Il concetto di tensione nei bianchi francesi

Una sensazione, un descrittore, questo è il concetto di tensione nei vini bianchi francesi. Abbiamo descrittori analitici, come il tannino e l’acidità e descrittori metaforici, come la tensione. Proprio quest’ultima è la protagonista di questa serata, condotta da Samuel Cogliati.


Un percorso, nel quale compiremo virtualmente migliaia di chilometri, degustando i prodotti di aree geografiche differenti. Vini cui il terreno, il vitigno e la luce conferiscono tensione, che si esprime attraverso la qualità delle componenti acide e l'equilibrio tra di esse. Vini capaci di giocare sul filo del rasoio, in equilibrio su una corda e sferzare sciabolate nel palato. La tensione applicata al vino è una metafora, questo è il concetto iniziale.
Nel vocabolario della lingua italiana, il termine tensione è definito come: forza, contrasto di superficie e pressione. Mentre nel vocabolario francese, la tensione è fisiologia, irrigidimento, resistenza e differenza di potenziale, ma è presente anche una definizione astratta, la soglia di rottura dell’equilibrio, definizione che si avvicina molto al mondo del vino.
In Francia molti termini, che fanno parte del vocabolario vitivinicolo, vanno spiegati e quasi sviscerati. 
La tensione in un vino corrisponde all’acidità, alla salinità, alla mineralità e all’estrazione. Tutti termini legati tra di loro. La tensione è però in rapporto con altri concetti come la sapidità, la nervosità, l’energia e la rettitudine.
La tensione deve trovare una propria collocazione con ulteriori concetti della degustazione, che sono: la fermezza, la definizione, la precisione, l’equilibrio, la profondità e la persistenza.
La tensione ha rapporti con altre due qualità: la finezza e la complessità.
Quest’ultima la genera o che la penalizza?
Un quesito al quale è difficile dare una risposta, una domanda aperta.
La tensione è un elemento peculiare della giovinezza, ma bisogna preoccuparsi se scompare in un vino maturo, questo è il legame con l’invecchiamento del vino.
La persistenza e la freschezza degli aromi percepiti per via olfattiva, possono concorrere a una sensazione definibile tensione del vino. Nei vini bianchi la tensione si percepisce meglio e ha un’importanza maggiore rispetto ai vini rossi.
Nei vini bianchi francesi troviamo le tracce date e impresse dalla latitudine, dai vitigni, dall’altitudine, dall’età delle viti e dal savoir faire, peculiarità che si devono relazionare con la tensione.

Passiamo ora alla degustazione dei sei vini proposti:

Chablis Premier Cru - Vaillons 2010 - Domaine Jean-Paul et Benoit Droin
Al naso è minerale con note vegetali fredde e note fruttate aspre, grande presenza di zolfo. In bocca entra duro, con un finale amaro. Un vino bianco da scaraffare, prima di degustarlo. Una tensione costruita sull’acidità, con note fermentative nel finale.
Domaine storica, sita lungo la linea nord di maturazione della vite, con un suolo formato prevalentemente di argilla e frammenti di calcare. Interpretazione di uno Chablis classico.

Chablis Premier Cru - Beauregard 2010 - Domaine Pattes-Loup Thomas Pico
Frutta come melone giallo, caramello e burro, al naso. In bocca è fresco, quasi inaspettato dopo le note evolute sentite al naso. Vino più equilibrato del precedente. Una tensione costruita sulla salinità. Azienda in agricoltura biologica dal 2005 con vitigni di trenta anni. Si eseguono lunghe maturazioni prima della vendemmia, che viene eseguita tutta in manuale, vino non filtrato.

Cour-Cheverny - Les Acacias 2009 - Domaine du Moulin Hervé Villemade
Avvicinando il bicchiere al naso si evidenziano netti i sentori di mela e le note tostate, pere cotte con chiodi di garofano. In bocca entra morbido, ma finisce con l’amaro delle erbe, grande tensione.
Azienda proprietaria di diversi appezzamenti con esposizione a sud ovest. Terreni composti da sabbia e silicio, pianeggianti, come gran parte della Valle della Loira, 50 quintali per ettaro le rese, agricoltura biologica dal 1999.

Vin de pays des Cotes Catalanes - Vieilles Vignes 2007 - Domaine Gauby
Naso chiuso, sentori dolci di caramello e cera d’api, austero. In bocca entra netto il sale, molto persistente, fine e alcolico, equilibrato. Vigne di ottanta anni, passaggi in botte grande e vasca.
Questo è il vino più vecchio, tra quelli serviti questa sera, ma anche lui evidenzia la lunga potenzialità d’invecchiamento.

Vouvray - Philippe Foreau Sec 2010 - Clos Naudin
Nel bicchiere scorze di agrumi e note fermentative. In bocca è nervoso dal punto di vista della tensione. Astringente, sentori sotto traccia di spezie e dolcezze. Strascichi aromatici di fermentazione, crudo non acerbo, finale con smalti.
Il produttore ha circa 65 anni, coltiva le vigne di 37 anni, site su un basso piano a strapiombo sulla Loira, terreni calcarei con presenza di silicio. Botti usate da 300 litri, non si esegue la malolattica.

Alsace Riesling - Clos Windsbuhl 2010 - Domaine Zind-Humbrecht
Naso inequivocabilmente Riesling, sentori di nocciolo di pesca e idrocarburi. Impatto esplosivo trattenuto dalla giovinezza del vino. In bocca è acido e supportato dalla struttura, molto lunga la purezza. Vendemmia tardiva a metà ottobre, azienda in biodinamica dal 1997, sita a nord del Basso Reno, sei ettari in tutto con viti di 60 anni a 350 mt. slm. Terreni di calcare puro, 18 ore di pressatura e fermentazione spontanea per dodici mesi.

Concludiamo con alcune considerazioni sulla profondità della serata, che si è distinta dalle normali degustazioni, grazie al coinvolgimento del pubblico da parte del relatore e a tutte le nozioni dataci sul concetto di tensione nei vini bianchi francesi. Un termine che sicuramente ha incuriosito i partecipanti prima dell’inizio della serata, ma che ha sprigionato emozioni durante tutto l’evento.

Ciao
GB

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