Halloween da Ceretto
Se si guarda a sinistra, mentre si percorre la strada che da
Alba porta a Barolo, si scorge sulla sommità di una collina, una casa rossa e
bianca con una torretta che domina la vallata. Se cerchi di raggiungerla, ti
imbatti nella tenuta Monsordo Bernardina
di Ceretto.
Non è stato un caso, perchè la nostra meta era proprio
Ceretto, in un sabato di fine ottobre, dove il clima è stato ancora mite e la
campagna ci ha ricordato che oramai siamo in autunno. I colori non sono più
sulle tonalità del verde ma, virano verso il marrone.
Dopo aver parcheggiato l’auto, nel piazzale ghiaioso, ci siamo trovati davanti ad un grande portone di legno con un piccolo citofono, abbiamo suonato e siamo entrati in questa azienda, che definirla così è riduttivo. La cura nei particolari è maniacale, addirittura le forme
della cartellonistica danno l’impressione di essere state studiate.
Attraversato il lungo corridoio ci si accredita e lo sguardo viene rapito dall’Acino, una struttura che domina la collina,
regalando uno scorcio mozzafiato.
La visita in cantina non fa che confermare la prima
impressione avuta, le piccole botti di legno sono disposte in perfetto
allineamento, la poca luce che le illumina esce da applique, serigrafate con il
nome della tenuta e il pavimento nero è ben mantenuto.
Dopo la visita, la degustazione si è svolta in una saletta già attrezzata di calici, nocciole e grissini, anche questo fa capire come nulla sia lasciato al caso. Ovviamente il primo vino proposto è stato il Blangè, un nome che oramai è un marchio distintivo e fa andare in secondo piano il vitigno arneis. Un prodotto nato nel 1985 da Bruno e Marcello Ceretto, una scommessa in una terra di grandi rossi. Il nome deriva dal termine francese “boulanger”. L’etichetta, creata dal designer milanese Silvio Coppola, svela l’anima intensa del vino, attraverso una spaccatura.
I vini si susseguono e arriviamo al barbaresco Bricco Asili 2006, le vigne sono state impiantate nel 1970 su una terra che ospitava colture, un riposo produttivo che da longevità assoluta a questo vino, sentori eterei e di violetta. Chiudiamo con il barolo Brunate 2006, il comune è quello di La Morra e il terreno è ricco di magnesio, al naso vellutati fiori rossi, il tannino è percepibile in bocca ma, senza essere predominante, sulla grande complessità aromatica.
Dopo la visita, la degustazione si è svolta in una saletta già attrezzata di calici, nocciole e grissini, anche questo fa capire come nulla sia lasciato al caso. Ovviamente il primo vino proposto è stato il Blangè, un nome che oramai è un marchio distintivo e fa andare in secondo piano il vitigno arneis. Un prodotto nato nel 1985 da Bruno e Marcello Ceretto, una scommessa in una terra di grandi rossi. Il nome deriva dal termine francese “boulanger”. L’etichetta, creata dal designer milanese Silvio Coppola, svela l’anima intensa del vino, attraverso una spaccatura.
I vini si susseguono e arriviamo al barbaresco Bricco Asili 2006, le vigne sono state impiantate nel 1970 su una terra che ospitava colture, un riposo produttivo che da longevità assoluta a questo vino, sentori eterei e di violetta. Chiudiamo con il barolo Brunate 2006, il comune è quello di La Morra e il terreno è ricco di magnesio, al naso vellutati fiori rossi, il tannino è percepibile in bocca ma, senza essere predominante, sulla grande complessità aromatica.
Ciao
GB
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