtes du Rhône, nel 1955 diventa Côtes du Rhône Villages e
nel 1990 AOC Vacqueyras. Area totale che supera i 1.400 ettari, il 95% del vino
prodotto è rosso. Si contano 74 cantine e sette cooperative.
Gratien Mayard, a seguito della
crisi fillosserica del XIX secolo, inizia a piantare una nuova vigna che in
seguito porta alla nascita di una tenuta di prestigio interamente orientata
all’agricoltura sostenibile nel rispetto dell’ambiente. Oggi il vigneto copre
43 ettari, quasi tutti coltivati con uve a bacca rossa. L’intera tenuta
comprende una trentina di parcelle sparse su terreni molto vari e storici.
Château de Beaucastel esiste dal XVI
secolo. Nel 1549, Pierre de Beaucastel acquista un fienile e successivamente
costruisce da solo il castello. Nel 1687 Pierre de Beaucastel ottiene dal re
Luigi XIV il titolo Capitano della città di Courthézon, in riconoscimento della
sua conversione al cattolicesimo. Nel 1909 Pierre Tramier rileva la tenuta.
Successivamente suo genero, Pierre Perrin, conferisce a questo vino la sua
nobiltà e nasce così Château de Beaucastel. Oggi l’azienda è composta da 130
ettari, di cui 100 vitati, all’estremità settentrionale della denominazione
Châteauneuf-du-Pape, zona molto esposta al Maestrale. La coltivazione biologica
è praticata da oltre cinquant’anni.
Alla fine del 2014 la
famiglia Sabon della Domaine de la Janasse acquista una
proprietà a Jonquières, Ferme Saint Antonin, consistente in 15
ettari di vigneto e un vecchio edificio risalente al 18° secolo con la scritta Saint
Antonin sulla facciata.
Roger Sabon nel 1952 fondò la
tenuta che porta ancora oggi il suo nome. 18 ettari di vigneto sulla riva
sinistra del Rodano, nella denominazione Châteauneuf-du-Pape, distribuiti in 14
diversi appezzamenti.
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