Istria, denominazione europea
Collio, Friuli Isonzo, Carso e Istria, sono zone
vinicole site a breve distanza tra loro che hanno territori anche oltre
confine. Tutto ciò potrebbe far pensare a una denominazione comune, un’identità
che valorizzi al meglio i vini e i produttori di questo lembo d’Europa. Un’area
omogenea, senza confini, pregiudizi e problemi burocratici. Terre di confine, teatri
di guerre, che oggi meritano un riconoscimento.
Il golfo di Trieste, punto cardine di questa
regione, ha da sempre generato un’influenza benefica a raggiera sulle vigne,
anche grazie a un porto sempre molto attivo dal punto di vista commerciale. L’Istria,
una volta tutta annessa alla regione del Friuli Venezia Giulia, ora è
divisa in tre nazioni: Italia, Croazia e Slovenia, in un intreccio di lingue,
costumi e tradizioni. Un figlio di queste terre è Roberto Filipaz,
delegato AIS di Trieste, che ha fortemente voluto raccontarci la sua terra,
assieme a tre produttori, in un evento aspettato da tempo a Milano.
Molti vigneti istriani sono a stretto contatto con
il mare che dona sensazioni saline. I vitigni maggiormente coltivati sono la
malvasia istriana, il refosco, il terrano e il moscato di Momiano (una varietà autoctona
di moscato bianco). I terreni sono vari: si va da quelli a base calcarea -
definiti terre bianche - ai ferrosi fino a individuare anche residui marnosi.
Il primo produttore a prendere il microfono per parlare
di sè è Matej Zaro. La sua azienda possiede venti ettari, biologici
certificati. Racconta di terre povere e di pescatori che d’inverno si
imbarcavano e d’estate coltivavano le proprie vigne. Questo è ciò che i suoi
occhi di bambino hanno visto, in un territorio esposto verso il mare, con una
brezza costante. Altro produttore è Luciano Visintin, dell’azienda Veralda.
Famiglia di viticoltori con venticinque ettari impiantati soprattutto a
malvasia e refosco. I suoi vini sono caratterizzati da un’elevata sapidità e
una persistenza gustativa che dona piacere. Vini facili da bere e lunghi da
ricordare. La terza e ultima azienda presente in sala è Degrassi con Moreno
che ci parla della numerosità delle sue etichette, un’ampia varietà a catalogo
espressione di quanto si produce sulle proprie terre, che vanno dalla dolce
collina al mare.
Passiamo ora alla degustazione dei primi tre vini,
uno per azienda, tutti prodotti da malvasia istriana, annata 2016. Il
primo è dell’azienda Zaro: al naso presenta una bella intensità di fiori
bianchi freschi e una spiccata mineralità. In bocca una presente sapidità e una
parte fruttata molto interessante. Il secondo vino è dell’azienda Veralda,
che si esprime attraverso profumi semplici, con una certa predominanza di fiori
gialli; al palato agrumi citrini e una lunga persistenza. Il terzo prodotto è il
Bomarchese Selezione di Degrassi, vino più complesso ottenuto da
vigne vecchie, espressione del territorio.
Alziamo l’asticella e approcciamo un orange wine,
vino ottenuto da uve bianche con macerazione a contatto con le bucce, una
tecnica produttiva radicata nei secoli, un mondo da scoprire, identità propria
di queste terre. Malvasia Istriana Macerata 2015 di Zaro: i
grappoli sono raccolti dopo circa venti giorni rispetto a quelli destinati a
produrre la malvasia in bianco. Otto giorni di macerazione sulle fecce e dodici
mesi di affinamento. Grandissima concentrazione del frutto, elevata base
organolettica. Al naso scompare il floreale e arrivano le bacche di ginepro e
l’albicocca secca; intensa mineralità e persistenza gusto-olfattiva.
A spezzare in due la degustazione ci pensa un metodo
classico con quarantotto mesi sui lieviti, Refosco 2016 Zero Brut dell’azienda
Veralda, dal basso pH e alta acidità. Bellissimo colore rosato carico
nel bevante, al naso belle note fruttate e un palato che dona pulizia: un connubio
piacevole.
Passiamo ora ai vini rossi. Il primo proposto è Contarini
Syrah 2011 di Degrassi, ottenuto da un vitigno internazionale
originario del Rodano francese. Dieci giorni di macerazione e oltre tre anni di
passaggio in legno di rovere; al naso è carico di sentori fruttati e in bocca
dona persistenza e gradevolezza.
Il secondo vino rosso servito è il Gran Morer 2015
di Zaro ottenuto prevalentemente da refosco, con merlot e cabernet
sauvignon in minori quantità. Tutti vinificati separatamente e assemblati dopo fermentazione
malolattica, al naso predomina la piccola frutta rossa matura e una gradevole balsamicità;
al palato è fresco, con ricordi di ciliegie. Il penultimo vino è un
pluripremiato, annata 2015, che ha ottenuto 95 punti al Decanter World Wine
Awards di Londra: è l’Istrian 2016 di Veralda, dal colore intenso
del refosco, lungo e longevo. Al naso sentori verdi, ruvidi ma eleganti; persistente
in bocca e un tannino presente anche se il refosco è un vitigno che
generalmente non ne ha molto.
Concludiamo in dolcezza con il Terre Bianche Passito
2014 dell’azienda Degrassi, vino nato per caso nel 2011, figlio di
un’annata calda. Residuo zuccherino notevole, per un abbinamento ottimale con
formaggi erborinati. Al naso ricorda famosi vini dolci francesi. Sapidità e
acidità equilibrano la componente dolce per un vino di grande bevibilità.
Grandi vini espressioni del paesaggio istriano: terra
condivisa, ma orgogliosamente anche in parte italiana. Produttori disponibili,
ricchi di umanità e professionalità che si sono presentati con i loro cavalli
di battaglia da scoprire, degustare e far conoscere.
Ciao
GB
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