La Borgogna delle meraviglie

Un paio di ore sulla Borgogna non fanno mai male. Queste sono le prime parole di Armando Castagno, giornalista sportivo dal 1986 che iniziò a occuparsi di vino nel 1994, Relatore ai corsi A.I.S. di Roma ed eccezionalmente a Milano per condurci in un viaggio, alla scoperta di vini inconsueti, di territori e di aneddoti, snocciolati in ventuno argomenti, seguendo l’ordine alfabetico:

A, autostrada, la RN74, costeggia gran parte della Borgogna vitata e, con la sua costruzione ha modificato alcune condizioni meteorologiche, facendo sparire, in alcune particelle, le nebbie che risalgono dal fiume Saona e invadono le vigne.
B, biodinamica, quasi tutte le grandi aziende della Borgogna, già da quindici anni, si sono avvicinate alle tecniche biologiche e molte sono passate o stanno passando al biodinamico. Les Sizies è la particella più famosa per queste tecniche.
C, combe, grande gola, quasi una frattura, un canyon, che aiuta ad allontanare le correnti e a mantenere il territorio preservato dalla grandine.
D, densità, in alcune aziende si arriva ad avere solo trenta centimetri di distanza tra una pianta e l’altra, si crea così competizione e le radici sono costrette ad andare in profondità, drenando così l’acqua anche in periodi di grande siccità.
E, estrazione, in Borgogna vi sono molti impianti di estrazione della roccia grigia (perrières), alcune vigne sono in prossimità di vecchie cave o ne sfruttano la conformazione geologica.
F, fonte, disponibilità immediata di acqua, già nel medioevo in Borgogna era possibile avere grandi quantità di acqua potabile, ne testimonia il nome di alcune vigne, chiamate “fango” (poutures).
G, giustizia, il paesaggio della Borgogna era caratterizzato da piante di olmo, sui quali rami flessibili, erano impiccate le persone.
H, escargots, la lumaca di Digione, piatto famoso della cucina borgognese, spesso servito in abbinamento a vini bianchi di medio livello.
I, igene, molte aziende vitivinicole conservano nelle loro cantine bottiglie di vecchie annate, su di esse si formano delle muffe grigie date dai lieviti indigeni.
L, longevità dei vini bianchi di Borgogna ma anche delle persone di Borgogna.
M, malattie, soprattutto l’acinellatura (millerandage), sono eseguite delle vendemmie mirate sui grappoli colpiti, per cercare di estrarre il massimo dalle bucce. La fillossera è ancora presente in Borgogna, per questo è vietato piantare le vigne a piede franco.
N, nomi delle vigne, originari dalla vegetazione, dal paesaggio, dall’inutilizzo dei fondi e dalla natura del suolo.
O, oxfordiano, nome del calcare ricchissimo di ferro, formatosi migliaia di anni fa, quando la Borgogna era sommersa.
P, prodigi, San Dionigi che cammina con la sua testa, dopo essere stato decapitato.
Q, quarantena, l’ospedale di Beaune, un ospizio dedicato ai poveri, fondato nel 1443 da Nicolas Rolin, cancelliere del duca di Borgogna Filippo il Buono, gioiello di architettura fiamminga che è rimasto attivo fino al 1971. Ancora oggi, durante la terza domenica di novembre si compie l’asta per la vendita del vino, che serve per sovvenzionare la struttura.
R, reputazione, esistono molti aneddoti sulle persone e sui paesini della Borgogna.
S, strati, diverse curvature degli strati rocciosi (anticlinale e sinclinale) tra Còte de Beaune e Còte de Nuits.
T, treno a vapore, inaugurato nel 1914, usato anche per trasportare il vino.
U, uve, Pinot Nero e Chardonnay sono i vitigni principe della Borgogna, ma anche l’Aligotè e il Pinot Bianco sono presenti. Comunque questa è la patria dei vini monovitigni.
V, venti, da nord freddo, da sud caldo, da est secco e da ovest umido, questa è la rosa dei venti della Borgogna. Il vento che spira la domenica delle Palme è il vento che dominerà per i mesi successivi, perciò influenzerà le vite e la vendemmia.
Z, zelo, la voglia dei vignaioli di avere prodotti sempre superiori, come Ponsot, che su ogni etichetta appone un bollino bianco, il quale diventa grigio se la bottiglia supera, anche per pochi minuti, i ventotto gradi centigradi o altri produttori, che inseriscono termometri di minima e massima, nelle casse di vino prima di spedirle, per controllare le condizioni di trasporto.


