Azienda Balgera

Una delle aziende storiche della Valtellina, produce vini che non hanno seguito le mode, ma hanno tenuto la loro identità, questo è Balgera. Il proprietario Paolo, quarta generazione e Alberto Zaccone, docente di Analisi Sensoriale all'Istituto di Enologia e Ingegneria Alimentare dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, ci hanno voluto presentare sei vini, ma soprattutto raccontare la vita e la passione di questa famiglia verso il vino, le montagne, i terrazzamenti e i muretti a secco.
Il trisavolo di Paolo Balgera, iniziò l’attività di famiglia nel 1885, commerciando i vini verso la Svizzera, mercato florido fino agli anni settanta. La vendemmia in questi territori si esegue a macchia di leopardo, con una lotta continua contro le prime piogge. Lo Sforzato esce solo nelle annate considerate buone, non verrà prodotto con la vendemmia 2012. Le uve atte a questo vino vengono raccolte circa dieci giorni prima del normale, poi i grappoli vengono posti nei fruttai, per almeno cento giorni, molta è la diminuzione della resa, a causa della perdita dell’acqua, si creano però delle sostanze non presenti nell’uva fresca e si generano dei profumi. Il 10 dicembre è la data minima, imposta dal disciplinare, per iniziare a pigiare l’uva, l’azienda Balgera arriva anche e gennaio per eseguire tale attività. L’utilizzo dei fruttai naturali, senza l’aiuto e il supporto di nessun macchinario, danno al vino una particolarità inconfondibile, soprattutto al naso. I lieviti indigeni fermentano lentamente per tutto l’inverno, in condizioni non ottimali, vista la temperatura e creano un’alta percentuale di glicerina, che si ritrova nel bicchiere. Vino improntato su una lunga durata, passaggi in legni grandi e lunga permanenza in bottiglia, prima della commercializzazione, scelta che di questi tempi non ripaga lo sforzo aziendale, ma la famiglia Balgera, vuole portare avanti questa filosofia, da pochi anni è presente in azienda anche il figlio Luca. La vecchia cantina del 1500 sta per essere affiancata da una nuova realizzazione, si esegue un uso oculato del legno, si lavorano dieci annate in contemporaneità, si producono vini che vanno capiti, vini in cui si sente l’uva e il vitigno. Il nebbiolo ha una storia importante in questi territori, nato quasi sicuramente sulle colline del vercellese, è arrivato in Valtellina tra il nono e il decimo secolo, ancora prima che arrivasse nelle Langhe, portato dai monaci per produrre il vino della messa. In Valtellina il nebbiolo si chiama chiavennasca, termine che in dialetto significa uva vinosa. La particolarità di questa uva è il colore, che evolve molto velocemente, ma poi rimane costante nel tempo.
 
Sforzato 2011
Prodotto non ancora passato in legno, è ancora in vasca per tirare giù i tartrati, espressioni floreali e frutta passita, vino affascinante, determinante sarà l’affinamento in legno e in bottiglia.
 
Sforzato 2007
Etichettato “Nuove Tendenze” il primo vino ideato e imbottigliato da Luca Balgera, il più moderno dei vini dell’azienda, passa due anni in botte grande non nuova. Complessità lieve, sentori di chiodo di garofano e vaniglia. Vino che può arrivare ai trenta anni, non ha subito chiarificazioni, equilibrato, supportato dall’alcol e dall’acidità. Espressione dei vini di montagna affiancati da sensazioni di frutta passita.
 
Sforzato 1995
Vino affinato in barrique di primo, secondo e terzo passaggio, imbottigliato nel 2004, lungo periodo in vasca. Al naso il legno non è invasivo, vino armonico in buono stato di conservazione.
 
Sforzato 1995
Sempre anno 1995, ma senza uso della botte piccola, solo botti grandi di rovere e castagno, tradizionali in valle, circa sei, otto mesi in vasca. Sforzato tradizionale con sentori di affumicato e spezie amare. Annata importante, inverno perfetto con nevicate nei giusti periodi, perfetto appassimento dell’uva. All’inizio un po’ di ridotto al naso, sentori di peperone verde si evidenziano dopo alcuni minuti.
 
Sforzato 1991
Altro prodotto tradizionale, con sentori di affumicato che caratterizzano il vino, prodotto complesso, espressione d un vino nervoso di montagna. Vino facile da memorizzare.
 
Valgella e Rosso di Valtellina, sono le zone predilette dall’azienda Balgera per la raccolta delle uve destinate allo Sforzato. La Sassella da invece uve con bucce troppo deboli, mentre l’Inferno non tutti gli anni da uve idonee all’appassimento.
La Valgella è sicuramente una delle zone più agevoli per la viticoltura e anche la più bella da visitare, anche grazie alla possibilità di fare lunghe passeggiate tra i vigneti e i caratteristici terrazzamenti. Il terreno arriva a poco più di un metro di profondità, prima di incontrare la roccia. Viticoltura eroica, con alti costi di produzione, servono molte ore di lavoro per ettaro, oltre alla manutenzione dei muretti a secco.
 
Tutti i vini proposti questa sera non sono stati scaraffati, ma tenuti in bottiglie, stappate tre ore prima del servizio, in questa maniera il vino si è aperto nel bicchiere, facendoci gustare la variazione degli aromi nel tempo. In generale sono vini con tannini non aggressivi, da abbinare a piatti di selvaggina o formaggi stagionati.
 
Dopo la verticale di sei Sforzati passiamo ad un vino particolare, soprattutto per la zona di produzione.
 
Luca 1° IGT Passito 2006
L’idea di produrre questo vino è venuta a Pantelleria, durante una vacanza della famiglia Balgera, al rientro in Valtellina è iniziata questa avventura. Pigiatura delle uve ad aprile, dopo una diraspatura eseguita tutta a mano, passa un anno prima della microfiltrazione e dell’imbottigliamento. Arriviamo a 95 gr/l di residuo zuccherino, acidità e tannini equilibrano il vino, persistenza aromatica intensa e lunga. Prodotto da abbinare a dessert e cioccolato.


Un grande lavoro, una grande passione, questo è Balgera, un’azienda a conduzione familiare, molto impegno e responsabilità.

Ciao
GB 

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