L’oro delle Marche
Il verdicchio è la miniera d’oro della
regione Marche, vino bianco molto premiato e motivo d’orgoglio per tutta l’enologia
italiana. Antonio Erba ce l’ha
presentato con l’intento di farci capire che chi ama il vino, deve per forza
amare il verdicchio.
Nel
1949 venne fondata l’azienda Fazi
Battaglia che, con la sua bottiglia ad anfora, inventata dall'Architetto
Antonio Maiocchi e lanciata con l’etichetta d’impronta dorica, ha fatto
conoscere il verdicchio dei Castelli di Jesi al mondo. La forte richiesta
commerciale però, ha di conseguenza, abbassato la qualità di questo vino. Gli
anni cinquanta e sessanta hanno veicolato il prodotto verso una cattiva
immagine. La ripresa si è avuta all’inizio degli anni ottanta, un’onda ancora
viva oggi.
Due
Docg e due Doc contraddistinguono le zone produttive di Matelica e dei Castelli
di Jesi, con Cupramontana.
Le Marche
sono caratterizzate da una serie di valli che partono a pettine dagli Appennini
verso il mare, tranne la zona di Matelica che ha una conformazione diversa, a
valle chiusa, da qui nasce una diversità climatica che si ritrova nel prodotto
finale, un vino più di montagna, meno alcolico e rotondo.
In
generale le piante di verdicchio hanno una vigoria medio alta e una bassa resistenza
alle malattie, donano al vino un timbro agrumato con evidenza di fiori bianchi.
Passiamo
ora alla degustazione:
Colonnara Ubaldo Rossi 2008 metodo
Classico,
sessanta mesi sui lieviti, prodotto nella zona di Cupramontana, vino di punta
dell’azienda. 100% verdicchio. Sentori vegetali e minerali al naso. In bocca è
fresco con note agrumate. Una nota finale di mandorla, caratteristica principe
del vitigno. Prodotto inconsueto, con caratteristiche di finezza.
Collestefano 2014, azienda emergente, un naso
dritto e completamente in linea di come deve essere un verdicchio di Matelica.
In bocca si presenta minerale con la mandorla.
La Monacesca 2009, azienda storica di Matelica,
con addirittura una chiesetta al suo interno, sia al naso che in bocca si presenta
largo e rotondo. Sentori canditi di scorza d’arancio.
Ca’ Liptra 2014 Kypra, azienda giovane, composta da
tre soci, la produzione è in conversione biologica. Un vino che ha bisogno di
essere atteso, figlio del suo territorio. Naso con note di fieno secco. In
bocca è pieno e persistente.
La Staffa 2014, il proprietario ha solo
ventiquattro anni e sei vendemmie alle spalle, un naso particolarmente
esuberante, sentori di fiori e frutta bianca, agrume fresco elegante. In bocca
è carico e persistente, nota salata.
Lamarca di San Michele 2013 Passolento, cru di San Michele vinificato
con il metodo tradizionale delle botti grandi. Al naso note di legno e
struttura. In bocca ci avviciniamo ai sentori ammalianti del vitigno chardonnay,
sapidità e finale di mandorla.
Gli Eremi 2013 La Distesa, naso con una positiva
acetica, in bocca esplodono i sapori con una pienezza gustativa, note
complesse, fieno e camomilla, tensione sapida e acidità marcata.
Villa Bucci 2004 in bottiglia Magnum, vino immediato sia al naso
che in bocca. Note che si avvicinano al terziario.
Villa Bucci 2003 in bottiglia Magnum, vino restio al naso,
bellissima acidità. Un carattere di grande equilibrio.
Presente
in sala Ampelio Bucci, ha voluto
prendere il microfono, da vero trascinatore di questa terra e dei suoi vini, al
traguardo degli ottanta anni, ha ancora una forza da far invidia e una voglia
di comunicare le sue fatiche.
Ciao
GB
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