Lis Neris, l’identità vera del Friuli bianco

Sono passati sette anni e Alvaro Pecorari è tornato a Milano per raccontarci la sua azienda e quanto sta facendo in vigna e in cantina di nuovo. Una ricerca nel portare avanti una filosofia produttiva della quale tutti noi dobbiamo esserne fieri.

Al suo fianco Davide Garofalo, eclettico degustatore e figura di spicco della comunicazione AIS.

Il Friuli ha una storia recente per quanto riguarda l’enologia di qualità; prima di quaranta anni fa la produzione era di massa. Poi arrivarono i vitigni austro tedeschi e l’innovazione, con grandi uve monovitigno. L’Impero romano, fondando la città di Aquileia, ha portato la vite in queste terre, il Friuli divenne terra di passaggio, un varco verso il centro Europa, una via verso l’espansione.

L’azienda Lis Neris si trova nel cuore della più rinomata zona viticola friulana, nel comune di San Lorenzo. Siamo a ovest di Gorizia, in un paradiso per la vite. A nord si ergono le alpi Carniche, a destra le Giulie che confinano con la Slovenia e a sud abbiamo il mare Mediterraneo, tutta questa particolare situazione geografica fa scaturire un clima unico, quasi di contrasto, che porta espressioni intense nel vino. La valle di Vipacco, sita in territorio sloveno, è la porta dei venti provenienti dai Balcani, qui prende forza la Bora, prima di arrivare a Trieste. Un vento decisivo nel periodo estivo perché crea sbalzo termico nei vigneti, favorendo la maturazione aromatica dell’uva e influenzandone l’aspetto acido e oltre a preservare la salubrità del grappolo.

Lis Neris ha la particolarità di essere sita su un suolo glaciale del periodo quaternario, un piccolo lembo di terra tra Gorizia e Cormons, un terreno con enorme energia.
Siamo sul quarantaseiesimo parallelo, dove sono collocate molte altre aree produttive, di grandi vini rossi, come Bordeaux e le Langhe. In Friuli però si pensa in bianco e questo accade proprio per il contrasto climatico e per i grandi venti. Una zona posta all’estremità dell’Italia che si differenzia da tutte le altre regioni produttive del mondo.

Dopo questo connubio di storia e contemporaneità, passiamo alla presentazione dei vini dell’azienda:

Friuli Isonzo DOC Pinot Grigio 2016, fermentazione e maturazione in acciaio, età media delle viti quindici anni, vendemmia manuale. Sottile e leggero, note di kiwi e pera abate. In bocca sensazioni intense di glicerina e fiori gialli. Bella lunghezza e freschezza, sapidità in fondo. Equilibrato e persistente, dinamico e diretto. Un finale grasso che fa salivare, una grande energia.

Friuli Isonzo DOC Gris 2015, 100% pinot grigio fermentato e maturato in tonneau, viti di più di venticinque anni. Piante che lavorano per avvantaggiare il frutto, le radici in profondità portano mineralità al vino, sensazioni che vanno verso la larghezza. Al naso fiori di tiglio e biancospino. Erbe aromatiche e lavanda, agrumi con la buccia. In bocca buona corrispondenza gusto olfattiva, caldo e persistente, frutta e fiori gialli.

Friuli Isonzo DOC Gris 2008, stesso vino del precedente ma, proposto in un’annata importante. Il nome in etichetta vuol dire “grillo” al plurale. Colore che vira verso il dorato. Al naso sensazioni che ricordano il camminare sulla spiaggia la mattina presto, alghe bagnate e iodio. Chiuso e arcigno, cupo e poco scorrevole. Note di spezie e incenso accompagnate dal tabacco fresco. Fiori gialli come la ginestra, in una macchia mediterranea. In bocca è intenso e lungo, vino fresco.

I primi tre vini proposti rappresentano un pinot grigio in grande spolvero, un’uva particolare, nata dal pinot nero. Utilizzando particolari pratiche in cantina la buccia può conferire colore e parti polifenoliche. In Friuli si cerca di produrre vini snelli, dove si sente il corpo ma, c’è anche scorrevolezza.

Il pinot grigio è il vitigno del cuore di Alvaro Pecorari, che lo definisce il “signore del Friuli”. Potenza ed eleganza, un’equazione che si trova nel calice.
La pianta appartiene alla famiglia dei moscati, arriva in Friuli tra le due Guerre, richiede meno sole e pratiche in cantina con contenitori riduttivi, in assenza di ossigeno.

Un gioco che porta a diversificare lo stesso vino prodotto in annate diverse, infatti si tratta di Venezia Giulia IGT Lis 2015 e 2012. Tre vitigni confluiscono nella creazione del prodotto finale: pinot grigio, chardonnay e sauvignon blanc. Fermentazione in botti di rovere francese da cinquecento litri, maturazione negli stessi contenitori, imbottigliamento e affinamento per minimo dodici mesi. Un progetto nato alla fine degli anni Novanta, un vino unico che vuole virare verso un concetto latino, una strada che rappresenta le caratteristiche del territorio dove cresce. Gioco di equilibri, felicità e saggezza delle componenti, senza seguire le mode e l’ordine delle cose, non avendo bisogno d’altro.


Cambiamo vitigno e andiamo verso la Francia, con il sauvignon blanc, originario della Valle della Loira.


Friuli Isonzo DOC Sauvignon 2016, fermentazione e maturazione in acciaio, batonnage frequenti e breve affinamento in bottiglia. Bellissima luminosità, profilo varietale del vitigno, ricordi vegetali, ortica e fiori di sambuco. Naso pacato con sentori di zolfo del fiammifero. Una bocca dominata da un frutto dolce e succoso, fresco e acido. Cadenza e ritmica gustosa al palato. Un vino estremamente gastronomico.

Friuli Isonzo DOC Picol 2015, maturazione combinata tra acciaio e legno, imbottigliamento e affinamento in bottiglia per minimo un anno. Altro vigneto storico dell’azienda Lis Neris. Note di cedro e aneto, menta di fiume. In bocca è molto equilibrato, profumi gentili e morbidi. Ritorno delle erbe aromatiche, grande pulizia. Bocca nitida e asciutta. Una matrice di eleganza e completezza.

Friuli Isonzo DOC Picol 2011, al naso un netto sentore minerale, ottenuto anche grazie a quanto riesce a dare il vitigno, sentori di zolfo e idrocarburi. In bocca pienezza e freschezza. Agrumi e cedro, limone. Un grande vino ottenuto in un’annata calda.

Passiamo ora al “blind tasting” una scommessa proposta alla platea numerosa. Servizio di due bottiglie alla cieca, una provocazione per capire al meglio i vini dell’azienda Lis Neris. Entrambi i calici presentano una grande reattività alla luce, durante una prima comparazione a due mani.

Il primo vino presenta aromaticità, ricordi solari, frutta matura, acidità e sapidità. Il secondo è più europeo, con sensazioni d’idrocarburo, complesso e levigato.

Si conclude questa bellissima esperienza volta alla scoperta dei vini di Lis Neris. Prodotti che sono l’esaltazione di un territorio e l’espressione di un produttore, Alvaro Pecorari, nobile custode di queste opere. Una serata dove si è parlato di vino in una maniera diversa, dove la storia ha la sua importanza. Posti e luoghi da andare a visitare.

Articolo pubblicato anche sul sito AIS Delegazione di Milano

Ciao
GB

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