Fino all’ultimo calice, come se fosse un duello


Una rivincita o uno spareggio. Comunque una gara senza esclusione di colpi: due squadre, capitanate da altrettanti campioni, si affrontano all’ultimo calice, come in un vero duello.

Venti concorrenti guidati da Nicola Bonera sono schierati contro Luisito Perazzo e i suoi compagni per una sfida, riproposta anche quest’anno, sulla terrazza all’ottavo piano del Westin Palace Hotel.

Vitigno, tipologia e annata sono i minimi coefficienti per guadagnare punti, dopo ogni degustazione di vini serviti alla cieca. Pronti… Via! E che la sfida abbia inizio.
Il primo vino presenta vive catenelle nel calice, il colore tende a un lieve verdolino e si percepiscono sentori di frutta tropicale. In bocca è sapido, con ricordi di liquirizia. Anche il secondo vino ha un vivace perlage ma il colore è dorato intenso, e al palato è fresco e sapido.

Luisito Perazzo, in qualità di capitano, annuncia quanto scaturito dal consulto con i suoi compagni. Per il primo vino si sono orientati su un Trento DOC tutto composto da chardonnay. Per il secondo calice il verdetto è uno champagne ottenuto con vitigni a bacca rossa, in prevalenza pinot nero.

Nicola Bonera con tutta la sua squadra identifica il primo vino come un prodotto del centro Italia a base di verdicchio. Per il secondo si pensa subito a un pinot nero ma poi si punta su un nerello mascalese dell’Etna.

Una volta scoperte, le bottiglie parlano chiaro, abbiamo un clamoroso 2 a 0 per la squadra di Luisito Perazzo: Trento DOC Moser 51,151 Brut e Champagne Raineteau Grimet Premier Cru Brut.

Una partenza sprint per la squadra di Perazzo, che rimane concentrata sulla degustazione. Si prosegue con gli altri due vini. Il terzo calice ha sentori di zolfo e un colore giallo paglierino scarico, mentre in bocca prevalgono ricordi di frutta esotica, infine la chiusura è decisamente sapida. Il quarto invece è di un giallo carico, con note di pera e mela cotta, al palato è asciutto e denota una lieve ossidazione.

In un primo momento, la squadra di Luisito Perazzo ritiene che il terzo vino, giovane e con un alcol irruente, sia un’albana di Romagna, ipotesi che poi abbandona per un pinot grigio del Friuli. Il quarto calice, difficile da collocare geograficamente, potrebbe essere un Collio friulano che ha eseguito una leggera macerazione sulle bucce.

Nicola Bonera e la sua squadra hanno le idee chiare e collocano il terzo vino nel nord est dell’Italia verso la valle d’Isarco, ipotizzando un veltliner. Il quarto dona sensazioni gusto olfattive che portano verso un vino maturo della zona del Garda.

Il terzo test è stata una sorpresa per tutti, Blange Langhe Arneis Ceretto, mentre il quarto è un Terre Sabelli Pecorino Terre di Chieti Casal Bordino. In questa seconda manche non ci sono né vinti né vincitori.

Una stuzzicante preparazione dello chef Tombolato spezza la tensione della gara e, tra un boccone e l’altro, si anima tra i concorrenti la discussione sulle valutazioni dei vini finora assaggiati.

Il duello riprende con il quinto e sesto calice, le squadre si ricompongono, il primo dei due vini ha un colore giallo paglierino carico, un naso vivo e minerale, con ricordi lattici anche se il palato non viene invaso da particolari sensazioni gustative. Si ipotizza un timorasso o un bianco di Borgogna. Il secondo calice ha un colore che vira sul verdolino, all’olfatto ricorda un riesling o un sauvignon blanc.

Iniziamo con le valutazioni della squadra di Luisito Perazzo, la prima sensazione porta a un riesling di Germania o alsaziano. Successivamente le note minerali si perdono a favore degli agrumi, si pensa a un albariño del Portogallo, annata 2013. Nicola Bonera replica con la forte convinzione che sia un timorasso dei colli tortonesi, annata 2014. Per il sesto vino, sempre Nicola, indica un Collio bianco in assemblaggio del 2016. La squadra di Luisito punta verso un prodotto bordolese.

