Il Barolo e le sue zone - Secondo Incontro

Mauro Carosso e Roberto Marro sono anche oggi, per il secondo incontro sul Barolo presenti, iniziano raccomandandoci di non lasciare il vino servito nei bicchieri, i vini di oggi sono nettamente più costosi e difficili da reperire sul mercato, rispetto a quelli di sabato scorso. La lezione inizia con la lettura di un passo tratto da un libro di M.Soldati “un vino senza amici è poco più di niente”.

Storia dal 1870 al 2011

L’unità d’Italia è fatta e Vittorio Emanuele II Re d’Italia, si appassiona al vino e investe nella tenuta di Fontanafredda, facendo costruire anche la villa per la Bella Rosin, la tenuta successivamente passa alla Contessa di Mirafiori. Nel 1844 muore Giulia di Barolo e non avendo eredi, lascia tutti i beni dei Falletti all’Opera Pia Barolo. Tra l’800 e il 900 nascono le aziende ora ancora blasonate come: Barale, Borgogno, Rinaldi ecc…ecc… Nel 1842 nasce in Commendator Burlotto, grande protagonista della storia del Barolo, nel 1910 acquista il Castello di Verduno, appartenuto a Carlo Alberto, la sua missione è stata quella di portare il Barolo nel mondo. Nel Novecento la Fillossera e le guerre svuotano le campagne, il Barolo non muore, nel 1903 l’Ufficio Agrario di Cuneo pubblica una prima delimitazione delle zone di origine dei vini albesi, nel 1909 il Comizio Agrario definisce i confini di produzione. Un altro protagonista fu Giacomo Conterno, il creatore del Monfortino, nasce in Argentina e nel 1908 torna nelle Langhe aprendo un’osteria e dopo la prima guerra decide di produrre vino. Inizia con lui il commercio del vino Barolo oltre oceano, grazie ad uno zio rimasto in Argentina. Nasce l’Extra Barolo, prodotto solo in alcune annate con un lungo periodo di giacenza in cantina. Dopo la prima guerra mondiale si ha una ristrutturazione degli impianti vitivinicoli nelle Langhe, si impiantano Barbera e Dolcetto, per avere maggiori produzioni e vini che si possano vendere subito, facendo così cassa. Nel giugno del 1927 viene pubblicato il Decreto sui Vini Tipici sulla Gazzetta Ufficiale. Ferdinando Vignolo Lutati, crea la Distribuzione dei Territori Geologici, nella zona di produzione del Barolo. Tra le due guerre in Piazza Savona ad Alba si inizia a vendere le uve in una sorta di mercato, nel secondo dopo guerra abbiamo l’annata 1947, mitica per l’eccellenza del Barolo. Vendere questo vino in quegli anni è difficile, si vende bene il Dolcetto, si corre il rischio di perdere la tradizione, la gente lascia le Langhe e l’Astigiano per andare a lavorare a Torino, alla Fiat, all’Enel e presso molte altre aziende. Renato Ratti nel 1955 lavora in Brasile per la Cinzano, nel 1965 acquista a La Morra una tenuta e inizia a produrre Barolo, usando l’acciaio e facendo fermentazioni brevi, nasce così il Barolo Moderno, ora l’azienda è portata avanti dal figlio Pietro. Renato Ratti scrive molto in quegli anni, su riviste e giornali del settore, redige la Carta del Barolo, facendo nascere i Cru e i Gran Cru del Barolo, compila anche la Classifica delle Annate dal 1868 al 1985. Nel 1986 esce lo scandalo del Metanolo, a Marzo muoiono dieci persone e molte rimangono cieche, un colpo pazzesco per il vino delle Langhe. Giacomo Bologna è uno dei primi produttori a reagire, crea la Barbera Moderna, facendo nascere una nuova corrente di giovani imprenditori, figli di produttori e venditori d’uva: Clerico, Conterno, Fantino, Sandrone ecc…ecc… i quali decidono di fare un vino meno austero, pronto per essere bevuto anche all’estero, si seguono così forti diradamenti in vigna, molta attenzione nel vigneto, mentre in cantina si eseguono riduzioni del tempo di macerazione e si inizia l’uso della Barrique francese. Tra i tradizionalisti e gli innovatori nasce una polemica, questa fa si che del Barolo si riprenda a parlare. Negli anni 90 il Barolo si afferma, gli estremi si abbandonano e nasce un Barolo mai stato così buono.