Dopo questo singolare e articolato alfabeto, correlato da bellissime fotografie, passiamo alla degustazione di sei vini, scelti personalmente da Armando Castagno e arrivati direttamente dalle cantine dei produttori:


Morey Saint Denis 1er Cru Clos de Monts Luisants 2009 Domaine Ponsot
100% Aligotè, maturazione dodici mesi senza fare malolattica, al naso è inconfondibilmente Borgogna, mineralità e sabbia, naso molto complesso. Sentori equilibrati dati dalle vecchie piante. In bocca è sapido con una lunghezza minerale, fiori gialli e limone.

Marsannay Rouge l’Ancestrale 2009 Domaine Sylvain Pataille
100% Pinot Nero, azienda dal 2008 in biologico, in conversione verso il biodinamico, 50% in legno nuovo per ventiquattro mesi, fa poca bottiglia, come tutti i vini di Borgogna. Prodotto per il 50% da uve diraspate di vigne vecchie (1934-1950).
Vino di grande eleganza con potere estrattivo, sentori di mirtillo e bacche rosse. In bocca entra delicato ma piacevolissimo. Tannino morbido e avvolgente.

Beaune 1er Cru Grèves Vigne de l’Enfant Jèsus 2009 Bouchard Père et Fils
Vigna che apparteneva alle Suore Carmelitane, durante la Rivoluzione Francese. 100% Pinot Nero, 50% in legno nuovo. Vino rarefatto e ferroso, note di sottobosco, fiori rossi delicati, mineralità sfacciata, stile vecchio Borgogna, grande naso, un Pinot Nero che si esprime come un Nebbiolo. In bocca un bel tannino morbido, minerale, vino fine.
 
Nuits St.Georges 1er Cru 2008 Domaine Prieurè Roch (Clos des Corvèes)
Azienda nata nel 1988 di uno dei proprietari di Romanèe Conti. 100% Pinot Nero, vino biologico, una parte in biodinamico non certificato. Uve non diraspate, pressate con i piedi e senza uso della solforosa. Il colore tende a scurire nel tempo, ma il naso rimane uguale. Note di cuoio e sciroppo, incenso ed erboristeria. In bocca è graffiante.

Latricieres Chambertin Grand Cru 1976 Domaine Louis Rèmy
Vino servito nel decanter, l’azienda usa la bottiglia trasparente, rigirata in cantina, vigne del 1929, regime viticolturale “lutte raisonnèe”. Il colore indica l’età di questo vino, Pinot Nero. Al naso sentori di menta e note salmastre. In bocca entra con una nota ferrosa, terziario non ossidato. 

Corton Charlemagne 1991 Domaine Bonneau du Martray
100% Chardonnay, prodotto da uve coltivate in diciasette particelle vinificate separatamente, piante di quarantotto anni di età media. Più di nove ettari di proprietà, una delle aziende più grandi della Borgogna, biologica certificata dal 2000, in conversione al biodinamico. Il vino fa circa dieci mesi in legno nuovo per il suo 33%, poi sei mesi in acciaio sulle fecce fini. Circa 38.000 bottiglie prodotte l’anno. Al naso evidente il sentore della crema pasticcera, vegetale, fiori di campo. In bocca qualche nota metallica e alcolica.


Il ponte è sorretto da tutte le pietre che formano il suo arco, piccole tessere di un mosaico che compongono la Borgogna, questo sono le aziende e i loro vini. Questa è la Borgogna, raccontata in maniera magistrale da Armando Castagno. La serata è finita con un applauso lunghissimo, segno che l’evento e la conduzione sono piaciuti molto. Visibilmente commosso Armando Castagno, ci ha salutato, per ritornare a Roma, la nostra speranza è di riaverlo a Milano.

Ciao
GB

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