Le due bottiglie sono un Orvieto Classico Superiore Luigi e Giovanna 2013 di Barberani e un Blanc di Blanchis Ronco Blanchis Collio Bianco. Con questa manche la squadra di Nicola recupera il divario.


È il momento dei rossi con i campioni sette e otto: il primo ha un frutto dolce, ricordi vegetali e un colore che denota una discreta evoluzione. L’idea di un taglio bordolese potrebbe non essere del tutto sbagliata. In bocca il tannino è potente e ruvido. Il successivo ha note al naso di ciliegia, in bocca sentori di pepe e un tannino polveroso.

Partiamo con la squadra di Luisito in merito all’identificazione del settimo vino: il tannino e l’acidità giocano su diversi livelli, il pensiero va verso un sangiovese, per l’esattezza Brunello di Montalcino 2012. Nicola invece, grazie alle note balsamiche e officinali, propone un grande vino valdostano. Per l’ottavo calice, sempre Nicola e la sua squadra puntano sullo schioppettino o su un nebbiolo dell’alto Piemonte ma alla fine optano per un sangiovese in purezza del 2011. L’ottavo vino per Luisito è un pinot nero dell’Oltrepò Pavese.

Le due bottiglie sono Aglianico del Vulture Donato d’Angelo 2010 e Valle d’Aosta Torrette Superiore Anselmet 2011.

La tensione si taglia oramai con il coltello, in una terrazza avvolta dalla calda notte milanese. Siamo arrivati agli ultimi due vini. Il nono prodotto proposto ha un colore vivo e luminoso, al naso risaltano sentori verdi e di piccola frutta rossa, in bocca si percepisce un leggero residuo zuccherino. L’ultimo ha un colore scuro e cupo, al naso ricordi di salamoia e fiori rossi appassiti. Al palato il tannino è potente e allappante.

Luisito spiega che le note animali e balsamiche del nono vino hanno indirizzato la squadra verso un sangiovese. Al palato il tannino ricco e intenso porta in centro Italia, a un Montepulciano d’Abruzzo 2015. Nicola racconta che sono giunti alla stessa conclusione però con un millesimo più maturo.

L’ultimo vino, sempre per Nicola, è un Sagrantino di Montefalco 2015. La squadra di Luisito invece va verso il montepulciano.

La parola passa alle bottiglie: Montepulciano d’Abruzzo Riserva Castel Verdino 2012 e Sagrantino di Montefalco Exubera Terre della Custodia 2004. Il duello si conclude con un pareggio, ma tutti hanno ottenuto una piccola grande vittoria: una lezione di umiltà da parte di due grandi campioni. Le sorprese però non mancano: per decretare un vincitore, i sommelier tornano in servizio con un inaspettato undicesimo vino.

Colore carico e impenetrabile, naso di piccola frutta rossa e ricordi zuccherini. In bocca un bel tannino. Luisito sostiene che è un vino maturo, potrebbe essere un primitivo di Manduria, una grenache o un cannonau. La decisione finale si fissa sul vino pugliese di quattro o cinque anni. La squadra di Nicola arriva alla stessa conclusione e anche con questo ulteriore vino siamo in pareggio. La bottiglia presentata è Fellone Puglia IGT Primitivo 2013 dell’azienda Felline.

La sfida continua, si procede con il dodicesimo vino, colore giallo dorato carico, naso speziato e dolce. Sicuramente un passaggio in legno piccolo che incide, sentori di burro e vaniglia.

Per Luisito potrebbe essere uno chardonnay dell’Alto Adige o piemontese, Nicola non si scosta molto da questa idea, mettendo in evidenza la frutta esotica e il legno. Il vino è Livon Friuli Braide Alte 2013 e anche questa manche si chiude con la parità.

Il duello del vino 2018 si conclude a notte fonda con un pareggio, uno scontro epico che ci auguriamo di poter replicare l’anno prossimo, in un appuntamento che è oramai una pietra miliare delle degustazioni organizzate da AIS Milano.

Ciao
GB

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