Gravner, la ribolla, le anfore e gli orange wine


L’azienda Gravner oltre al vino produce poesia ed emana attaccamento alla terra. Un baluardo da sempre legato alla lotta nel portare avanti le proprie idee e i metodi produttivi. Per tutto questo e molto altro, si può sicuramente affermare che gli orange wine esistono perché esite Jasko Gravner.

L’anno di fondazione è il 1901 a Oslavia, in un luogo eroico e antico chiamato Lenzuolo Bianco, in provincia di Gorizia, quando i confini nazionali erano altri; infatti ora i vigneti sono ubicati, oltre che in Italia in Slovenia. Durante la prima guerra mondiale, grazie a una particolare conformazione delle colline, solo due case non furono bombardate e una di questa fu proprio quella dei Gravner. In quegli anni i vini venivano venduti sfusi, per un pronto consumo nell’osteria di famiglia. L’inizio delle pratiche d’imbottigliamento si ebbe negli anni ’70 con in parallelo l’inserimento in cantina della tecnologia, all’epoca presente. Nel 1982 si verificò la svolta produttiva, con l’utilizzo del legno di piccole dimensioni per i vini bianchi.

Jasko Gravern, durante un mitico viaggio in California nel 1987, con un gruppo di viticoltori dell’Alto Adige, viene a stretto contatto con una miriade di vini ottenuti da lieviti aggiunti. Queste degustazioni lo portano verso un pensiero produttivo opposto. Da qui nasce l’approccio alle tecniche biologiche e biodinamiche. Gli anni ’90 sono trascorsi con sperimentazioni e prove di vinificazione, soprattutto utilizzando il vitigno ribolla.

Questo e tanto altro ci è stato raccontato dalla figlia di Jasko, Mateja Gravner, durante un affascinante incontro a Milano, ma ora passiamo alla degustazione per apprendere al meglio i vini:


Bianco Breg 2009, vino ottenuto da sauvignon, pinot grigio, chardonnay e riesling italico. Annata altalenante con grandi escursioni termiche, colore ambra intenso, lucente e luminoso. Naso che regala subito una nota fresca e agrumata. Mineralità e sapidità in evidenza, in bocca entra giovane ed esuberante. Fiori semplici in maturazione con una bella e bilanciata nota alcolica.

Bianco Breg 2007, al naso si presenta ancora chiuso, un colore scuro e una densità cromatica importante. Sentori di cera d’api ed erbe aromatiche come la maggiorana. In bocca è morbido e riempitivo, senza essere stancante.

Bianco Breg 1998, prima annata che vede l’utilizzo dell’uva botritizzata, fermentazione in legno e imbottigliamento dopo tre anni, senza filtrazione. Colore ambrato velato, naso che dona soia e un corredo di fiori secchi, mineralità. Lievi sentori di torba. In bocca umami e tannino leggero. Freschezza e salinità che invitano alla beva.

Il Bianco Breg, è un vino verso il declino, sono infatti state espiantate le vigne a favore della ribolla, il vitigno autoctono di queste terre di confine, la nuova frontiera di Gravner. Dal 1997 si è iniziato con l’uso dell’anfora per la fermentazione di questo vitigno. Un’avventura supportata da quanto appreso durante gli svariati viaggi nel Caucaso. Uno sforzo immane sotto ogni punto di vista che ha portato alla ribalta in Italia l’uso della terracotta. L’incontro con le antiche e radicate metodologie di vinificazione, ha ridotto a zero gli interventi di sintesi in vigna e ai minimi termini in cantina. Eliminati da anni i prodotti chimici, le uve vengono vendemmiate e lavorate tutte a mano, attese fino all’ultimo giorno per essere raccolte nel loro massimo splendore.


Ribolla 2010, colore arancione e ambra tenue, naso delicato di fiori. In bocca un tannino tattile dato dalla buccia spessa del vitigno. Ritorno aromatico intenso, arancia candita e terrosità autunnale. Lungo e persistente. Un vino che chiama l’abbinamento culinario.

Ribolla 2008, note balsamiche evidenti, agrume candito e zafferano. I fiori non sono intensi ma, abbiamo un ingresso dolce e un ritorno aromatico. Note di cedro e bergamotto.

Ribolla 2000, fermentazione in legno da botte grande, colore cupo dato dal lungo affinamento, lucente e senza ricordo di ossidazione. Naso evoluto, dove spicca la parte agrumata, il tannino si focalizza sulla lingua con una bellissima lunghezza. Complessità assoluta per un grande vino.

Ribolla 2003, ultima vendemmia eseguita con vigneti degli anni ’20 e ’50. Fermentazione in anfora interrata e botti di legno fino al 2010. Sette anni, un numero magico. Titolo alcolometrico volumico di 12,5% affiancato a un ottimo equilibrio. Colore scuro con sentori al naso di oli essenziali e note terziarie.

Una filosofia produttiva che ritroviamo anche nel prodotto finale, una massima ricerca al minimo impatto ambientale. Molto particolare è anche il calice di degustazione, studiato e personalizzato in proprio, per dare tutto a chi si avvicina al mondo Gravner.

La logica del “non fare” è la ragione d’essere di questi vini unici.

Ciao
GB

Commenti

Post più popolari