Lo Champagne e il tempo

Samuel Cogliati ha voluto lanciare, con questo evento al Westin Palace di Milano, una sfida contro l’affermazione che lo champagne, dopo la sboccatura, non possa migliorare.
Partiamo però, per questa avventura sensoriale, con la consapevolezza che non tutti gli champagne sono potenzialmente capaci di sopravvivere e migliorare al trascorrere del tempo.
Non dimentichiamoci che lo champagne è sempre e comunque un vino e che anche il suo invecchiamento è pregiudicato dalla presenza di acidità, ceneri e ossidazione, che donano equilibrio e tessitura, al prodotto finale. I presupposti per la durata nel tempo, devono essere generati in vigna, con una viticoltura sana e una giusta maturazione delle uve in pianta. Il momento della vendemmia è sicuramente il punto di partenza di una filiera che deve proseguire in cantina con la vinificazione, che porterà longevità.  Senza ombra di dubbio l’utilizzo oculato delle cuvée e dei vins de réserve, sono ulteriori fattori importanti. Ultimi, ma non meno rilevanti, sono i processi di spumantizzazione: la rifermentazione in bottiglia e la durata della sosta sui lieviti. Infine, la conservazione ed il servizio, possono esaltare al massimo i sentori o distruggere la vita di questo vino.
Passiamo ora alle note di degustazione, condotta da Samuel, avvenuta con il servizio delle bottiglie alla cieca, come oramai ci ha abituato:
Cuvée Louis extra brut Tarlant base 1999 Benoit Tarlant e famiglia, chardonnay e pinot nero della Vallée de la Marne, colore dorato leggero abbastanza luminoso, naso con una delicata speziatura dolce e crosta di pane, un fruttato deciso e solare che vira verso la pera e la susina. Tocco etereo di contorno, con infuso di timo. In bocca è cremoso e denso, è presente una fluidità di beva accompagnata da un’acidità avvolgente. Una carbonica evidente ma, senza riuscire a pizzicare. Un vino gentile e tattile.
Les Mesnil grand cru brut Coeur de Terroir Louis Pascal Doquet 1995, chardonnay in purezza che dona un colore giallo dorato, naso con profumi potenti di burro fuso, ananas e pane tostato, con sentore di scatola di sigaro. Potenza accompagnata da un’accenno etereo. In bocca acidità presente con un finale verde. Poca salinità, un palato poco tessuto con un tocco di fragilità. Carica agrumata e tostata persistente.
Cuvée Robert Winer brut Francoise Bedel et fils 1996, 88% pinot meunier, 6% chardonnay, 6% pinot nero. Dorato pieno e vivido, un primo naso delicatissimo con lievissimo accenno di burro e lardo, frutta candida. Grande compostezza di note accennate: pane al latte e mini crostatine di lampone. Uno champagne molto elegante ed aristocratico. In bocca entra molto fisico con un’acidità compatta, misurato nell’amaro, si coglie leggermente l’ossidazione. Crema pasticcera con polvere di liquirizia, note salate e una lieve ossidazione.
Polisy André Beaufort brut 1996, 80% pinot nero e 20% chardonnay, zona di produzione Polisy, nell’Aube. Colore dorato con sfumature ramate e aranciate. Impatto odoroso selvatico e vegetale con un tocco di lacca e frutta esotica. Speziato, orientaleggiante e vibrante, caparbia aromaticità. In bocca inizia sui toni dolci dello zucchero, quasi in gelatina di frutta, poi passa all’acidità, con un finale selvatico. Un po’ scomposto e penalizzato dallo champagne degustato in precedenza, dispersione rapida della carbonica nel bevante, quasi una similitudine con un riesling della Mosella.
Collection Privée Yves Dufour Ligne 82 extra brut rosé Robert Dufour 1999, 100% pinot nero dell’Aube, champagne dal colore rosato tenue e caldo. Al naso si percepisce un amaro oltre la china e l’alcol denaturato, sensazioni di riduzione marina, vernice spray e note farmaceutiche. Ossidazione con erbe in distillazione. Durante il secondo passaggio al naso si presenta molto più ingentilito. In bocca è vivido e fragrante, acido e spigliato. Molto legato all’acidità e alla carbonica. Accenno tannico lieve ma presente. Quasi dissetante, un amaro bitter da aperitivo.
Vieille Cuvée Alain Couvreur brut nature 1984/85, 60% pinot nero e 40% pinot meunier, per questo champagne della Marne, colore dorato non concentrato ma evoluto. Al naso inizio amaro con frutta secca, nocciola e scorze di agrumi essicate. Tonalità insistentemente eteree e lattiginose, accenni quasi da sherry. Cenere, camino spento e affumicato. In bocca è puramente acido e sapido, corposità moderata, coerenza espressiva dall’inizio alla fine. Persistenza illimitata, minuzia dell’anidride carbonica.

Un viaggio bellissimo che ci ha portato su altri piani, verso champagne di decenni passati, regalandoci canoni degustativi fuori del normale, bollicine che hanno traguardato molto bene gli anni passati in bottiglia.
Ciao
GB

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