Chablisien e Mâconnais faccia a faccia
Questa volta
parliamo di una Borgogna periferica, di due zone agli estremi di questo
territorio cosi vocato e valorizzato. Chablis è stata per secoli contesa con la
zona dello Champagne, Mâcon invece viene considerata figlia di una Borgogna
minore, sita al confine con il Beaujolais. Queste sono due zone che Samuel
Cogliati, relatore di questa sera, conosce bene e ama molto. Due zone separate
da 200 km, il Mâcon a sud e lo Chablis a nord ovest della Borgogna. I punti di contatto
tra questi due territori sono i vitigni, per lo più a bacca bianca, soprattutto
lo chardonnay. Qui i vigneti vengono definiti settentrionali, sia per
collocazione geografica che per espressività, il clima è fresco e spesso freddo,
con primavere abbastanza piovose ed estati calde. Lo chardonnay, vitigno con
gemmazione precoce, qui è definito autoctono, possiede un’ottima capacità
d’adattamento ai suoli, anche se predilige calcare e gesso, caratteristiche che
lo hanno reso internazionale.
In tutta la
Francia lo chardonnay ha una diffusione pari a circa il 46%, il pinot nero si
attesta intorno al 36%, le sue alte rese, forse sono una delle cause di questa
alta percentuale.
I due
dipartimenti sono:
L’Yonne, zona a nord, Auxerre e Chablis, qui si producono
vini bianchi secchi, terreni composti da due marne diverse, quattro
denominazioni: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis Grand Cru.
Quest’ultima formata da sette climat, siti tutti sulla riva destra, con
l’aggiunta di un’ottava la Moutonne, inesistente al catasto. Caratteristici i vigneti
con le stufette, installate per proteggere le viti, dopo la gelata dell’inverno
1956/57.
Il Mâconnais è composto da otto denominazioni: Mâcon, Mâcon
Villages, Viré Clessé, Pouilly Fuissé, Douilly Loché, Pouilly Vinzelles, Saint
Veran e Mâcon, con in aggiunta il nome del comune. Tutte denominazioni che si
intersecano tra loro, con nomi che poco identificano il territorio.
Viré Clessé
è il cuore del Mâconais, circa 390 ettari vitati, produzione caratterizzata da
vini bianchi abboccati. Pouilly Fuissé altra famosa denominazione è composta da
terreni per lo più calcarei e argillosi. Da metà degli anni ’80 si è iniziato a
produrre vini di qualità, senza più conferire le uve nelle cooperative.
Partiamo ora
con la degustazione di sei vini bianchi, serviti alla cieca, come predilige
Samuel Cogliati:
Chablis Bel
Air & Clardy de Moor – Village – 2011
Chiuso al
naso, ma netto e tenue. Sentori di buccia di limone, erba secca e sfumature di
nocciole, fresche e tostate. Assolutamente il contrario di uno chardonnay
tradizionale. Naso di grande eleganza. In bocca è struggente, presente,
tagliente e profondo, senza essere invadente. Ritroviamo, per assurdo,
un’acidità che riprende una certa tannicità.
Chablis Vaucoupins Oudin – Premier Cru – 2011
Note di
zolfo, polpa matura e frutti bianchi carnosi. Immediatamente aperto al naso con
note di lavanda in un secondo tempo. Un vino con un bisogno d’aria, da
dimenticarsi in cantina per almeno altri cinque anni. In bocca è fluido ed
untuoso, occupa lateralmente gli spazi del palato. Ritroviamo una sensazione
sapida e acida.
Chablis Mont de Milieu Billaud Simon – Premier Cru –
2010
Note di
burro, un naso tenue e meno aggressivo dei due vini precedenti. Una gentilezza
che indica una prontezza del vino. Unico millesimato 2010 di questa sera. Una
parte verde polposa, un approccio regolare e metodico, un naso orizzontale. In
bocca leggera tostatura, fusa con una tattilità morbida e sinuosa. Un’acidità
amara e asciugante, evidente la parte amaricante. Un vino mono marcia sulla
stessa tonalità.
Pouilly Fuissé La Verchere Vieilles Vignes - Domaine
Barraud – 2011
Note solforate
con polpa, un vino muscolare ma delicato. Un grande ritorno di agrumi e
cioccolato con schegge di mirtillo. Fiori di campo ed erba. In bocca un’acidità
nascosta con eleganza e grazia. Una cremosità aggiuntiva, panna fresca e
limone.
Pouilly Fuissé Les Ronchevats – Domaine Saumaize
Michelin – 2011
Note marine
di alghe, prezzemolo con sfumature di erborinatura del formaggio. Un naso
vivace e delicato. In bocca ha ritmo e cadenza, ben definito. Vino muscolare
con non una lunga chiusura. Esplosivo, uno stile interpretativo diverso
rispetto agli altri vini degustati questa sera.
Viré Clesse Quintaine – Domaine Guillemot Michel –
2011
Sentori di
animali evidenti, quasi da pinot nero. Lieve e solare, un naso da vino rosso.
Un tocco di pasta frolla, sfumature leggere di timida raffinatezza. In bocca
salinità allo stato puro. Una grande spalla acida supportata da note di
assenzio. Un vino con un cuore pulsante, un finale metallico sulla punta della
lingua. Una purezza in massima espressione.
Ciao
GB
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