Prende ora il microfono Dante Scaglione, ex enologo di Giacosa, la sua attività lavorativa inizia nel 1991, negli anni ha dovuto adattarsi alle evoluzioni, rimane comunque amante delle botti grandi.


Castiglione Falletto zona di grandi vigne, le menzioni geografiche aggiuntive da segnalare sono: Fiasco, zona che confina con La Morra e in certi aspetti gli assomiglia e Monprivato, con tutto il territorio di proprietà dell’azienda Mascarello.

Scavino Bric del Fiasc 1999 azienda del 1922, dal 1978 imbottigliano il primo Cru, Bric del Fiasc, in totale hanno 20 ettari di proprietà. Per questo vino si esegue la malolattica in Barrique, sono 50 q la resa per ettaro, annata importante, colore granato intenso, etereo e fruttato, sentori di viola e susine, l’affinamento nel legno si sente, caldo, persistente, note alcoliche con tannino piacevole.

Mascarello Monprivato 2001 azienda nata nel 1881, nel 1904 comprano la prima cascina a Monprivato, in cantina hanno la botte più grande della zona, con doghe di spessore di dieci centimetri. Ora l’azienda è gestita da Mauro Masciarello. Al naso maggiori sentori floreali del precedente vino, colore più scarico, lunga persistenza, grande bevibilità, un vino che ha mercato in Inghilterra e in Svizzera.

Monforte menzioni geografiche aggiunte: Ginestra, Le Coste, Bussia-Cicala dove troviamo Nebbioli equilibrati, Mosconi al confine con Roddino e Cascina Francia.

Clerico Percristina 2000 Domenico Clerico nel 1977 lascia il lavoro di agente di commercio nel settore degli oli e si dedica alla produzione del Barolo, uno dei produttori più conosciuti nel mondo, 21 ettari di proprietà, Ginestra la vigna più importante, il nome di questo vino è dedicato alla figlia, scomparsa prematuramente. Percristina rimane un anno in più in legno, in Barrique di Rovere francese, nuove per il 90%, vigneto Mosconi, vino di colore limpido, note balsamiche e mentolate, tannino presente, note di erbe aromatiche, vino di grande evoluzione, balsamico.

Aldo Conterno Cicala 2001 figlio di Giacomo, creatore del Monfortino, ha 25 ettari, produce 90.000 bottiglie, 8.000 di Cicala, quindici giorni di fermentazioni, grandi botti di Rovere di Slavonia, eleganza e sostanza, equilibrato, sentori di viola e in bocca un tannino elegante e non prevalente, vino potente ma distribuito, note di fragoline di bosco.

Serralunga comune lungo, tutto su un costone, il territorio era di proprietà della Marchesa di Barolo, menzioni geografiche aggiunte: Cerreta, Francia dove dal 1971 si produce il Monfortino, Badarina.

Germano Cerreta 1998 ora l’azienda è gestita dal figlio Sergio, dal 1993 tutta la produzione viene imbottigliata, 13 ettari di proprietà, 4.000 bottiglie di Cerreta prodotte, note speziate, chiodi di garofano, semplice, ottima evoluzione nel tempo.

Conterno Monfortino Riserva 1997 Roberto ha in mano ora l’azienda, utilizzo dell’acciaio del 1987, 17 ettari di proprietà, 7.000 bottiglie di Monfortino, 7 o 8 anni in botte grande, lento affinamento in bottiglia, colore granato, annata calda, note fruttate, balsamiche e di confettura, in bocca grande morbidezza, avvolgenza, vino di lungo percorso.

Come ultima sorpresa di queste due giornate, dedicate al Barolo, arriva il Castelmagno accompagnato da mosto d’uva, un idea di Mauro Carosso.

Intervengono per i saluti e per i ringraziamenti Antonello Maietta, Presidente Nazionale AIS e Fiorenzo Detti Presidente AIS Lombardia, viene staccato un assegno di 5.000 € per la causa dei Missionari ad Haiti.

Ciao
GB

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