La marginalità positiva del Bordeaux

Al di fuori dei grandi terroir del Bordeaux esistono zone produttive meno note ma, altrettanto quotate. La regione in totale produce tra i cinque e i sei milioni di ettolitri di vino l’anno, gli ettari vitati sono all’incirca 110.000 suddivisi in sessantacinque appellazioni.

Pauillac, Sauternes, Saint Emilion, Pomerol, sono alcuni dei nomi altisonanti della regione ma, andiamo a conoscerne altri.

La denominazione Medoc è ubicata su terreni di tipo alluvionale e sita sulla sponda sinistra del grande fiume. Con il nome Haut Medoc si identificano i vigneti più lontani dal greto e per questo in genere di qualità superiore. Listrac Medoc e Moulis sono invece le due denominazioni che non toccano la Garonna, composte da circa mille ettari e identificate come grandi logiche qualitative.

Sulla riva destra incontriamo cinque AOC satelliti: Lalande de Pomerol, Montagne Saint Emilion, Lussac Saint Emilion, Puisseguin Saint Emilion e Saint Georges Saint Emilion. Le prime tre hanno una rilevanza per la quantità di ettari vitati, riservati esclusivamente ai vitigni a bacca rossa.

Spostandoci a valle si incontrano Fronsac e Canon Fronsac, qui il terreno cambia, diventa più argilloso e calcareo. Si ottengono ottimi vini rossi, strutturati e profondi.

La parte più orientale di Saint Emilion si divide in due denominazioni interessanti dal punto di vista qualitativo: Francs Cotes de Bordeaux e Castillon Cotes de Bordeaux. Qui si producono vini rossi con prezzi molto concorrenziali.

La parte più a valle della Dordogna, sulla riva destra, in piena Nuova Aquitania è divisa in: Blaye, Bourg, Cotes de Bourg e Bourgeais, quest’ultima praticamente tutta vitata a merlot.

Passiamo ora alla degustazione di sei vini, espressivi e rappresentativi dei territori, sopra descritti:


Domaine de l’A 2014 – AOP Castillon Cotes de Bordeaux, merlot 70%, cabernet franc 25% e cabernet sauvignon 5%. Naso delicato e avvolgente, frutta rossa matura con pepe a impronta dolce. Sensazioni scure e dense. Chiodo di garofano in primo piano. In bocca il tannino è asciugante, persistente e avvolgente. Vino rude e giovane, da aspettare qualche anno, un finale amaro.

Planquette 2013 – Vin de France – Didier Michaud, cabernet sauvignon 48%, merlot 48% e petit verdot 4%. Pochissima frutta al naso, impronta animale e parte vegetale secca, ricordi di zolfo, vino balsamico e potente. Bacche scure e mirto in un naso chiuso. Legno secco e ricordi orientali. Al palato entra energico ed equilibrato, acidità importante e grande sapidità, tannino crudo e diretto.

Chateau Roc de Cambes 2011 – AOP Cotes de Bourg, merlot 75%, cabernet sauvignon 20% e malbec 5%. Caldo e alcolico, potente al naso con ricordi lattici e note vegetali. Carbone e sbuffi alcolici, more dolci e mature. In bocca è morbido e generoso, levigato e amaro, sentori molto ben definiti.

Chateau Le Puy Emilien 2013 – AOC Francs Cotes de Bordeaux, merlot 85%, cabernet sauvignon 14% e carmenere 1%. Colore leggero e chiaro, al naso fresco con sentori di fiori e vegetali, richiami di origano e note citrine. Fresco, equilibrato, originale e profumato. In bocca il tannino è delicato e affusolato, balsamico e floreale.

Chateau Poujeaux 1999 – AOP Moulis en Medoc, cabernet sauvignon 50%, merlot 40%, cabernet franc 5% e petit verdot 5%. Tabacco, erba secca, sensazioni resinose e di fungo. Vino soffuso e complesso, crostate di frutta al forno in sottofondo, raffinata dolcezza. In bocca è fresco e avvolgente con frutta in confettura.

Chateau Moulin Pey Labrie 2010 – AOC Canon Fronsac, naso poco espressivo al primo passaggio, poi arriva il mandarino, lo smalto e la ruggine. Note di caramella e liquirizia, profumi in genere soffusi e tenui. In bocca energia e profonda mineralità. Importante tensione muscolare, tannino vivo e persistente.

Un approfondimento sulle zone del Bordeaux, puntando il dito verso la conoscenza di quelle meno blasonate, una ricerca che ha portato alla luce grandi prodotti, espressioni di un territorio tutto da scoprire.

Ciao
GB

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