Il Barbaresco di Barbaresco

Nel 1893 Domizio Cavazza acquista il Castello di Barbaresco con tutte le proprietà annesse, poi convoca tutti i produttori della zona, fondando la Cantina Sociale di Barbaresco, questa data segna la nascita del Barbaresco moderno. Cavazza, di origine modenese, si laurea a Milano ed esegue il praticantato nella Francia del sud, studiando le malattie della vite. A ventisei anni è chiamato ad Alba per fondare la scuola di viticoltura. Successivamente lascia la scuola e si trasferisce a Conegliano Veneto, continuando però a produrre vino a Barbaresco, in questi anni scrive due testi che hanno aperto le vie dell’enologia. Nel 1899 arrivano i primi frutti della Cantina Sociale e viene incaricato, il Deputato Teobaldo Calissano, a presentare un disegno di legge per la tutela dei vini di Barolo e Barbaresco.

Nel 1922 chiude la Cantina Sociale e l’autarchia fascista impone l’espianto delle vigne a favore delle coltivazioni di grano, tutto questo non scoraggia i produttori di vino della zona che nel 1926 ottengono la stesa della Regia divisione delle zone di produzione del Barbaresco.

Giovanni Gaja nasce a Barbaresco nel 1908, geometra, è il perno della vita sociale ed economica locale, con il suo lavoro riesce a individuare le migliori vigne da acquistare, utilizzando la dote della moglie Clotilde Rey, donna rigorosa e di grande intelligenza. I vini di Gaja venivano venduti sfusi a grandi clienti, lasciandoli molto prima in cantina.

Nel 1958 viene fondata la Cantina Produttori del Barbaresco, creata dal Parroco del paese, Don Marengo Fiorino, molto legato a questo vino. La Cantina inizia con una ventina di produttori, ora siamo a circa sessanta, che esclusivamente coltivano Nebbiolo e producono Barbaresco.

Nel 1961 Angelo Gaja entra in azienda al posto di suo padre Giovanni, nasce così l’ascesa del nome Gaja nel mondo, diventando il simbolo del Barbaresco.

Nel 1967 inizia la produzione e la commercializzazione del Barbaresco diviso in cru.
Il Comune di Barbaresco è sito a 274 mt. slm ed è abitato da 671 persone, paese molto più piccolo di Neive. 330 ettari vitati in totale di cui 233 di Nebbiolo.

Nel settore orientale si evidenziano le seguenti vigne: Vicenziana, Monte Stefano, Monte Fico, Cole e Ronchi. Nel settore a ovest invece: Secondine, Rabajà, Asili, Martinenga, Trifolera Tre Stelle, Roncaglie e Roncagliette. Queste ultime due di proprietà di Gaja.

Analizziamo ora alcune vigne:

Rabajà, vigna molto famosa di Barbaresco, composta da terreni tortoniani con marne, calcare e inserti di sabbia, esposizione a sud, sud ovest. Si estende dagli Asili a Trifolera, occupando la parte più alta della collina, vigneti maestosi che danno vini potenti, tannici, longevi ed eleganti.

Martinenga, vigna sita sotto a Rabajà e Asili, Gaiun e Camp Gros, sono le due particelle che si distinguono, tutto questo cru è di proprietà dei Marchesi di Gresy, un totale di 11 ettari.

Asili, esposizione da ovest a sud, l’Azienda Ceretto è presente in questo cru, le vigne migliori sovrastano Martinenga e sono di proprietà di Giacosa.

Muncagota, esposizione non delle migliori, netta la presenza del fiume Tanaro, negli ultimi venticinque anni si sono ottenuti degli ottimi vini.

Prima della degustazione di sei Barbareschi, interviene in sala il Marchese di Gresy, facendoci vedere delle foto e raccontandoci le sue vigne e la storia della sua azienda, nata su territori ricchi di querce, ora l’azienda possiede un totale di trentacinque ettari per una produzione di 200.000 bottiglie annue.

Passiamo ai vini:

Cortese – Rabajà Riserva 1996, Giuseppe Cortese ha fondato l’azienda nel 1971, ora possiede cinque ettari di Rabajà, otto in totale. 500.000 bottiglie in totale, questo vino rimane tre anni in bottiglia prima di uscire. Colore granato luminoso e piacevole, ottimo colore vivo, al naso ancora toni piacevoli terziari, spezie e frutta in confettura. In bocca è fresco e sapido con tannini evoluti, vino assolutamente tradizionale.

Gaja 2008, annata più giovane in commercio, quattordici circa sono le vigne che compongono il Barbaresco DOCG di Gaja. L’Azienda possiede novantadue ettari in Piemonte e produce 50.000 bottiglie di questo vino l’anno. Vino giovane ha un bel colore granato con riflessi rubino, il colore del Nebbiolo. Al naso è fruttato e vanigliato, giovane e apparentemente semplice, in bocca è speziato e balsamico, tannino esuberante e setoso.

Marchesi di Gresy – Gajum Martinenga 2004, prima annata di produzione 1978, macerazione a cappello emerso per 8-10 giorni e sommerso per 5-10 giorni. Colore granato evoluto, trasparente, al naso è fine con note balsamiche, mora e liquirizia. In bocca è piacevole ed elegante, vino austero, sabaudo.

Produttori Barbaresco – Riserva Moccagatta 2005, sono 110 gli ettari in totale dei soci conferitori, 500.000 bottiglie prodotte solo di Nebbiolo, 15.000 di questo cru, che passa trentasei mesi in botti di rovere. Colore granato intenso, al naso toni misti tra etereo, spezia, frutta e balsamico. In bocca è fresco e sapido con un buon tannino. Piacevole persistenza, molto scorrevole e armonico.

Rocca – Maria Adelaide 2007, azienda nata a fine degli anni cinquanta, dal 1978 vende il vino in bottiglia, tredici ettari di proprietà. Bruno Rocca rappresenta il giovane e l’innovatore, 65.000 bottiglie prodotte annue, 3000 di questo vino, rese trentotto ettolitri per ettaro. Colore con leggere note di evoluzione, al naso frutta in confettura con la vaniglia, in bocca i tannini sono presenti e giovani con note di frutta fresca.

Ceretto – Bricco Asili 2007, azienda del 1937, negli anni sessanta arrivano i due fratelli, Marcello e Bruno, che iniziano ad acquistare vigne. 920.000 bottiglie prodotte annue, 6000 bottiglie di questo cru, uso del rovere da 300 litri. Colore intenso e giovane, granato rubino, al naso l’uso del legno prevale sulla frutta, in bocca note balsamiche e di liquirizia, tannino ben gestito, a conferma della giovinezza del vino.

Questi sei vini proposti possono essere definiti il massimo dell’espressione delle Aziende del Comune di Barbaresco.
Si chiude così questo percorso nel mondo del Barbaresco, 12 vini degustati, ognuno con una sua storia e con un suo carattere, comunque si delinea un denominatore comune nel territorio e nelle tradizioni, molto radicate.
Ci salutiamo con la notizia che l’intero ricavato di questo percorso è stato devoluto per un aiuto alle persone alluvionate delle cinque terre.

Ciao
GB

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