Quando il pinot nero va oltre oceano

Passione e curiosità ci portano a scoprire nuove regioni e a degustare vini che arrivano dalla parte opposta del nostro continente, questa volta ci siamo avventurati fino in Oregon per il vitigno principe, impiantato dai francesi, il pinot nero.

L’ Oregon è situato a nord ovest degli Stati Uniti, incastrato tra il freddo e il caldo desertico, si colloca come quinto stato in ordine di quantità di produzione vinicola di tutta la nazione.

Il clima è in genere regolare, con estati secche e precipitazioni piovose indirizzate verso la costa oceanica. Grande influenza marina e moltissime ore di sole in aggiunta a un terreno drenante, sono ottime componenti per la sanità delle uve.

La vite, sotto forma di pianta selvatica, era presente su queste terre prima ancora della scoperta dell’America, i nativi la coltivavano e la piantavano in vari territori.

Successivamente si ebbe l’invasione dei vitigni internazionali in arrivo dall’Europa, con le varie ondate di coloni.

Lo stato dell’Oregon è sicuramente una zona sismica, dove circa quindici milioni di anni fa c’era il mare, il terreno ora è vulcanico con presenza di regioni basaltiche e quarzifere, caratteristiche morfologiche, le quali fanno affermare che qui si può produrre dell’ottimo vino, ancora meglio della famosa California e dello stato di Washington.

La prima azienda che andiamo a conoscere è Cristom Vineyards, sita a Salem, nella Willamette Valley AVA:

Mt Jefferson Cuvée Pinot Noir 2012, nel calice si presenta con il tipico colore scarico del pinot nero, un bel rubino vivo, abbastanza consistente in rotazione. Al naso dona fiori rossi e piccola frutta matura, minerale con note di graffite, spezie e pepe. Il legno delle barrique non apporta le classiche sensazioni di vaniglia e le tostature. In bocca entra acido e sapido, una nota vinosa accompagna un tannino tenue, il finale è erbaceo.

Jessie Vineyard Pinot Noir 2013, naso chiuso che non fa percepire subito i sentori olfattivi. Si nota una certa fumosità, e la presenza del legno. Un naso che molto ricorda il pinot nero d’oltralpe. In bocca grande sapidità.

Louise Vineyard Pinot Noir 2012, pinot nero di grande struttura, il colore si presenta carico. Al naso frutta piccola rossa e note balsamiche, spezie e pepe. In bocca entra acido e sapido, persistente e minerale. Un vino di personalità, non ruffiano, supportato da un fine tannino.

La seconda azienda invece è Bergström Wines, sempre nella Willamette Valley AVA:

Shea Vineyard Pinot Noir 2014, limpido con un colore che vira ancora verso il violaceo. Al naso netta la ciliegia e alcune note floreali. In bocca una discreta sapidità e morbidezza. Un tannino fine e avvolgente. Vino pulito con un legno presente ma non invasivo.

Silice Vineyard Pinot Noir 2013, vino ottenuto da viti impiantate su terreni ricchi di silicio, colore carico per essere un pinot nero. Naso che ricorda il rabarbaro, oltre a una serie di fiori, un legno perfettamente gestito. In bocca in tannino si sente dall’inizio, bella pulizia di bocca.

Bergström Vineyard Pinot Noir 2013, colore rubino scuro, limpido e abbastanza consistente. Al naso come primo impatto arriva una frutta matura rossa, poi il balsamico e le erbe essiccate. In bocca un bel ingresso, sapido e minerale. Il tannino è setoso e persistente, una buona salivazione.


“Anima francese e suolo dell’Oregon” questa frase potrebbe racchiudere l’essenza del pinot nero prodotto in terra americana.

Ciao
GB

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